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Domenica, 20 gennaio 2008
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Bookblogging Libertà della conoscienza Rubrica settimanale casuale ma non troppo sui libri che prendo in mano Edizione speciale dedicata alle vicende della Sapienza; post precedenti in materia (14 gennaio, 16 gennaio, 19 gennaio).
Sto leggendo | Georg Wilhelm Friedrich Hegel Filosofia dello spirito Utet |
La confusione è quanto è avvenuto sui media intorno alla vicenda della Sapienza. E la confusione continua oggi intorno alla prosecuzione di quella vicenda in piazza San Pietro. Come spesso suggerito da .Mau, però, il discorso mancato e comunque diffuso del papa alla Sapienza merita davvero una lettura vera, il più possibile libera da quella confusione. E lo stesso vale per la lettera, strumentalizzata, di Marcello Cini (quella del novembre scorso) seguita dall'altra collettiva e più blanda di qualche giorno fa, come suggerito da Nicola Mattina.
Letture che svolgo nel mezzo di un compito irrinunciabile: per un dovere piacevole di padre, rileggo la Filosofia dello spirito di Hegel, proprio con in compito di riuscire a dire in poche parole il contenuto della sua meditazione sullo "spirito assoluto".
Il papa Ratzinger esordisce con un gioco diplomatico denso di sostanza. Ricorda che la Sapienza era l'università del papa e sorvola sulla storia che l'ha portata a diventare un'univesità dello stato. Ma accetta questo processo storico richiamandosi all'origine dell'università medioevale, come territorio di ricerca della verità libero dal papato e dall'impero. E in un passaggio bello, bisogna dirlo, per la sua qualità intellettuale, segue il filo di alcune domande sul ruolo del papa e sul ruolo dell'università. Per arrivare a dimostrare perché il papa non può che dire ciò che il papa sta per dire all'università.
E il papa, che è vescovo a Roma (anche se si poteva permettere di essere intellettuale a Ratisbona), dice che alla radice di tutto il discorso della ricerca universitaria ci sono la filosofia e la teologia. E le descrive in quando processo di ricerca, non in quando dottrina acquisita. Il che è pienamente condivisibile. Sembra risuonare in questa dualità, tra filosofia e teologia, la dualità tra impero e papato: ciascuno dei poteri in fondo aveva accettato di concedere la libertà di ricerca alle università in cambio del rispetto per entrambi i percorsi di ricerca. E se entrambi i percorsi sono orientati alla ricerca della verità, allora il papa Ratzinger ha buon gioco nel descriverli come paralleli: la filosofia non basta mai a se stessa perché pensa il pensiero ma non possiede il punto d'arrivo, mentre la teologia non basta mai a se stessa perché conosce il punto d'arrivo ma non possiede il pensiero essendo sempre profondamente insufficiente rispetto al punto d'arrivo stesso che è Dio.
In questa descrizione, nel suo richiamo all'università medioevale, Ratzinger non concede molto alla medicina e al diritto. E non li cita quando con un volo velocissimo verso il presente (forse troppo veloce: avrebbe potuto dedicare due parole al Seicento e alle colpe della Chiesa controriformista) parla del "nuovo" protagonista dell'università contemporanea: la scienza. La storia dell'empirismo e la consapevolezza del senso storico del diritto come "ragione pubblica" (tema al quale dedica una sorta di parentesi) non lo deviano dal suo obiettivo: dichiarare qual è il processo della ricerca della verità che non serve solo alla ricerca della verità ma anche alla costruzione di un'umanità buona. Il papa, si destreggia abilmente negando di voler spiegare il contenuto di questa ricerca e termina dicendo che ciò che il papa può dire all'univerisità è solo questo: solo se filosofia e teologia camminano fianco a fianco, simili a due buoni fratelli gemelli, si può pensare che il percorso di ricerca serva insieme la verità e la bontà.
