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BookBlogging – Neuro: eccesso di prefisso

More about Neuro-maniaPaolo Legrenzi e Carlo Umiltà hanno scritto un saggio che ci voleva. L’entusiasmo per le ricerche sul cervello è andato certamente oltre la giusta misura ogni volta che ha indotto ricercatori e pubblicisti a pensare che l’aggiunta del prefisso “neuro” bastasse a gettare nuova luce su questioni antiche e complicate.

Il funzionamento del cervello è sempre meglio compreso. Man mano che le macchine per l’analisi si affinano, i neuroni e le loro relazioni sono meglio illuminati. Ma questo significa essenzialmente che gli scienziati riescono a comprendere meglio dove e con quali meccanismi avvengono i fenomeni cerebrali. Tirarne fuori conseguenze psicologiche, estetiche, economiche o teologiche (come è stato fatto) non è una buona idea.
Il problema messo in luce da Legrenzi e Umiltà è che il cervello non è la mente. L’identità non è la somma delle reazioni chimiche che avvengono tra i neuroni. Almeno perché la complessità delle relazioni tra ogni elemento in gioco e il gigantismo degli argomenti in discussione (antropologia culturale, evoluzione della specie, estetica ed empatia, esperienze e comportamenti personali…) non consente di immaginare che tutto possa essere ridotto a poche leggi universali del genere di quelle che la fisica cerca e sembra trovare.
La riduzione della “mente” a una questione di “corpo” è coerente con un’epoca banalizzante, nella quale ogni scorciatoia è buona per ottenere una performance vincente. Ma i suoi rischi sono enormi.
Il controllo del cervello è più facile del controllo della mente e della cultura. Coltivare la consapevolezza della complessità, della mente e della cultura, è garanzia di libertà. Per la persona intera, fatta di corpo, mente e relazioni. Materia, psiche e spirito. 

Alcuni libri che ho comprato               Impressioni mentre leggo
Richard Sennett
L’uomo artigiano
Feltrinelli

Georges Levebre
Napoleone
Laterza

Marta Dassù
Mondo privato
Bollati Boringhieri

Cristina Sivieri Tagliabue
Appena ho 18 anni mi rifaccio
Bompiani

Un saggio che sbaglia
a guardare troppo all’indietro,
ma che riesce a portare in avanti.

Il grande storico
della Rivoluzione, studia
il generale-dittatore.

Un’intellettuale che agisce
racconta la sua esperienza
tra i potenti e i pensanti.
Basta dire “minorenni” per fare
polemica nella politica italiana. In
fondo, questo libro spiega perché.

Le puntate precedenti di questa specie di “rubrica”…
L’arte dell’artigiano (28 giugno 2009)
Gandhi (7 giugno 2009)
La storia dei giornali (24 maggio 2009)
La valanga della crisi (29 marzo 2009
Il destino della storia (1 marzo 2009)
L’imprenditore di Schumpeter (22 febbraio 2009)
Il regime dei media (15 febbraio 2009)
Paul Veyne e costantino (9 febbraio 2009)
Sinapsi sociali (25 gennaio 2009)
Le storie contro la storia (18 gennaio 2009)
Io non sono il mio cervello (11 gennaio 2009)
Luminosa oscurità (4 gennaio 2009)
Il nuovo paradigma della finanza (21 dicembre 2008)
Il pericolo e l’intelligenza (14 dicembre 2008)
Beato chi si scandalizza (30 novembre 2008)
Viaggio per la felicità (2 novembre 2008)
Mercato o capitalismo (19 ottobre 2008)
Hacker (12 ottobre 2008)
Odio (27 settembre 2008)
Querdenker (24 agosto 2008)
L’indicibile segreto del segreto (14 agosto 2008)
Il filo dei libri (15 luglio 2008)
Felicità in azienda (28 maggio 2008)
Siamo le nostre azioni pubbliche (11 maggio 2008)
Senza povertà (4 maggio 2008)
Nothing ends (27 aprile 2008)
Esplorazioni insensate (5 aprile 2008)
L’arte del rinnovamento (16 marzo 2008)
L’arte nella storia (9 marzo 2008)
La logica della decrescita (2 marzo 2008)
La lettura dei confini (24 febbraio 2008)
La fortuna della filosofia (17 febbraio 2008)
Pensieri astratti su realtà concrete (3 febbraio 2008)
Memoria. Felicità (27 gennaio 2008)
Libertà della conoscenza (20 gennaio 2008)
Libertà della scienza (16 gennaio 2008)
Leggere nella complessità (13 gennaio 2008)
Leggere una storica scomparsa – 2 (6 gennaio 2008)
Leggere una storia scomparsa (31 dicembre 2007)
Il senso e la visione (22 dicembre 2007)
L’Italia e gli italiani (16 dicembre 2007)
La complessità della conoscenza (9 dicembre 2007)
L’organizzazione informale (2 dicembre 2007)
Il comune senso del capitalismo (4 novembre 2007)
Il gioco della matematica (28 ottobre 2007)
Numeri da leggere (7 ottobre 2007)
Fantadesign da leggere (30 settembre 2007)
Vivere una lettura filosofica della politica / 2 (23 settembre 2007)
Vivere una lettura filosofica della politica (16 settembre 2007)
Leggere il video partecipativo (5 agosto 2007)
L’identità delle vittime (29 luglio 2007)
La poesia di un amico è il titolo del racconto della tua vita (22 luglio 2007)
Leggere l’incomprensione (15 luglio 2007)
Il destino di leggere (8 luglio 2007)
Leggere la razza padrina (1 luglio 2007)
Leggere un incontro di civiltà (24 giugno 2007)
Lettura bella e popolare (17 giugno 2007)
Ricchezza della lettura in rete (3 giugno 2007)
Mutazioni nella lettura (27 maggio 2007)
Leggere nel futuro della città (20 maggio 2007)
Leggere il segreto di un inventore (13 maggio 2007)
L’organizzazione da leggere (6 maggio 2007)
La felicità di leggere (29 aprile 2007)
La scommessa di leggere (22 aprile 2007)
Leggere nel pensiero (15 aprile 2007)
Leggere nella mente digitale (8 aprile 2007)
Leggere nella rete (1 aprile 2007)
Leggere gli effetti dell’autobiografia (25 marzo 2007)
Leggere memi (18 marzo 2007)
Leggere l’identità del reporter (11 marzo 2007)
Leggere gli scenari (4 marzo 2007)
Leggere di quelli che lavorano (25 febbraio 2007)
Leggere dentro e fuori (18 febbraio 2007)
Leggere parole chiave (11 febbraio 2007)
Leggere appunti su ciò che non può essere scritto (4 febbraio 2007)
Rileggere quello che va riletto (28 gennaio 2007)
Leggere quello che gli amici hanno scritto (21 gennaio 2007)
Leggere quello che gli altri leggono (14 gennaio 2007)
Leggere per viaggiare (7 gennaio 2007)
Leggere per meditare (31 dicembre 2006)
Leggere per citare (24 dicembre 2006)
Gli occhiali per leggere (17 dicembre 2006)
Leggere, leggerezza, legge (10 dicembre 2006)
Leggere o non leggere (3 dicembre 2006)
Leggere per lavorare o lavorare per leggere? (26 novembre 2006)

