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La sorprendente naiveté di Zuckerberg sulla questione indiana

Mark Zuckerberg si sorprende candidamente del rifiuto indiano ad accettare il suo “dono” chiamato Free Basics, un tempo Internet.org (QZ)

In breve: Zuck ha creato un’organizzazione che attraverso accordi con gli operatori telefonici dei paesi in sviluppo offre gratuitamente il traffico telefonico che serve all’accesso a una selezione di siti web decisa da lui. In genere, per quanto se ne sa, molti abitanti dei paesi in sviluppo, di fronte a questa offerta, la prendono. E una parte – secondo Facebook la metà – dopo 30 giorni passa al servizio a pagamento che consente l’accesso a tutta internet. Lo stupore di Zuck è rivolto al fatto che gli indiani hanno deciso di rifiutare il regalo.

Il ragionamento di Zuck è abbastanza piatto: piuttosto di niente è meglio qualcosa. Perché no?

Il perché no è simboleggiato dalla decisione della stessa Facebook che ha rinominato “internet.org” con il più specifico “free basics”. Facebook pensava di poter far credere ai poveri del mondo che facebook fosse internet? Meglio non indagare, ma sta di fatto che il social network ha deciso che era meglio cambiare nome. Perché una rete di accesso a qualche sito deciso da qualcuno non è internet.

Internet è neutrale.

Ok. Mettiamo che Free Basics sia una cosa diversa da internet, ma utile. Lo decide Zuck che cosa è utile ai poveri del mondo. Ok. Mettiamo che lui sia saggio e disinteressato. Perché non dovrebbero accettare il suo regalo?

L’India è passata attraverso la grande polemica dei semi della Monsanto che non essendo fertili servivano a fare raccolti abbastanza buoni ma creavano una dipendenza dei contadini dalla Monsanto. E forse in questa offerta di Zuck vedono la stessa trappola.

Zuck se ne stupisce. Candidamente. Ma lui viene da un mondo nel quale internet era neutrale e nel quale milioni di cittadini sanno che internet deve restare neutrale altrimenti non è più internet. Neutrale vuol dire che le informazioni che viaggiano in rete non possono essere discriminate da nessuno, che nessuno può decidere per gli altri che cosa si può e non si può vedere, che nessuno è costretto a chiedere il permesso a qualcuno per proporre la sua innovazione… Senza neutralità, internet non è internet: diventa una tecnologia al servizio delle multinazionali che sulla neutralità si sono fatte grandi e che non hanno bisogno di concorrenti potenzialmente più innovatori di loro. Ci sono almeno tre miliardi di persone che entreranno su internet nei prossimi anni, grazie ai cellulari che costano sempre meno e alle connessioni mobili sempre più diffuse. Se quelle persone impareranno che internet non è internet ma un servizio graziosamente organizzato da Facebook non diventeranno innovatori ma consumatori. Ed entreranno dalla porta sbagliata nel loro futuro. Imho.

Vedi anche:
I guai di Mark Zuckerberg in India (Post)
Mark Zuckerberg can’t believe India isn’t grateful for Facebook’s free internet (Qz)
Zuckerberg, buon pastore. Internet.org si aggiusta in Free Basics by Facebook
Mark Zuckerberg: “It’s Not Sustainable to Offer the Whole Internet for Free”
Announcing the Internet.org Platform
Due notizie da mettere assieme. Due errori contrapposti. Facebook come servizio pubblico. Wikipedia come punto di vista privato. Le nuove istituzioni della rete vanno pensate meglio

Update: Free Basics chiuso anche in Egitto

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  • Da più di un decennio in Africa cosi come in India anche se diversa, è in atto una nuova colonizzazione. Quella occidentale non è mai finita e quella cinese è così appena partita. La cinese occupa e sfrutta territori in cambio di denaro e grandi infrastrutture e i governi locali cedono. Grandi infrastrutture che spesso resteranno inutilizzate perché anche i cinesi come facemmo noi occidentali costruiscono senza conoscere il territorio, la cultura e i bisogni delle comunità. I cinesi ora stanno nelle sale d’attesa dei governi africani (subsahariani) davanti agli statunitensi mentre gli europei quasi non entrano nemmeno. Quella occidentale si è trasformata e sta riprendendo forza grazie ai grandi investimenti di Facebook, Google a altri della Silicon Valley supportati dal governo Usa. Progetti come internet.org, il Google ballon e molti altri stanno provando a coprire l’Africa, India e altri paese del sud del mondo, di banda e infrastrutture per il Web gestita in toto da queste grandi multinazionali. Disporre in un prossimo futuro delle reti di informazioni e di conoscenza dell’Africa permetterebbe agli Stati Uniti di tornare alla pari nelle sale d’attesa dei potenti africani. Oltre a come scrivi bene di analfabetizzare la popolazione sul tema di Internet e il Web.

Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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