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Questa volta è diverso. Agenda digitale senza alibi. Ed è positivo

Dicevamo su Nòva, domenica scorsa, che la governance dell’agenda digitale non ha più alibi. È un’espressione giornalistica che sintetizza una convinzione: i piani sono buoni, il tempo perso è troppo, la qualità della comunicazione ha caricato molto le aspettative. Quindi non c’è altro da fare che realizzare quanto promesso. La prossima volta che ci sentiremo, dovrebbe dire il governo, sarà per spiegare le cose che saranno state fatte. Non ci sono alternative. In ogni caso, la prossima volta che gli italiani staranno attenti a quanto dice il governo su questa vicenda non sarà per riascoltare nuovi annunci.

Ma forse proprio per questo ci sono alcune possibilità che si riesca finalmente a fare qualcosa di importante. Perché il passaggio che abbiamo davanti potrebbe essere quello decisivo: le diverse autorità che si occupano di agenda digitale, di strategia della modernizzazione digitale del paese, d’ora in poi non possono che cercare di collaborare per arrivare al risultato. Il dividendo della comunicazione è esaurito. E siccome a quel dividendo tentavano di accedere in tanti, dal governo all’Agid, dalle associazioni alle aziende, dai parlamentari di governo a quelli dell’opposizione, l’unione degli intenti era subordinata alla conquista di uno spazio di attenzione personale. Ma senza unione d’intenti, l’agenda digitale non si fa. E tanto meno si fa una strategia di modernizzazione che possa durare nel tempo, oltre le congiunture di potere di questo o di quello, per il bene degli italiani nel lungo termine. Del resto, il bello della modernizzazione digitale è che migliora le condizioni di tutti: e non può che essere fatta con la collaborazione di tutti.

Bene. I primi segni ci sono. L’intergruppo parlamentare sull’innovazione è una buona pratica. La strategia decisa dal governo è stata recentemente confermata dal premier. La notizia notevole è che a sua volta l’Agid, anche ieri a Bologna nel corso del Viaggio in Italia del Sole 24 Ore, ha cominciato a comunicare la strategia del governo (fatta la fatturazione, ora anagrafe, identità, interfaccia unica per il cittadino, notifiche e documenti ad accesso facile, sistema di pagamenti semplice): Italia Login. E ha spiegato il proprio ruolo: creare le condizioni architetturali per le quali tutti i soggetti che contribuiscono alla costruzione tecnica delle infrastrutture necessarie alla modernizzazione digitale – almeno per la p.a. – generino risultati coerenti e interoperabili. Il passaggio è fondamentale per poter mettere a fattor comune gli sforzi di tutti gli altri. Avrò modo di approfondire queste prime impressioni. La realizzazione del piano è prevista per il 2017.

Di sforzi ce ne vorranno. Il premier dovrà dare una priorità più continuativa a questa storia. Il suo staff dovrà poter contare sulla sua forza propulsiva e sulla collaborazione delle altre autorità, in coerenza logica. L’Agid dovrà poter lavorare con tranquillità. Il comitato d’indirizzo dell’Agid dovrà tra l’altro diventare una vera cerniera tra gli sforzi della presidenza e quelli dei diversi ministeri, alcuni dei quali stanno facendo molto – Miur e Mise da tempo, Mef in partenza, Mibac in movimento… – in modo che ciascuno sforzo sia valorizzato come tassello di un mosaico che va a vantaggio di tutti e nessuno in particolare. Persino il “tavolo permanente per l’innovazione” (del quale faccio parte anche se non posso dire di sapere esattamente a che cosa può essere servito finora) potrebbe cominciare a funzionare per sviluppare qualche approfondimento su temi laterali ma utili. La sindrome dei “troppi galli nel pollaio” deve finire. E basta. Solo un’ottica win-win può farcela in un compito tanto importante e difficile.

Non è finita l’attesa. Ma almeno il lavoro può cominciare sul serio. Le prime notizie, con alcune linee guida pubblicate su GitHub, sono coerenti. Ne riparliamo quando al di là delle impressioni, vediamo meglio lo sviluppo di questo progetto decisivo. E quando anch’io potrò dire di avere capito qualcosa di più (molto di certo mi sfugge). In bocca al lupo e buon lavoro a tutti.

ps. (Dopo di che, magari, parliamo anche di sicurezza, difesa, terrorismo: con la stessa logica. Se si combatte uniti ce la si fa. Se si lascia che qualche centro di potere cresca a dismisura, magari lasciando intendere che si può fare la sorveglianza di massa o il controllo di internet, come è successo con l’Nsa in America o con Twitter in Turchia, si perde tempo, valori, compattezza. L’Europa vince se è culturalmente leader, almeno per quanto riguarda i diritti delle persone. L’Italia può dare il suo contributo. La sua Dichiarazione dei diritti in internet, approvata dall’unanimità della Camera, è un esempio. Imho).

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  • […] L’identità del paese non è definita dallo storytelling ma dalla storia. L’Italia è da sempre una fucina di nuove imprese e di innovazioni più o meno note. L’Italia delle imprese innovative, negli ultimi quindici anni, ha trasformato la generazione di valore aggiunto in larghe aree dell’agricoltura, dell’arredamento, dell’abbigliamento, dell’automazione industriale, della salute, della meccanica. Con il design, con la qualità del prodotto, con la riorganizzazione produttiva e di mercato. Talvolta, più raramente, con l’elettronica e il software. Ma sviluppando nell’elettronica almeno un campione mondiale come la STM, che viene da lontano e che ha costruito un business miliardario sui sensori, senza aspettare nessuno storytelling. Gli imprenditori italiani hanno continuato ad accrescere le esportazioni nel corso della crisi e della recessione, prima e indipendentemente da qualunque storytelling. Di sicuro, un po’ di fiducia aiuta. Ma purtroppo non basta: il rallentamento dell’economia mondiale sta rallentando le esportazioni, proprio adesso, nonostante la fiducia. È naturale che chi governa si intesti i successi anche quando non sono frutto delle sue operazioni, ma finisce che poi si prende anche i demeriti, anche quando non sono conseguenza delle sue azioni. Quello che questo governo ha fatto per l’economia è importante: il Jobs Act e il sostegno ai consumi avranno probabilmente un impatto reale. Quando farà qualcosa anche sul piano del digitale avremo modo di valutarne il merito: il tempo degli annunci è passato. E le premesse per un cambio di passo ci sono. […]

Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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