Home » Approfondimenti » Attenzione media » Consigli americani per gli editori
Attenzione media informazione

Consigli americani per gli editori

Intanto, saltano fuori le raccomandazioni dell’American Press Institute uscite dal famoso meeting di Chicago. Rick Edmonds le riassume:

“The report, titled Newspaper Economic Action Plan, recommends that industry leaders follow five new “doctrines.”
  • True Value. Establish
    that news content online has value by charging for it. Begin “massive
    experimentation with several of the most promising options.”
  • Fair Use. Maintain
    the value of professionally produced and edited content by
    “aggressively enforcing copyright, fair use and the right to profit
    from original work.”
  • Fair Share. Negotiate a higher price for content produced by the news industry that is aggregated and redistributed by others.
  • Digital Deliverance.
    “Invest in technologies, platforms and systems that provide
    content-based e-commerce, data-sharing and other revenue generating
    solutions.”
  • Consumer Centric. Refocus on consumers and users. Shift revenue strategies from those focused on advertisers.”

Come dire: imparate il web. Sul serio. E poi adattatevi. Un po’ imponendo il vostro punto di vista. Un po’ accettando quello degli altri.

Ma il consiglio più dirompente, si direbbe, è l’ultimo. Rifocalizzare le strategie. Il centro non è più la pubblicità. E’ il pubblico.

Sacrosanto.

Commenta

Clicca qui per inserire un commento

  • Ma dopo decenni che gran parte del Nord del mondo ha avuto gratuitamente la scuola, la TV, la radio, la sanità, le biblioteche, in alcuni paesi anche i musei, tutti servizi pagati in gran parte tramite le imposte e poche tasse (canone TV), oppure servizi pagati, poco come i giornali, le trasmissioni commerciali e molto di Internet, perchè la gente dovrebbe pagare per i contenuti che non abbiano un alto valore aggiunto?

  • Il valore aggiunto ce l’hanno ma è difficile stabilire per chi. Ogni uscita ci possono esser su 400 articoli 4 che interessa qualcuno e non un altro. Per alzare il valore si devono limitare quel tipo di abbandanza con la personalizzazione. Ma poi non sarebbe più un editore ma un ente di ricerca o un’agenzia di servizi informativi. Se un bene è richiesto si è disposti a pagarlo secondo la necessità di scopo. Esempio l’editoria professionale. Il giornale non soddisfa un fabbisogno informativo necessario. Effettivamente ne soddisfa tanti ma è più uno svago passionale di interesse pubblico. Bisognerebbe capire cosa significa per i lettori e quanto è distante la loro concezione con quella proposta. Gli interessi rappresentati da una linea editoriale possono esser più o meno aderenti e se non lo sono perdono valore d’uso e acquistano quello di passione per il piacere d’agenda.

Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

Video

Post più letti

Post più condivisi