Mentre l’internet si alimenta nella mobilità e il computing nella nuvola, le piattaforme come Apple, Amazon, Google, Facebook, Microsoft diventano le utility dell’ambiente mediatico emergente. Infrastrutture per mondi che esse stesse creano e governano algoritmicamente. Nei quali mondi vorrebbero trattenere e intrattenere le persone, a miliardi. Non per niente vogliono colorarle con le emozioni che la musica, i giochi, il cinema possono offrire agli abitanti. Per questo anche Amazon, forse, entra nello streaming musicale: questo si diceva oggi sul Sole. Nell’ecologia dei...
Attenzione media
Speech at the ceremony for The James W. Carey Award for Outstanding Media Ecology Journalism
On June 25th, 2016, I gave a speech at the University of Bologna for “The James W. Carey Award for Outstanding Media Ecology Journalism” ceremony. Here are the notes.
Speech mea-award from Luca De Biase
La disinformazione online e quello che possiamo fare. Quattrociocchi, Pariser, Menczer, Fournier, Quelch, Rietveld
La disinformazione non è nata con internet e tanto meno su Facebook. Gli esempi non mancano. Il caso Boffo è stato costruito sui giornali di carta e da giornalisti che non avevano molte idee sul digitale (Feltri su Repubblica). Il caso Telekom Serbia fu ingigantito dalla televisione posseduta dal capo di un importante partito italiano (Wikipedia). Ma ci sono anche casi più importanti e recenti: se la Brexit è un disastro politico tra le sue cause c’è la disinformazione portata avanti nel tempo dai giornali di carta più popolari in Inghilterra e Galles (questo blog). Il problema non è...
La gabbia dorata dei social network esiste, dice uno studio. Ratti e Helbing hanno un’idea
Nelle discussioni analizzate da Walter Quattrociocchi, IMT Lucca, Antonio Scala, CNR – Intitute for Complex Systems, Cass R. Sunstein, Harvard Law School, gli utenti del social network mostrano una tendenza a cercare e ricevere informazioni che rafforzano le loro narrative preferite (Echo Chambers on Facebook, giugno 2016). Abstract Do echo chambers actually exist on social media? By focusing on how both Italian and US Facebook users relate to two distinct narratives (involving conspiracy theories and science), we offer quantitative evidence that they do. The explanation involves users’...
Che senso ha parlare di politica su Facebook
Una ricerca Atlas pubblicata anche da QZ mostra come si comportano gli utenti di Facebook con i post che riguardano le opinioni politiche di chi li scrive. In pratica, solo una incredibilmente piccola minoranza dice che ha cambiato idea su un argomento politico dopo aver letto un post su Facebook (15% di indipendenti, 8% di democratici, 6% di repubblicani). Queste percentuali si spiegano soltanto in due modi: 1. Su Facebook non si trovano notizie e argomentazioni che illuminano un tema che si conosce poco 2. Su Facebook non si cercano notizie e argomentazioni che illuminano un tema che si...
Un libro al giorno, leva il medico di torno. Dicono a Yale. La dieta mediatica sana ha effetto
Avni Bavishi, Martin D. Slade, Becca R. Levy di Yale hanno pubblicato “A chapter a day: Association of book reading with longevity” un articolo (a pagamento) che dà conto della loro ricerca sulla relazione tra lettura di libri e longevità. A quanto pare, nel campione di 3635 anziani osservati, i lettori di libri hanno avuto una probabilità di sopravvivenza del 20% superiore ai non lettori nel corso di 12 anni. In altri termini, un’alta probabilità di raggiungere 23 mesi di vita in più (Guardian). Più si legge più si vive, dice lo studio, anche se bastano 30 minuti di libri...
Olimpiadi. Copertura automatizzata al Washington Post. Collaborazione giornalisti e programmatori
C’è qualche caso in cui una buona forma di collaborazione emerge tra i giornalisti e i designer nella produzione di innovazione nei giornali. È più raro e altrettanto necessario che si sviluppi una buona forma di collaborazione tra i giornalisti, i designer e i programmatori. La nuova squadra intellettuale e operativa generatrice di giornalismo e innovazione è formata da autori, designer e programmatori. Al Washington Post sembra si sia formata una buona collaborazione tra i giornalisti che si occupano di sport e i programmatori che stanno sviluppando Heliograf, un sistema di produzione...
Separati dalla pubblicità. Concentrati sui lettori. I giornali che ce la fanno
Dieci anni dopo abbiamo qualche conferma e qualche idea in più. È sempre più chiaro che: 1. Il giornale non è la sua carta 2. Gli editori tradizionali sono il cuore del problema 3. Il rapporto con il pubblico attivo è strategico Inoltre sappiamo che: 1. Il giornalismo è il suo metodo 2. I giornali servono la comunità che cerca un senso 3. La pubblicità è un business tecnologico 4. Le notizie si trovano 5. La ricerca di qualità scarseggia Nell’information overload esiste una domanda per il servizio di filtro. Questo può essere fornito automaticamente dagli algoritmi delle grandi...
Telecom Italia, Mediaset, Fastweb, Metroweb, ecc. Il consolidamento delle telecomunicazioni
Telecom e Fastweb (Sole). Enel e Metroweb (Sole). Non si è capito che cosa ne pensa l’Antitrust. Anche perché queste manovre non appaiono del tutto come riduzione della concorrenza ma si presentano come aumento degli investimenti nella rete. E poi Telecom e Mediaset (Sole): qui l’Antitrust non parla e non pensa anche perché per ora è tutto frutto di fantasia. In tutta Europa le telecomunicazioni consolidano da anni. Ovvio: hanno lasciato la tecnologia ai fornitori e il valore del servizio agli over-the-top, pur di mantenere posizioni di vantaggio con le quote di mercato nei...
Notizie per i ragazzi: più social network che televisione e quasi nessun giornale di carta
Secondo una ricerca del Reuters Institute for the study of Journalism condotta in 26 paesi compresa l’Italia i ragazzi tra i 18 e i 24 anni dichiarano che la loro prima fonte di notizie di attualità si trova nei social network, la televisione è meno importante e i giornali di carta sono quasi assenti. Quest’ultimo dato peraltro è vero anche per la fascia di età tra i 25 e i 34 anni. In generale internet ha superato la televisione in tutte le fasce di età inferiori ai 45 anni. L’Italia assomiglia agli altri paesi anche se presenta alcune forme di arretratezza. Come il fatto...
Commenti