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Contro Fakebook, per il next journalism

libro-kovachVale la pena di ricordare oggi il libro di Bill Kovach e Tom Rosenstiel: Blur. How to know what’s true in the age of information overload. È un manuale dedicato ad aumentare la consapevolezza dei giornalisti e del pubblico intorno alle abilità metodologiche che devono essere coltivate da chi cerchi di conoscere come stanno le cose intorno ai fatti di attualità (e non solo). Si tratta di insegnamenti che servono a riconoscere che tipo di informazione si incontra sui media, se è completa, se ha tenuto conto correttamente delle fonti, se è basata su fonti attendibili, se inferisce teorie dai dati o se prova ipotesi sulla base dei fatti. È un libro che aumenta la conoscenza diffusa sulla qualità dell’informazione indirizzando l’attenzione sul metodo con il quale è raccolta e proposta.

È un buon giorno oggi per citare queste questioni perché andiamo al Museo Civico di Storia Naturale, alle 18:30, per discutere Misinformation, il libro di Walter Quattrociocchi e Antonella Vicini, al quale abbiamo accennato qui più di una volta:

La disinformazione online e quello che possiamo fare. Quattrociocchi, Pariser, Menczer, Fournier, Quelch, Rietveld
Post-truth democracy, politically correctness and other lies
Disinformazione, strutturale ma non fatale
L’asimmetria della trasparenza. La realtà autoritaria dell’ingiustizia informativa
Le gabbie dorate dei media digitali e il giornalismo: una storia del futuro

In effetti i fatti e le discussioni intorno a queste questioni stanno facendo maturare una nuova coscienza:

Ci si domanda se la gente resti su Facebook solo perché teme di perdere contatto con il suo entourage, ma se potesse lascerebbe: sondaggio Kaspersky.

Ci si domanda se Zuckerberg riuscirà a migliorare gli algoritmi del suo Facebook per realizzare quello che promette, individuare la disinformazione e agire di conseguenza: post di Zuck.

Si valutano le conseguenze della diffusione di notizie false (Ids) e si fanno ricerche sull’evoluzione della post-truth democracy (Economist).

Si cerca di seguire lo sviluppo dell’iniziativa favorevole al factchecking inaugurata da Google: post di Richard Gingras.

E comunque si tiene conto dei dubbi sull’efficacia del factchecking (NyTimes).

Si cerca di definire la qualità dell’informazione in relazione alla qualità del metodo con il quale viene raccolta e diffusa: post di Frederic Filloux.

In sintesi peraltro si può ricordare che:

1. L’informazione di qualità è fatta cercando di capire che cosa la documenta, come si legge il documento, come si riporta accuratamente e legalmente ciò che dicono i documenti, tirandone fuori conclusioni in base a un criterio di completezza e indipendenza. La disinformazione invece è fatta pensando a chi la dice, a dove la si dice e a che cosa cerca chi la legge.
2. Nel mondo dell’informazione una bugia è una falsa rappresentazione della realtà. Nella disinformazione la bugia è irrilevante a confronto con l’ipocrisia o il potere di controllo dell’informazione degli avversari.
3. Nel mondo dell’informazione si pensa alla democrazia dei cittadini informati nel quadro di una società aperta e dotata di un funzionante ascensore sociale. Nel mondo della disinformazione la società è polarizzata in una rete di situazioni che non si sviluppano insieme e nella quale è difficile passare da una situazione all’altra. Imho.

Nella complessità attuale, la mediasfera sembra favorire una concezione della realtà come un insieme di multiversi paralleli composti da credenze inconciliabili: eppure possiamo assumere che la realtà sia la stessa per tutti. E per tornare a questo elementare fatto abbiamo bisogno anche, se non di giornalisti, almeno di giornalismo.

Per finire segnalo un’opportunità per chi lavora nel giornalismo e vuole migliorarsi:

STIGLER CENTER LAUNCHES JOURNALISTS IN RESIDENCE PROGRAM

The Stigler Center at the University of Chicago is launching a Journalists in Residence program for Spring 2017 and is now accepting applications. This program provides a fellowship for up-and-coming journalists from around the world to spend 10 weeks at our Hyde Park campus, during which they will audit classes, participate in events, collaborate with peers, and socialize with the university’s greatest scholars.

Working journalists who have multiple years of media experience and are proficient in English are encouraged to apply.

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  • Non e’ semplice. L’essenziale potrebbe essere passare da un modo di pensare e agire per espedienti, suscitando comunque forze contrarie ma non passive, a un sistema basato su procedure per arrivare a un meccanismo decisionale, dunque anche scelta e eliminazioni successive. Non saprei, sono diverse scuole di pensiero. Come mettere daccordo Sun Tzu con Clausewitz ? E’ comunque argomento attuale e interssante

  • C’è poco da aggiungere, semmai da togliere.
    Il giornalismo è raro. Si potrebbe fare la differenza con strumenti usati da persone con educazione e sensibilità come periscope, ma gli italiani ad esempio sono lentissimi in tech literacy.
    Per quanto riguarda la complessità si tratta di un periodo di esperienza che nessuno affronta. Tutti si fanno i cavoli propri, nessuno ha studiato economia, o legge di geopolitica, ama la storia, studia strategia e tattica, ha viaggiato, è aperto alle differenze e osserva e ascolta. E potrei aggiungere molte altre cose che bisogna fare per capire la complessità o almeno provare a farlo con successo. No oggi tutti pensano di capire qualcosa, ma si legge spessissimo nei commenti e anche quando si parla con le persone che loro sono folli, hanno idee polarizzate e fisse, non si fanno domande, non mettono in dubbio ciò che sanno. Io lo faccio sempre.

    Non cè apertura mentale, critical thinking (si impara a scuola dai primi libri)… si impara con i videogames, con lo sport, con la lettura, si impara osservando la natura e facendo cose insieme alla natura (chi di voi lo fa?… )

    Un Uomo staccato dalla Natura è incaace di di comprendere tutto ciò che essa riguarda.
    Chi non conosce psicologia, chi non conosce diversità opportunità rischi, chi non conosce poesia, chi non osserva gli astri ha mente molto piccola e non capirà mai .. non intraprenderà mai una delle infinite strade (perché le chances ci sono!) per capire per apprendere le soluzioni, per capire i problemi.

    Ci sono infiniti modi e piu strade si percorre piu è facile apprendere dalla complessità e non essere persi.

    E’ certo che siamo oggi bombardati da un mare di story telling. Il reporting vero è raro.
    E’ diventato inutile leggere da fonti o notizie che sono anche scritte con bots e corrette da umani (semmai) … tanti non si accorgono ma di queste notizie è pieno internet e anche i giornali.

    Ci sono frasi che non filano, ma voi leggete tra le righe? Sapete farloi… questo è fondamentale.

    Matrix è qui. E chi non se n’è accorto è solo una batteria e lo dico senza nessuna vena poetica davvero… svegliatevi tutti.

Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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