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  • Lo leggerò per fare pulizia stagionale. E’ facile cadere nella trappola del riduzionismo in periodi d’abbondanza d’uscite. Legrenzi quando si avventura nel definire l’ostico rapporto tra mente corpo, parte dal programma delle scienze cognitive ad approccio evoluzionista, ma il bandolo della matassa lo tiene dando priorità ai “modelli mentali”, ovvero una modalità di rappresentazione della conoscenza dipendente dello scopo conoscitivo e valida solo in quella delimitazione di campo. E’ una psicologia del pensiero versatile nei suoi domini, se rivolta all’azione si concentra nelle determinanti della decisone. Se rivolta al sapere indaga i bias condizionanti il pensiero della certezza, la credenza, la probabilità e la possibilità. Relativa quanto basta allo scopo della ricerca e senza generalizzazioni.
    Le neuroscienze più ortodosse quando si scontrano il fattore credenza, o si limitano a definire tipologie di effetti (eu e dis- stress), le cui cause afferiscono a sedimenti evolutivi o sembrano nuove religioni. Non a caso sostengono che la fede sono favole che ancora funzionano, almeno nel manifesto di Dawkins, che addirittura arriva a dimostrare non l’esistenza di oggetti o fenomeni, ma l’inesistenza. Certo lui direbbe, tutti fanno retorica della scienza, lasciamo fare il mio interesse. Gazzaniga però se ne guarderebbe dal cadere in tali aporie.
    Da non dimenticare che anche ne versante della pscicologia ci sono orientamenti generalizzanti, non per caso vorrebbero la scienza congitiva al singolare, basta il robot per fare a meno dell’uomo e tutto torna oggettivo, come la panoramica di Penco mostra.
    http://www.dif.unige.it/epi/hp/penco/pub/topi.pdf
    E’ quella pluralità di scopi e influenze esterne che mette sotto scacco il concetto di cervello. Perché a ben vedere il paradosso è quello, si parla di materia cerebrale ma si indagano le funzioni (superiori) si salta alle categorie mentali dipendendi dai progressi della ricerca tutta, quella fisioneurologica tra le tante. E non se ne esce.
    A tutt’oggi la scuola più acuta ho l’impressione sia rimansta quelle di Philip N. Johnson-Laird.

  • @De Biase
    Un passo ‘indietro’, solo per trarre qualche spunto da Oliver Sacks http://www.oliversacks.com/, che, indagando le anomalie, con le sue storie cliniche ha restituito un patrimonio di vibrante umanità. Ha detto di sé il neurologo inglese: ‘Mi interessano in pari misura le malattie e le persone; […] sono insieme, benché in modo insoddisfacente, un teorico e un drammaturgo, sono attratto dall’aspetto romanzesco non meno che da quello scientifico, e li vedo continuamente entrambi nella condizione umana …”.
    Perché parlare di malattia? E’ una delle possibile angolazioni da cui guardare l’uomo.
    Ne ‘L’uomo che scambiò sua moglie per un cappello’ – http://www.interruzioni.com/cappello.htm – Sacks ha dimostrato come la malattia non sia solo “perdita o eccesso” mentre c’è “sempre una reazione da parte dell’organismo o dell’individuo colpito, volta a ristabilire, sostituire, a compensare e a conservare la propria identità, per strani che possano essere i mezzi usati”
    Citando Ivy McKenzie (sempre in Sacks):
    “…Il medico, a differenza del naturalista, non ha a che fare con una vasta gamma di organismi diversi teoricamente adattati in modo medio a un ambiente medio, bensì con un singolo organismo, il soggetto umano, in lotta per conservare la propria identità in circostanze avverse”.
    Onore alle circostanze avverse, allora, e alla stranezza, e al ‘soggetto’ umano e alla sua mente.

Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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