Nel Medioevo, il trivium era la prima parte dello studio delle arti liberali e preparava gli studenti in tre materie: grammatica, logica e retorica. La profondità del pensiero disciplinare di questa parte del curriculum è testimoniata dalla sua perdurante capacità di fascinazione. In effetti, in quest’epoca di comunicazione, il trivium resta un pensiero generativo.
Basta pensare a come potrebbe essere ridefinito (i link puntano ad approfondimenti laterali):
1. Grammatica, le strutture del linguaggio compreso quello delle macchine sulle quali si scambiano le informazioni (Media ecology 1; Media ecology 2)
2. Logica, le forme della dimostrazione per la costruzione delle verità (“La verità si fa“)
3. Retorica, la costruzione di mondi di senso nei quali la persuasività e la verosimiglianza convergono, sulla base di tecniche codificate ma necessariamente da attualizzare (Immaginazione; discernimento).
Di certo, la retorica è fortissimamente di moda. Mentre la logica è sottovalutata, al momento. Una crescita simbiotica di logica e retorica in un ambiente reso più favorevole da nuove regole grammaticali per piattaforme tutte da costruire sarebbe un bellissimo programma.
(Nella foto, la Biblioteca Malatestiana di Cesena)
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