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Domani sui giornali

Domani il dibattito: “L’ultima edicola: crisi, bulimia e cambiamenti dell’informazione nel nuovo millennio”. Ad Asti, in collaborazione con l’Ordine dei Giornalisti del Piemonte. Tra i partecipanti annunciati:
David Ghiraud direttore generale di Le Monde, Werner De Schepper del
gruppo svizzero Aargauer Zeitung Medien, Peter Rothenbuelher direttore
di Edipress e caporedattore de Le Matin, Luciano Bosio Direttore studio
marketing di Figaro Medias.

Credo che sia finita la discussione sulla fine dei giornali. E che sia ora di parlare di transizione. I giornalisti e chi fa informazione vanno avanti. Casomai quelli che sviluppano i modelli di business si devono inventare una quantità di nuove idee. Nessuna formula generale. Tante sperimentazioni. Ma alla fine un dato chiaro: di informazione c’è bisogno e tutti i modi per condividerla sono utili. La sofferenza della transizione è anche la sorpresa possibile di vedere come le gerarchie tradizionali possono essere messe in discussione.

Per fare ordine, il tema si può articolare così.

Un giornale è fatto da persone organizzate per produrre informazione. Il pubblico attivo che lo adotta dà al giornale il suo senso. L’imprenditore tenta di renderlo sostenibile ed indipendente economicamente. Il tutto si sintetizza nella linea editoriale, che è una promessa alla quale chi fa l’informazione e chi vende l’accesso all’informazione si attengono per dichiarare al pubblico che cosa faranno. Si può essere laici sulla linea editoriale, ma non sulla coerenza alla promessa. Questo genere di semplici regole sono un po’ saltate nel tempo recente. Ma la rete sta costringendo un po’ tutti a recuperarle. Pena perdita di audience, lettori, ascoltatori. Che in quanto persone vanno a informarsi altrove.

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La discussione continua su:
Giornali da non credere
Tutti parlano di FastFlip
Il problema è chiaro
Intanto, l’audience in calo dell’informazione troppo gerarchizzata si dimostra da sola
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  • Visto il titolo del convegno [L’ultima edicola:..] non valeva la pena di avere interventi anche degli edicolantoi oltre che dei giornalisti? Se la redditività delol’on line e ben lungi dal essere concreta si pensa di non venderte più i giornali nemmeno in edicola?

  • “Pena perdita di audience, lettori, ascoltatori. Che in quanto persone vanno a informarsi altrove”.
    Oppure, peggio per il Paese, sfiduciati rinunciano a informarsi

Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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