Marcello Cini, nella sua lettera, dopo qualche preambolo retorico e formale, attacca proprio su questo punto: la teologia non alberga nelle università laiche. Dice Cini (cito perché le forme polemiche sono parte del contenuto): "I temi che sono stati oggetto degli studi del professor Ratzinger non
dovrebbero comunque rientrare nell'ambito degli argomenti di una
lezione, e tanto meno di una lectio magistralis tenuta in una
università della Repubblica italiana". E questo perché "fin dai tempi di Cartesio, si è
addivenuti, per porre fine al conflitto fra conoscenza e fede culminato
con la condanna di Galileo da parte del Santo ufficio, a una
spartizione di sfere di competenza tra l'Accademia e la Chiesa". La condana di Galileo è dunque la condanna del dialogo tra filosofia e teologia, per dirla nei termini del papa.
Cini, che scrive ricordiamolo nel novembre scorso, prosegue poi andando più a fondo. E richiama il dirscorso tenuto dal papa a Ratisbona. Non tanto per sottolinearne i risvolti polemici che ne sono seguiti in rapporto alle sensibilità del mondo islamico, quanto per osservare che Ratzinger parla in base a una strategia intellettuale molto precisa: vuole, secondo Cini, dimostrare che la ragione religiosa ha una dignità piena e precisa, tanto quanto la ragione illuminista e fare di questa idea una sorta di "cavallo di troia" per penetrare nel campo che considera avversario e bruciarlo. Un po' come ha fatto approvando la teoria del "disegno intelligente", che per Cini è una vera trappola per la ricerca scientifica. Il papa sembra voler entrare nella "cittadella della ricerca scientifica" per "metterla in riga" e riportarla sulla strada segnata dai dogmi della fede.
Non è che la lettura di Hegel aiuti molto a riportare la pace tra queste culture alternative. I professori della Sapienza non intendevano rendere pubblica quella lettera di Cini e tanto meno pensano che ci possa e debba essere un legame tra quella lettera e le proteste che alcuni studenti stavano preparando per contestare la visita del papa. Gli scienziati, insomma, non intendevano aprire una pubblica partita a scacchi con la Chiesa: non sul piano mediatico. Volevano però che il papa restasse fuori dall'università. E questo non poteva non diventare un fatto pubblico dato che l'invito al papa era pubblico. Il guaio mediatico che ne è seguito ha certamente avvantaggiato le posizioni della Chiesa nello scacchiere mediatico che la contrappone alla scienza. Ma leggendola dal punto di vista delal sostanza, la vicenda non può che dare la sensazione che Cini avesse ragione a temere il senso che sarebbe stato attribuito alla visita del papa: l'obiettivo era proprio quello di dimostrare una confrontabilità e una pari dignità intellettuale alla ragione religiosa e al metodo scientifico. E l'interpretazione mediatica dello scontro dei giorni scorsi è stata proprio questa: gli scienziati hanno contraddetto la propria apertura negando di voler ascoltare il papa. Che questa interpretazione sia falsa è chiaro: ma purtroppo resterà. Ratzinger non è un avversario facile. Se si vuol far capire dalla società, se vuole avere la libertà di ricerca della quale non può fare a meno e della quale in fondo è fatta, la scienza non si può sedere sugli allori dei suoi risultati teorici e deve anche trovare il modo di comunicarli in maniera comprensibile. Nell'incomprensibile dei risultati scientifici, per la società nel suo complesso, ci sono le radici di una domanda di spiegazioni che la Chiesa coglie l'occasione di evadere dal suo punto di vista.
D'altra parte possiamo negare che una ricerca religiosa, filosofica e spirituale abbia un valore enorme? Secondo me, la scienza non si dovrebbe occupare di questo ma gli scienziati se ne devono occupare e in questo di fatto portano nella scienza queste esigenze e questi valori. E allora tanto vale tenerne conto storicamente: perché il metodo scientifico evolve nella storia. Un esempio pratico: il disegno intelligente è un cavallo di troia ma non tutti i cavalli di troia servono a vincere le guerre di troia; perché non è obbligatorio portare il cavallo di troia dentro troia; è molto meglio raccontare l'odissea nella sua interezza e con tutti i suoi significati; in questo modo si comunica e si persegue la ricerca della verità nello stesso tempo.
