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La misura nell’ecosistema dell’innovazione. Quello che è importante e il resto

La questione del rapporto tra realtà, informazione e comunicazione è essenzialmente una questione di equilibrio. Un po’ come l’equilibrio ecologico è diventato un punto di riferimento concettuale per valutare la salute di un ambiente, così potremmo imparare l’equilibrio mediatico per valutare la salute di un’infosfera.

Le critiche che vengono sempre fuori – non solo in Italia – dopo un evento che annuncia qualcosa cui molti tengono e che però non appare in linea con la realtà, sono piuttosto fisiologiche. Casomai è patologico il livello di tensione polemica che a queste critiche si connette: se invece di parlare dei fatti si parla di chi li racconta e di chi organizza il racconto, si apre un livello di dibattito insolubile, preconcetto, sostanzialmente partigiano. Questo avviene ovviamente da parte di chi non vuole discutere un argomento, ma vuole soltanto ottenere un seguito. In pratica, la retorica del racconto – e la retorica dell’opposizione al racconto – in quei casi è condotta dalla tecnica ben nota della costruzione di tribù, alla quale alcuni maestri della comunicazione, come Seth Godin, hanno dedicato molta parte della loro riflessione e della loro pratica professionale (The tribes casebook). Il pubblico, in questo contesto, è strumento delle strategie di comunicazione.

La libertà e la conoscenza sono qualità di un’infosfera più equilibrata. Nella quale il pubblico è informato, non strumentalizzato.

In pratica, un’infosfera equilibrata, nel senso ecologico richiamato sopra, è ricca di diversità, accoglie la critica, fa esperienza: forse si può dire che aiuta i partecipanti a sviluppare un senso della realtà. Un’infosfera poco equilibrata è polarizzata, convenzionale, piena di tribù che non si parlano ma si combattono, cercando di diventare più numerose a scapito delle altre, cercando di imporre alla realtà la loro agenda, ma con un tale abuso delle tecniche di comunicazione da generare una frastornarnte confusione tra la realtà, il racconto e le strutture mediatiche. Il luogo della comunicazione, il medium o la piattaforma o il contenitore editoriale, diventano il racconto fondamentale che deve raccogliere la tribù di tifosi più grande e a questo scopo dedica i suoi sforzi, riducendo la qualità dell’informazione che offre a mero strumento del suo obiettivo di potere mediatico.

Sottostante, ovviamente, c’è il fatto che una storia evolutiva dipende in parte dalle scelte compiute nella realtà dalle persone e queste a loro volta dipendono in parte dalla grande narrazione culturale e dalle piccole forme narrative della comunicazione: i tempi lunghi dell’evoluzione culturale hanno profondi legami con l’evoluzione della realtà, i tempi brevi della comunicazione hanno collegamenti più banali, congiunturali, modaioli con la realtà, sono collegati ai cicli della politica o delle convenzioni sociali.

Un’infosfera equilibrata sviluppa meccanismi capaci di dare il giusto peso ai fenomeni storici. Quelli narrativi sono rilevanti perché riescono a concentrare interesse intorno ad alcune questioni alimentando energie che altrimenti non si focalizzerebbero su un percorso. Ma se si mantiene il senso della misura, si scopre che alla fine ciò che conta è il cambiamento che avviene nella vita delle persone. Ciò che è importante non dovrebbe essere scambiato con ciò che è semplicemente interessante.

In una infosfera disequilibrata, chi fa le cose è sottovalutato rispetto a chi le racconta. In un’infosfera più equilibrata, l’informazione su ciò che viene fatto è rivolta a servire il pubblico che deve sapere come stanno le cose. C’è un metodo in questo, che privilegia la documentazione, l’accuratezza, l’indipendenza e la completezza dell’informazione. L’autore è al servizio dell’informazione e del pubblico. Quello che conta è la storia che racconta, non chi la racconta. In un’infosfera meno equilibrata, nella quale conta soprattutto chi racconta, i fatti passano in secondo piano. E il pubblico percepisce un’immagine vagamente distorta della realtà. Occorre innovare nell’infosfera per ritrovare un equilibrio, così come nell’ambiente ormai si ritrova un equilibrio innovando. Il grande tema dei media civici, piattaforme orientate a incentivare uno scambio di informazioni documentato, può servire come terreno di sperimentazione e innovazione per sviluppare nuove forme di equilibrio nell’infosfera.

IL racconto è parte della realtà. Ma alla fine la storia è fatta di cambiamenti reali, operati da persone che hanno realizzato innovazioni e fatti concreti. Scegliendo in base a una loro cultura, a un contesto narrativo profondo, a informazioni documentate, ma in contesti mediatici squilibrati sceglie anche in base a ideologie e a tensioni comunicative banalizzanti. La brillantezza del racconto è sempre più visibile della realtà quotidiana, ma chi la scambia con la realtà sceglie in base a percezioni distorte. E non produce scelte sempre sensate. L’eccesso di comunicazione di un’infosfera inquinata genera probabilmente conseguenze negative per la vita delle persone. Una misura più equilibrata nella comunicazione fa bene alle persone e al modo in cui operano le loro scelte individuali e collettive.

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Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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