Lance Strate, della Fordham University, ha scritto la voce “media ecology” per la nuova International Encyclopedia of Communication Theory and Philosophy. Ecco un breve riassunto.
L’ecologia dei media è la ricerca sui media intesi come ambienti.
Caratteristiche di questo campo di studi:
1. La parola “media” è intesa, nell’ecologia dei media, in modo piuttosto allargato e può includere qualunque tipo di tecnologia, codice o struttura adatta a comunicazione, informazione, percezione o espressione.
2. La ricerca sull’ecologia dei media è interessata a identificare le differenze tra i media in quanto ciascuno di essi influisce in modo particolare sul contenuto, sull’uso che se ne fa, generando conseguenze specifiche sulla comunicazione, la consapevolezza e la cultura.
3. Gli studiosi di ecologia dei media sono interessanti agli effetti che i diversi media hanno sulle persone, i gruppi e le società, in ordine al modo con il quale i diversi media influenzano i pensieri, i sentimenti, le azioni, le percezioni delle persone e l’organizzazione della società. Nell’ecologia dei media si distinguono diverse epoche nella storia umana, collegate all’introduzione di nuovi media. L’ecologia dei media è dunque interessata alla storia di quelle trasformazioni, per individuare fenomeni strutturali e proporre modelli o generalizzazioni che aiutino a discernere gli effetti dell’innovazione sul presente, e per valutare le prospettive di vita degli umani nel futuro.
4. I ricercatori che si occupano di ecologia dei media pensano che i media funzionino come ambienti. Oltre che in ambienti biologici e geologici, gli umani vivono in ambienti simbolici e tecnologici, in quanto i media costituiscono gli strumenti attraverso i quali gli umani conoscono, comprendono e modificano il loro ambiente. Di conseguenza, i media modellano e influenzano gli umani come gli ambienti biologici e geologici modellano e influenzano gli organismi e le specie.
Chiosando. Evidentemente c’è una relazione tra l’ecologia dei media e l’evoluzione. L’evoluzione è la sperimentazione dei possibili, come dice Telmo Pievani, che porta alla costruzione di nicchie eco-culturali all’interno delle quali si sviluppano le società, fino alla prossima modifica. C’è anche una relazione tra l’ecologia dei media e l’individuazione delle “esternalità” generate dai modi di produzione nell’economia dei media: l’inquinamento dell’ambiente simbolico può essere studiato tenendo conto dell’esperienza fatta dall’economia che in passato considerava l’inquinamento un’esternalità del sistema produttivo e che è stata costretta a immaginare modi con i quali includerlo. C’è infine una relazione tra l’ecologia dei media e lo sviluppo di una cultura della sanità mentale mutuabile dall’esperienza dei dietologi: esiste un tema di dieta mediatica, come esiste un tema di dieta alimentare, in connessione alla produzione industriale di cibo e di informazione.
L’ecologia dei media resta un campo di ricerca di straordinario interesse e capace di generare nuove idee. La difficoltà che incontra sta nel fatto che spesso deve perdere tempo a giustificare sé stessa e a spiegare il suo approccio, inevitabilmente collegato alle teorie della complessità, dell’evoluzione, dell’ecologia tout court. Ma è destinato a diventare un campo di ricerca di primaria importanza. Imho.
L’International Encyclopedia of Communication Theory and Philosophy si consulta anche online a pagamento. Ma alcune fondamentali voci si consultano liberamente e valgono anche per la loro bibliografia:
Communication Theory and the Disciplines – Jefferson D. Pooley
Community – Joseph Westgate, Eric W. Rothenbuhler
Feminist Theory in Communication – Lisa Cuklanz
Intermediality – Klaus Bruhn Jensen
Literacy – Renee Hobbs
Metacommunication – Robert T. Craig
Network Theory and Models – Poong Oh, Peter Monge
Posthumanism – Jay David Bolter
Privacy – Slavko Splichal
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