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I soldi dei giornali

Alessandro Gilioli ha commentato il post di ieri, nel quale si parlava dell’eventuale ruolo dei giornalisti nel contesto mediatico che si va costruendo. Così: “Sì, Luca, ma forse sarebbe sottolineare il fatto che la pubblicità on line paga un decimo – ad andar bene – di quella su carta, e che quindi se questa cosa non cambia parecchio, e in fretta, le aziende di media saranno per forza costrette a produrre – sul Web o altrove – un giornalismo di qualità più bassa.A me non frega nulla della carta in sé, non è una piattaforma a cui sono in alcun modo...

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Senza giornalisti

Ebbene. Si può fare a meno dei giornalisti, ipotizza qualcuno. Gaspar ha efficacemente ricordato che le stesse fonti possono dare al pubblico l’informazione che serve. Dave lo ha ridetto nel suo modo simpaticamente burbero. E non c’è nulla di assurdo nell’ipotesi che un giorno non lontanissimo i giornalisti scompaiano con i giornali che non stanno più in piedi. E se nessun giornale stesse più in piedi… Chiunque sano di mente sa che se una categoria professionale è obsoleta non può essere tenuta in vita con le flebo. Ma anche questa, come tutte le ipotesi riferite a una...

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BookBlogging – L’imprenditore di Schumpeter

Joseph Schumpeter va riletto ogni tanto come si rilegge un classico narratore di miti, o almeno uno scopritore di archetipi fondamentali.  Il problema di Schumpeter non è la definizione di imprenditore. Anzi, la figura dell’imprenditore, per lui, è il punto di partenza nel suo ragionamento intorno alla riforma della visione dell’economia: per Schumpeter, l’economia non è un sistema circolare costantemente teso ad per arrivare a un equilibrio tra domanda e offerta, ma un sistema dinamico, squassato da continue espansioni e crisi. Delle quali l’azione imprenditoriale è...

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L’informazione e’ troppo importante per lasciarla ai generalisti

Gaspar Torriero segnala (via Jay Rosen) un pezzo sui modelli emergenti di giornalismo. E sottolinea che il primo problema dei giornali tradizionali è che sono generalisti. Mentre il pubblico, ormai, può cercare informazione soddisfacente aggregando diverse testate specializzate, i giornali tradizionali continuano a credere che una testata generalista possa soddisfare tutti.  È un’obiezione forte. E motivata. Alla quale si può rispondere solo che una testata, dal punto di vista teorico, può avere un significato: quello di promettere un certo comportamento, un certo metodo, un certo...

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Conversando di simbiosi

Massimo Russo ha pubblicato una critica del mio piccolo paper sulla strategia della disattenzione, ho risposto e lui ha risposto ancora con qualche domanda. Per rispondere premetto che dal mio punto di vista occorre vedere il medium delle persone che si va sviluppando su internet come un medium, appunto, distinto da altri media e da altri sistemi editoriali: da altri media, perché ovviamente funziona in modo diverso da televisione o giornali di carta; da altri sistemi editoriali, perché non è basato sulle strategie aziendali di major più o meno grandi (che usano uno o più media compreso...

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Nuovo mondo, lungo termine

La costruzione di una visione del mondo diversa da quella fallimentare che ci ha condotto all’insostenibilità è un racconto complesso, imporante, divertente. Al quale la rete può contriburie (e sta contribuendo) in modo decisivo. Tra gli elementi fondanti di questa diversa visione del mondo c’è il recupero profondo della visione di lungo termine. Sostenibilità, innovazione, felicità, sono dinamiche che possono vivere soprattutto in un contesto culturale orientato al lungo termine: il breve termine invece le affoga. La dimensione di lungo termine, però, non sembra essere la...

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Informazione emergente

Jason Lee Miller segnala un’epidemia di blogger che abbandonano. E il New York Times pubblica un resoconto sui giornali che chiudono. Entrambi rispondono con qualche idea per comprendere che cosa emergerà da questa crisi della produzione di notizie, dalle iniziative editoriali al pubblico attivo. Sta di fatto che il bisogno di informazione continua a esistere. Una soluzione è necessaria. E si trova nella costruzione di un ecosistema della conoscenza sostenibile. Nel quale ci sia infodiversità ed equilibrio simbiotico tra lavoro professionale e attività delle persone che vogliono...

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Strategia della disattenzione

Un pezzo pubblicato su Link, febbraio 2009. Grazie alla redazione che mi permette di postarlo anche qui. Ecologia dell’attenzione Televisione, radio, giornali. Posta elettronica, social network, blog. Messaggi sonori nelle stazioni, cartelloni pubblicitari nelle vie della città, telecamere per la sicurezza degli uffici. La presenza capillare dell’informazione nella vita quotidiana delle persone nei paesi occidentali è un’esperienza generalizzata. Ciascuno ne fruisce e ne genera in continuazione. La quantità di messaggi cresce inesorabilmente, senza un ordine apparente...

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Attenzione

“L’abbondanza di informazione genera scarsità di attenzione” diceva ai suoi tempi Herbert Simon, premio Nobel per l’economia. Oggi sappiamo che i media digitali e la crisi dei filtri editoriali e pratici tradizionali stanno effettivamente generando una quantità di informazione e una scarsità di attenzione sempre più preoccupante, come risulta dagli studi di Maggie Jackson, riportati nel saggio Distracted: The Erosion of Attention and the Coming Dark Age. Un’intervista con Jackson è su Wired. L’indagine sui meccanismi neurali della concentrazione intorno a...

Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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