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Andreas Graefe. Il giornalismo automatico è credibile

Andreas Graefe sta studiando il giornalismo automatico. Associated Press, Forbes, e altri stanno già usando algoritmi e procedure automatiche per produrre articoli che vanno in linea. Si tratta naturalmente soprattutto di articoli finanziari o di sport, dove ci sono molti numeri e frasi relativamente stereotipate. Ma il sistema funziona e promette bene, per la moltiplicazione dei contenuti prodotti, la loro accuratezza, tempestività e persino personalizzazione. Naturalmente molti si preoccupano che questo porti via il lavoro ai giornalisti. La cosa è più complicata di così.

Uno studio di Graefe e altri su Journalism mostra che gli articoli generati automaticamente sono percepiti dal pubblico come più credibili anche se gli articoli umani sono preferiti (Eio).

Le persone hanno complessivamente preferito leggere gli articoli scritti dagli umani, piuttosto che quelli generati a computer. Un risultato che ci si poteva aspettare. È interessante, tuttavia, che questo risultato si sia avuto anche per gli articoli che in realtà erano stati generati da un algoritmo, ma che erano stati falsamente presentati come “umani”. In altre parole, il semplice far credere alle persone di star leggendo un articolo scritto da un giornalista in carne e ossa è di per sé sufficiente a far crescere gli indici di leggibilità del testo. Una possibile spiegazione di questa scoperta è che una volta che le persone leggono un articolo generato da un software – o sono indotte a pensare che lo stiano facendo -, cercano di analizzarlo più attentamente al fine di trovare attivamente segnali che sia stato un algoritmo a realizzarlo.

I partecipanti, comunque, non hanno generalmente preferito gli articoli scritti dagli umani sul piano dei contenuti. Forse sorprendentemente, queste persone hanno valutato meglio, in termini di credibilità, gli articoli automatizzati. Una spiegazione di questo risultato è che i testi algoritmici sono generalmente molto rigorosi sui numeri, il che li fa apparire come più credibili. In generale, tuttavia, le differenze nella percezione delle persone coinvolte nello studio erano abbastanza piccole, un dato in linea con i risultati di due studi simili condotti precedentemente in Danimarca e in Olanda. In un certo senso questa è la scoperta più interessante, poiché suggerisce che la qualità dei testi automatizzati sia già pari a quella degli articoli scritti dai giornalisti veri, almeno per quanto riguarda le notizie di routine.

Secondo gli studiosi è improbabile che si assista a una perfetta sostituibilità di umani e robot e che comunque si creeranno costantemente nuove professionalità al posto di quelle che si perdono per via robotica (Eio).

Peraltro, Luciano Floridi ha cominciato ad avvertire i suoi lettori del fatto che l’idea di intelligenza artificiale come competitore dell’intelligenza umana è come minimo esagerata:
Should we be afraid of AI?
The self-fulfilling prophecy

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Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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