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Craig Federighi, capo del software della Apple, spiega il nuovo strumento anti-pornografia

Preoccupazioni, critiche, accuse sono piovute in abbondanza sulla Apple dopo che l’azienda ha annunciato due novità nel software che si usa negli iPhone e che dovrebbero proteggere gli utenti dalla pedo-pornografia. Craig Federighi, capo del software della Apple, spiega al Wall Street Journal di che si tratta e perché le preoccupazioni sono infondate.

In pratica, se non ho capito male, la questione riguarda due novità separate.

La prima. Nel momento in cui una persona usa l’iPhone per mandare sulla iCloud una foto, trasmette anche dei metadati. Il nuovo sistema è in grado di confrontare quei metadati con quelli contenuti in un data base di immagini notoriamente pedo-pornografiche. A quel punto la singola foto è segnalata. Nessuna foto che non sia già contenuta nel data base delle immagini pedo-pornografiche viene presa in considerazione, analizzata o altro. Per quanto riguarda gli utenti, se le loro foto mandate all’iCloud sono ripetutamente segnalate da questo servizio si potrà avviare una procedura che coinvolge esperti umani e persino la magistratura. Graig Federighi afferma con chiarezza che questo sistema non guarda nell’iPhone, si occupa solo delle foto mandate su iCloud, non analizza queste foto ma si limita a confrontarle con un archivio di immagini note. Questo archivio è costruito sulla base del lavoro di molte organizzazioni che lavorano per salvaguardare i bambini dalla pedo-pornografia.

La seconda. Se bambini che hanno meno di 12 anni usano iMessage si scambiano immagini sessuali, l’iPhone può bloccare la visione di tali immagini e avvertire i genitori che abbiano attivato il software che consente questo controllo. In questa procedura, Apple si limita a produrre il software ma non accede a nessuna informazione scambiata dagli utenti, bambini o genitori che siano.

Le analisi sulla reale portata di queste novità non si fermeranno. La qualità delle soluzioni proposte dalla Apple resterà sottoposta al giudizio della critica per parecchio tempo. Alcune delle preoccupazioni più diffuse in questi giorni potrebbero rivelarsi infondate, ma chiaramente non tutto è risolto. Un fatto è certo: la Apple non si era spiegata benissimo, introducendo queste novità. Forse Federighi è riuscito a spiegare meglio. D’altra parte, la forza con la quale la Apple si era battuta a favore della privacy degli utenti non poteva essere accantonata così banalmente (vedi Apple-Fbi).

Le critiche piovute addosso a Apple erano state alimentate molto da Facebook, ma anche da Electronic Frontiers Foundation e altri.

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Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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