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La scoperta della ruota complessa sorprende un mondo che affonda in modo lineare

Beh, sì il titolo è un gioco con sei chiavi di lettura. Non importa incaponirsi a decifrarle tutte. Non ci riesce neppure chi le ha scritte.

Comunque, stiamo parlando del ruolo intellettuale e politico del lavoro di ricerca di chi indaga intorno al concetto di “economia circolare”, cercando di incrementare la rilevanza percepita di quell’approccio in un periodo storico particolarmente grave.

libro-bonomiIl mondo di chi pensa in modo lineare sta affondando. Dopo trent’anni di scomposizione sociale ed economica dettata dall’ideologia finanziaria – Thatcher, Reagan, Dallas – si pensava che il pendolo dovesse tornare verso la ricostruzione di legami intelligenti tra le parti della società che sono state progressivamente separate e di percorsi inclusivi per gli espulsi da qualsiasi ascensore sociale ed economico. Si poteva pensare che il potere banale della destra finanziaria che aveva parlato alla pancia degli elettori in Occidente per aiutare la distruzione dello Stato, messo dalla storia di fronte ai suoi palesi fallimenti, avrebbe lasciato il passo a un nuovo periodo di intelligente ricostruzione socialdemocratica: non era sbagliato il senso del cambio d’epoca, era sbagliato il senso del pendolo. La logica finanziaria, infatti, ha influenzato e assorbito anche la cultura socialdemocratica. La tecnocrazia di supporto alla finanza, sostenuta da destra e da sinistra, non lascia il posto alla fantasia creativa e costruttiva, quindi induce gli elettorati a cedere agli incubi distruttivi. Dopo la destrutturazione finanziaria, invece della ricostruzione sociale, sta prevalendo la tentazione di distruggere ancora di più. Stati Uniti, Regno Unito, Francia, Italia, sono sottoposti a tentazioni populiste o antitecnocratiche. Turchia e Russia, Polonia e Ungheria, in modi diversi e più o meno drammatici, sono attraversate da tensioni autoritarie. L’India mantiene la sua rotta profondamente difficile. Nelle democrazie africane le tribù e le affiliazioni corruttive si mescolano con le più tragiche o esaltanti evoluzioni culturali. Il resto del mondo non si avvicina alla democrazia e, forse, non ne vede il motivo. Il potere della finanza, in effetti, non diminuisce, la tecnocrazia non risponde, il populismo diventa una sorta di via d’uscita rancorosa. Lo sforzo di ricostruire una prospettiva civica, sana, solare, cerca di definire lo spazio in cui può eventualmente riuscire. La costruzione di una società più decente non vince se non sceglie il terreno sul quale può essere effettivamente fondata.

libro-distefanoLa questione dell’economia circolare si connette alla cresciuta consapevolezza ecologica, alla “dietetica del digitale”, alla ricerca di una sorta di felicità dopo l’insoddisfazione programmatica del consumismo. Non è quell’insieme di valori, ma è connessa ad essi. E tenta di definire uno spazio economico per essi. Il che dovrebbe rafforzarli e rafforzarla.

Una sintesi di percorsi ricostruttivi, in effetti, è ragionevole. Le ricerche di Symbola (Coesione e competizione, Io sono cultura) mostrano che il successo economico in Italia è connesso alla coesione sociale, alla consapevolezza territoriale, alla rete di significati culturali, sociali ed economici. Che sono peraltro i contesti nei quali si sviluppa la qualità dei beni ambientali, relazionali e identitari che costituisce la base dello sviluppo dell’economia della felicità. E che a loro volta incoraggiano l’inclusione della consapevolezza ecologica in ogni decisione economica.

libro-lacyIl punto è che l’azione della politica degli stati sembra stanca o incapace di trovare questa direzione costruttiva. E dunque si cercano le forze che la possono sostenere indipendentemente dalla politica. Il percorso della maturazione culturale è sempre collegato a questo genere di esigenze.

L’economia circolare non è soltanto il riciclo dei rifiuti e dei componenti dei prodotti. E’ un quadro progettuale che ridefinisce le produzioni e i consumi. Una serie di libri recenti se ne occupano e sono elencati più sotto (le copertine sono invece sparse nel post). Affrontarli uno per uno è necessario. Metterli uno a fianco all’altro per dar conto del programma di letture intorno alla questione è urgente.

libro-bompanCerto, l’idea di crescita infinita è più facile da far valere, gradevole senza sforzo, pur nella sua evidente impossibilità. L’economia circolare può assomigliare a un passato millenario nel quale i cicli economici si ripetevano come i gesti culturali e i percorsi mentali, perché niente superava un soffitto di cristallo demografico, tecnologico, economico: fino alla fine del Settecento era ciò che prevaleva nel mondo. Dopo di allora, l’industrializzazione, la globalizzazione, l’urbanizzazione, l’esplosione demografica, la finanziarizzazione, la consumerizzazione, la digitalizzazione, hanno dimostrato una crescita accelerata, facendo immaginare anche la crescita infinita. Il punto è che l’economia circolare non è un ritorno al mondo precedente all’industrializzazione. E’ il nuovo salto tecnologico fondamentale, indirizzato da un paradigma culturale innovativo. Anche se le parole e le metafore generano possibili ambiguità. E non è un caso: l’approccio lineare, confortante, quello che porta il populismo (e la tecnocrazia) a giocare una partita più facile, crede nelle cause dirette e affonda nell’incoscienza della complessità alla quale invece si rivolge l’approccio ecologico.

libro-manfrediAldo Bonomi, simpaticamente, denuncia la possibilità che la circolarità possa essere la ruota della fortuna ma anche la ruota sulla quale il criceto corre senza andare da nessuna parte. Perché in effetti in tutto il dibattito ci sono rischi di ambiguità che connettano la circolarità alla stasi. Paolo Manfredi che rilancia il tema dell’artigianato, Andrea Di Stefano che parla di ecologia, Emanuele Bompan che richiama al senso di responsabilità, in effetti, sono costretti a costeggiare il confine tra innovazione e tradizione, cambiamento e lunga durata. Ebbene occorre essere decisi: solo adottando una prospettiva poggiata sulla lunga durata si vede la qualità della trasformazione e si discerne l’innovazione che ha senso; solo in quella prospettiva si comprende che “tutto si tiene” e si colgono i legami tra cultura, tradizione, innovazione, qualità delle relazioni sociali; solo guardando all’insieme di comprende lo spirito e la concretezza dell’approccio ecologico. E dunque solo guardando alla storia nella sua interezza si vede come il gesto del singolo sia davvero potente per l’insieme e come la qualità dell’insieme sia davvero importante per il benessere del singolo.

Ecco l’elenco e l’invito alla lettura. In attesa di tornare sugli argomenti in modo più preciso.

Aldo Bonomi, Federico Della Puppa, Roberto Masiero, La società circolare. Fordismo, capitalismo molecolare, sharing economy, Derive Approdi 2016
Andrea Di Stefano e Massimiliano Lepratti (a cura di), Economia innovatrice. Perché è imperativo rendere circolari economia, finanza e società, Edizioni Ambiente 2016
Emanuele Bompan con Ilaria Nicoletta Brambilla, Che cos’è l’economia circolare, Edizioni Ambiente 2016
Paolo Manfredi, L’economia del su misura. Artigiani, innovazione, digitale, Marsilio 2016
Peter Lacy, Jakob Rutqvist, Beatrice Lamonica, Circular economy. Dallo spreco al valore, Egea 2016 (v.o. 2015)

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Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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