Hegel ha studiato a Tubinga. La teologia non gli è mancata. La sua dialettica è un tentativo di guardare all'insieme delle storie delle idee dall'esterno, per cogliere il senso si ciascuna storia delle idee in rapporto alle altre. La religione e la filosofia si incontrano, con l'arte, nello "spirito assoluto". Il punto di sintesi è in fondo in un luogo che coincide con la filosofia hegeliana. Che non è negazione dell'altro: è ascolto, amore per la conoscenza, pensiero che si pensa, scienza aperta a ogni storia di pensiero, dialettica, metodo rigoroso, narrazione.
Mica dobbiamo tornare hegeliani. Io sono qui a leggere questo autore per motivi, dicevo di sostegno paterno ai compiti scolastici. Ma è pur vero che uno come Ratzinger non si contrasta con due o tre richiami alla storia delle contraddizioni della Chiesa. Si contrasta anche con una comunicazione adeguata. Non c'è nulla di non etico e non rigoroso nel tener conto che quando la scienza discute pubblicamente con altre discipline deve farsi comprendere e deve scegliere le giuste metafore. La scienza, in quanto filosofia della ricerca, vince non se si pensa come Troia assediata e condannata a essere ingannata dal cavallo insidioso, ma come insieme di Omero e Odissea. Perché libro che ci interessa, diceva Galileo, è l'universo che abbiamo di fronte ai nostri occhi e nel quale noi stessi viviamo.
(Spero di essere stato utile con questo sforzo di lettura e riassunto. Mi scuso per tutte le imprecisioni. E spero che il contributo possa essere migliorato).
Le puntate precedenti di questa specie di "rubrica"... Libertà della scienza (16 gennaio 2008) Leggere nella complessità (13 gennaio 2008) Leggere una storica scomparsa - 2 (6 gennaio 2008) Leggere una storia scomparsa (31 dicembre 2007) Il senso e la visione (22 dicembre 2007) L'Italia e gli italiani (16 dicembre 2007) La complessità della conoscenza (9 dicembre 2007) L'organizzazione informale (2 dicembre 2007) Il comune senso del capitalismo (4 novembre 2007) Il gioco della matematica (28 ottobre 2007) Numeri da leggere (7 ottobre 2007) Fantadesign da leggere (30 settembre 2007) Vivere una lettura filosofica della politica / 2 (23 settembre 2007) Vivere una lettura filosofica della politica (16 settembre 2007) Leggere il video partecipativo (5 agosto 2007) L'identità delle vittime (29 luglio 2007) La poesia di un amico è il titolo del racconto della tua vita (22 luglio 2007) Leggere l'incomprensione (15 luglio 2007) Il destino di leggere (8 luglio 2007) Leggere la razza padrina (1 luglio 2007) Leggere un incontro di civiltà (24 giugno 2007) Lettura bella e popolare (17 giugno 2007) Ricchezza della lettura in rete (3 giugno 2007) Mutazioni nella lettura (27 maggio 2007) Leggere nel futuro della città (20 maggio 2007) Leggere il segreto di un inventore (13 maggio 2007) L'organizzazione da leggere (6 maggio 2007) La felicità di leggere (29 aprile 2007) La scommessa di leggere (22 aprile 2007) Leggere nel pensiero (15 aprile 2007) Leggere nella mente digitale (8 aprile 2007) Leggere nella rete (1 aprile 2007) Leggere gli effetti dell'autobiografia (25 marzo 2007) Leggere memi (18 marzo 2007) Leggere l'identità del reporter (11 marzo 2007) Leggere gli scenari (4 marzo 2007) Leggere di quelli che lavorano (25 febbraio 2007) Leggere dentro e fuori (18 febbraio 2007) Leggere parole chiave (11 febbraio 2007) Leggere appunti su ciò che non può essere scritto (4 febbraio 2007) Rileggere quello che va riletto (28 gennaio 2007) Leggere quello che gli amici hanno scritto (21 gennaio 2007) Leggere quello che gli altri leggono (14 gennaio 2007) Leggere per viaggiare (7 gennaio 2007) Leggere per meditare (31 dicembre 2006) Leggere per citare (24 dicembre 2006) Gli occhiali per leggere (17 dicembre 2006) Leggere, leggerezza, legge (10 dicembre 2006) Leggere o non leggere (3 dicembre 2006) Leggere per lavorare o lavorare per leggere? (26 novembre 2006)
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