E dunque. I giornali sono in crisi e cercano una soluzione per uscirne. Qualche editore pensa di poter vendere l’accesso ai giornali online. Altri pensano a provvidenze statali. Molti lamentano l’indebita interferenza degli aggregatori che vendono pubblicità usando le notizie pubblicate dai giornali. La discussione sul giornalismo che si è sviluppata grazie ai commenti su questo blog ha evidenziato alcuni temi che mi sembrano da riordinare e approfondire. Riassumo qui. E in fondo al post riporto i commenti originali. 1. Gli editori non hanno mai venduto le notizie; hanno sempre...
Approfondimenti
Organizzazione giornalistica 2.0
Gli editori si domandano come dare ai loro giornali un modello di business che stia in piedi. E pensano di vendere le notizie online. I commenti a un post su questo argomento – che parlava di come gli editori non abbiano mai venduto le notizie in precedenza, ma abbiano venduto altro – sono molto stimolanti. Federico Bo sottolinea le conseguenze della rete sull’organizzazione giornalistica. A questo proposito, va detto che la rete ha cambiato la produzione di notizie in modo profondo. La ricerca online è diventata, specialmente in alcuni settori più...
Basta lamenti. Modelli di business per i giornali
Le proposte si moltiplicano. Dopo i 12 consigli di Mashable, arriva Jeff Jarvis con la federazione di aggregatori locali (TechCrunch). E un’iniziativa di J-lab con cinque editori. Intanto Spot.us avanza. Le notizie locali sembrano al centro della questione.
Intanto, la Huffington commenta la situazione (the future of news will be social). E lo fa sul blog di Facebook.
Editori, giornalisti, persone
Si sa. Se ne parla fin troppo. I giornali sono in crisi. Una spirale perversa sembra aver preso di mira questo strumento dell’informazione. Meno lettori, meno pubblicità, meno soldi per gli editori, meno soldi per i giornalisti. Dov’è, se c’è, il bandolo dalla matassa? gli editori sono al centro del problema, se il problema è essenzialmente quello del modello di business. E a quanto pare, in questi giorni sono concentrati sull’idea di vendere le notizie online per rispondere alla crisi dei lettori della carta e degli inserzionisti della pubblicità. Ma è una soluzione...
Scrivendo per Problemi dell’informazione
Scrivere in questi giorni per Problemi dell’informazione è straordinario. Ogni giorno, ogni minuto, arrivano stimoli e suggerimenti. Il tema sembra sempre più urgente: come fare per sviluppare forme di giornalismo sostenibili economicamente. E arriva anche il pezzo di Mashable.
Bisogna fare ordine. In particolare bisogna individuare quali sono le responsabilità e le opportunità dei giornalisti. E quali sono le responsabilità e le opportunità degli editori. Forse arriveranno a convergenza. Forse no. Il pubblico, intanto, sviluppa le sue soluzioni. E non perde tempo.
Le telco americane contro la net-neutrality
Washington Post racconta che le grandi compagnie telefoniche americane stanno rifiutando i soldi pubblici offerti dall’amministrazione per migliorare i loro network a larga banda. Perché? Le ragioni sono legate alle condizioni che l’amministrazione impone in cambio del denaro. Tra quelle condizioni ce n’è una che riguarda tutti: l’amministrazione chiede alle compagnie impegni precisi per la salvaguardia della net-neutrality. E le compagnie non vogliono impegnarsi in quel senso. Pur di non garantire la net-neutrality rifiutano i soldi pubblici.
Non profit e giornalismo sostenibile
La rete crea spazio per diverse dimensioni organizzative in molti settori economici. Compresa la produzione di informazione e il giornalismo. Accanto alle imprese orientate al profitto, piccole e grandi, locali e internazionali, ci sono le microiniziative individuali dei blog, con pubblicità e senza, con molti lettori o con pochi, con una specializzazione settoriale o generalisti. E in questo contesto si è formato, abbastanza naturalmente, lo spazio per il giornalismo non profit, organizzato e collettivo, dotato di risorse economiche ma non votato alla generazione di utili per gli editori...
BookBlogging – Neuro: eccesso di prefisso
Paolo Legrenzi e Carlo Umiltà hanno scritto un saggio che ci voleva. L’entusiasmo per le ricerche sul cervello è andato certamente oltre la giusta misura ogni volta che ha indotto ricercatori e pubblicisti a pensare che l’aggiunta del prefisso “neuro” bastasse a gettare nuova luce su questioni antiche e complicate. Il funzionamento del cervello è sempre meglio compreso. Man mano che le macchine per l’analisi si affinano, i neuroni e le loro relazioni sono meglio illuminati. Ma questo significa essenzialmente che gli scienziati riescono a comprendere meglio dove e...
BookBlogging – L’arte dell’artigiano
Un libro che indica una strada di ricerca importante. Esplora la storia e l’attualità alla ricerca di una figura di persona che lavora in modo contemporaneamente antico e futuro. L’artigiano di Richard Sennett è un recupero e una conquista. Antico costruttore di prodotti ripetuti ma non in serie, l’artigiano di Sennett è una figura più lunga dell’operaio della rivoluzione industriale. Viene da un passato più profondo e forse arriva nel futuro più umano. L’operaio aveva subito la separazione del suo “saper fare” dal suo “saper pensare”...
Intuizioni di Clay Shirky
Clay Shirky. Big Think. “La gente non è molto brava a ragionare velocemente. Ma è bravissima a emozionarsi velocemente. E man mano che i media diventano più veloci, diventano anche più emozionali”.
Daniel Kahneman dice che è molto più probabile che una decisione sia presa in base all’intuizione che in base al ragionamento. E i media sono responsabili di una grande quantità di conoscenze ovvie che costituiscono il materiale di base per l’intuizione.
Siamo tra l’ecologia dell’attenzione e la strategia della disattenzione. (cfr anche Economia della felicità).
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