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L’Italia fuori d’Italia: apocalittici e integrati

Questo post fa parte di una ricerca giornalistica sul futuro dell’Italia che passerà anche per una serie di articoli e webinar sul Sole e su Clubhouse e destinata a sfociare in un libro. Ogni suggerimento è benvenuto. I link ai primi incontri sul Sole sono in fondo all’articolo.

Oggi il Financial Times regala all’Italia un pezzo straordinariamente ottimistico: Italy is basking in a summer of hard-won success, di Ben Hall. In sintesi, si fa notare la rottura storica avviata con il governo guidato da Mario Draghi, che è riuscito a far ripartire l’Italia: la campagna vaccinale e il piano di ripresa economica sono presentati come dei successi conclamati, le riforme strutturali sono raccontate come processi avviati con energia, la nuova leadership italiana in Europa è ipotizzata con qualche credibilità. La finestra del governo Draghi, con i passaggi-chiave delle prossime presidenziali e delle politiche, viene raccontata come un chiaro successo. Simile a quelli ottenuti in Europa dal calcio e dai cantanti italiani, nel mondo dagli atleti alle Olimpiadi.

Ai primi di agosto l’International Politics and Society, della Friedrich-Ebert-Stiftung, dedicava all’Italia un commento di tenore molto diverso: Where is Italy heading? di Tobias Mörschel e Michael Braun. In sintesi, al di là del momentaneo ricorso a un governo di unità nazionale, l’unico possibile per affrontare la pandemia e la crisi economica, si profila per l’Italia un destino molto problematico. Dopo le elezioni del 2023, infatti, se non cambiano le tendenze segnalate dai sondaggi attuali, si potrebbe avere in Italia un governo di estrema destra. Qualcosa che farebbe impallidire per importanza le problematiche dinamiche attualmente in atto in Ungheria e Polonia.

L’Europa può fare qualcosa per incoraggiare le tendenze costruttive e frenare le pulsioni distruttive dei suoi stati membri?

Transizione ecologica, transizione digitale, mobilità sostenibile. Modello di sviluppo inclusivo. Le parole d’ordine della nuova fase della policy europea – e italiana – fino a qualche anno va sarebbero state segno di grande lungimiranza. Sono talmente giuste che sono state accettate nel dibattito pubblico con una notevole dose di consenso. Anche perché accompagnate da un’inusuale quantità di finanziamenti. E dalla necessità di uscire dalla crisi della pandemia. Ma la durata del consenso non sarà eterna. Quelle parole d’ordine, che restano lungimiranti, vanno però riempite di contenuti concreti e comprensibili, realizzate a tappe, in vista di un orizzonte temporale molto lungo. Il rischio è che pur avendo per una volta una policy giusta, l’Europa – e l’Italia – non riescano a restare convincenti per il tempo necessario a realizzare gli obiettivi.

Che cosa succederebbe del programma europeo di contenimento delle emissioni di CO2 se arrivasse al governo in Italia una coalizione disinteressata all’ecologia? Come si può appassionare al progetto europeo in modo stabile una quota sufficiente di opinione pubblica europea?

Un parallelo con il grande progetto europeo originario può essere istruttivo. All’inizio, l’Europa era la soluzione a una delle visioni più desiderabili, straordinariamente ambiziose e persino meravigliosamente utopistiche: la pace e l’avvento di una solidarietà duratura tra paesi che avevano dimostrato di saper mandare al macello le loro popolazioni con una perizia guerrafondaia e genocida ineguagliata in altri continenti. La pace è arrivata, è stata mantenuta, è persino diventata ovvia: il risultato paradossale di un simile epocale successo è per alcuni soddisfacente per altri deludente, ma per molti è poco coinvolgente.

Un progetto concluso fa questo effetto. Invece, un progetto infinito, come suggerisce Simon Sinek nel suo “The infinite game” (Portfolio 2018), la cui desiderabilità si perpetua nel tempo, resta coinvolgente e può mantenere il consenso. Purché gli obiettivi lontani si avvicinino a tappe ravvicinate. E ben spiegate. 

La ricerca della sostenibilità ambientale e dell’inclusione sociale si può perseguire solo attraverso l’innovazione e non ha probabilmente una vera e propria conclusione: è un gioco infinito. La cui motivazione si alimenta informando, creando tappe ben definite e chiaramente spiegate in relazione al percorso di fondo. 

Non si alimenta il consenso intorno alle parole d’ordine dell’Europa – e dell’Italia – di questi tempi senza informazione ben chiara e senza un rilancio delle finalità del processo. Non bastano certo, anche se sono necessari, gli allarmi sulle rischiose dinamiche dell’ecosistema. Non basta di sicuro il richiamo al senso del dovere. I grandi e lungimiranti propositi vanno accompagnati da progetti ben definiti e desiderabili, sui quali sono disponibili e diffuse largamente le informazioni più chiare, che mostrano come le tappe che di volta in volta si raggiungono sono coerenti con la direzione scelta per il lungo termine. La prospettiva si disegna collegando ciò che è lontano e ciò che è vicino, in un’unica visione.

Da questo punto di vista, qualche problema c’è.

Il grande piano europeo – e italiano – è talmente grande che difficilmente tutti i cittadini sono al corrente di ciò che contiene. A meno che non si sia uno sforzo gigantesco per informare sui dettagli e coinvolgere emotivamente sulla sintesi, le persone restano incapaci di leggere il rapporto tra i particolari e il quadro generale. E alla lunga cessano di apprezzare. Un piccolo aumento del prezzo della benzina, in Francia, ha generato una rivolta. Un piccolo problema di immigrazione, in Ungheria, ha generato una chiusura culturale con pochi precedenti, nell’Europa unita.

In Italia, il rischio è che la migliore policy che si è potuta realizzare da decenni – certo non perfetta, ma migliore delle precedenti – si disperda nell’incomprensibilità, tra polemiche di dettaglio e disinformazione. Lasciando dietro di sé una disaffezione, per una volta, sproporzionata.

Se il governo non fa uno sforzo per spiegarsi molto meglio, non potrà pretendere che siano i cittadini a impegnarsi al suo posto per capire.

Vedi: webinar sull’innovazione all’italiana sul Sole (mancano alcuni video): 4 luglio 2021, 9 luglio 2021, 16 luglio 2021sintesi.

Photo by Lopez Robin on Unsplash

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Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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