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La privacy transatlantica e il nuovo ordine mondiale dei diritti

Ho seguito lo sviluppo di questa notizia nella scorsa settimana: President Biden Signs Executive Order to Implement the European Union-U.S. Data Privacy Framework (fonte: White House).

La faticosa regolamentazione del traffico di dati tra le due sponde dell’Atlantico: dopo la cancellazione del “Safe harbor” e del “Privacy shield”, gli americani sembrano concedere un po’ di attenzione ai diritti degli europei. Ma la strada è ancora lunga. E i britannici post-brexit prendono la scorciatoia.


Il governo britannico agisce in modo ormai molto simile a una serie televisiva del genere “commedia”. Un tempo dall’Italia si guardava all’Inghilterra come a un modello dal quale imparare. Oggi sembra che si stia realizzando la relazione opposta.

L’ultimo episodio della serie comica avviata qualche tempo fa a Downing Street – dove risiede il capo del governo britannico – ha come protagonista Michelle Donelan, British Digital Secretary. Ha definito “folle” il GDPR, il regolamento che protegge i cittadini dagli abusi sui loro dati personali che vengono registrati ed elaborati da gigantesche aziende e servizi segreti, e non solo. Guardando con estrema superficialità al GDPR, Donelan ha definito “folle” il regolamento europeo ereditato dal Regno più o meno Unito, per giustificare l’accordo che sta realizzando in fretta e furia con gli Stati Uniti che consentirà ai dati inglesi e americani di circolare liberamente tra le due sponde più vicine dell’Atlantico. In pratica, Donelan affida alla buona fede degli americani il trattamento dei dati dei britannici. Così sarà tutto più semplice.

Eppure la Corte europea ha denunciato per due volte il modo con il quale gli americani trattano i diritti degli europei sul tema della protezione dei dati personali. Per Donelan fa probabilmente parte anche questo della “follia” degli europei del continente che perdono tempo con queste sciocchezze.

Nel frattempo una complessa trattativa è in corso per favorire la circolazione dei dati tra l’Europa e gli Stati Uniti. E l’ultima tappa è una promessa del presidente americano Joe Biden agli europei: i vostri cittadini potranno protestare per gli abusi che eventualmente subiranno in America e forse faremo un nuovo organismo per valutare le proteste e decidere se meritano di essere prese in considerazione.

Per gli americani è una novità importantissima. Che va nella direzione richiesta dagli europei. La Commissione si metterà al lavoro per valutare questa proposta americana. In due occasioni precedenti – gli accordi “Safe harbor” e “Privacy shield” – le pratiche americane non hanno garantito i diritti europei. E gli accordi sono saltati. Questa volta si dovrebbe proprio tentare di far meglio, per salvaguardare i mille miliardi di commerci atlantici che passano sul digitale e soprattutto per segnalare che l’Occidente ci tiene ai diritti umani non solo degli americani. Ma Max Schrems, l’avvocato che ha per primo fatto notare che gli americani non rispettano i diritti europei ed è riuscito a far saltare gli accordi, dice di essere molto scettico sulla nuova proposta americana. In ogni caso ci vogliono ancora sei mesi di analisi in Europa.

Si direbbe che, tra le sponde dell’Atlantico, siamo ancora in alto mare.


Vedi:

US moves to implement new EU data-sharing agreement – FT

Under New Order, Europeans Can Complain to U.S. About Data Collection – New York Times

I diritti digitali delle persone come base identitaria – Il Sole 24 Ore, Nòva

Guido Scorza, componente dell’Autorità Garante per la protezione dei dati personali – WarRoom Innovation


Foto: “Spy Cam Surveillance Camera NSA Spying Hidden Video Recording Stop Watching Us. Pics by Mike Mozart of TheToyChannel and JeepersMedia on YouTube. #SurveillanceCamera #SpyCamera #SecurityCamera #NSA #VideoRecording #HiddenCameras #Spying #Hidden #Secret” by JeepersMedia is licensed under CC BY 2.0.

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Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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