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Lunedì, 21 gennaio 2008
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La responsabilità e le conseguenze
Non ne usciamo se non troviamo il modo di cambiare la qualità del dibattito. Tutti dicono che si deve parlare di quello che interessa alle persone. Poi tutti quelli che parlano di politica sui media tradizionali sono tentati di parlare di tutt'altro. La causa è anche del modo in cui sono fatti i media.
Se non troviamo il modo di spostare il centro del dibattito dalle diatribe di giornata alla progettazione del nostro paese e della nostra vita non ne veniamo a capo.
I creatori del nuovo medium orizzontale hanno una responsabilità. Noi tutti che stiamo qui online a scrivere e leggere e citare abbiamo una responsabilità. Abbiamo la responsabilità di trovare il modo di incentivare l'adozione di un'agenda di discussione più adeguata alla realtà del paese. Quali che siano i limiti delle nostre capacità e del nostro medium, anche quello che facciamo qui ha delle conseguenze. Di questa consapevolezza non possiamo più fare a meno.
10:46:02 PM
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La crisi di governo dei media
Una strana successione di fatti. Il papa non va alla Sapienza. Mastella nei guai con la giustizia va a San Pietro. La Chiesa annuncia che l'Italia è a pezzi e che il papa non è andato alla Sapienza per consiglio delle autorità italiane. Il governo dice che non è vero. Le agenzie dicono che Mastella lascia il governo. Il governo non lo sa se non dalle agenzie stesse. Folli vede un nesso tra l'attacco della Chiesa e la decisione di Mastella. L'opposizione chiede che Prodi vada al Quirinale prima della discussione sulla fiducia in Parlamento. Il capo dell'opposizione non vede neppure questa necessità di interpellare il Presidente della Repubblica e chiede il voto. Dini dice che si può fare un governo tecnico (magari lo incaricano di guidarlo). Una crisi di governo tutta fatta sui media. E' vera o virtuale? Di questa faccenda sappiamo solo che nulla è vero. E tutto è peggio che vero.
10:09:51 PM
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Pd online Forse è meglio di niente...
La partecipazione politica non può prescindere dalla rete. Joi Ito ha contribuito tempo fa alla nostra consapevolezza in materia. E infatti un sacco di politica, disordinatamente, si fa anche in rete. Ma i partiti sono pronti? La possibilità che nel Pd si sviluppino oltre ai circoli territoriali anche dei circoli in rete pare che si avvicini. Eventualmente. Se...
Mi pare un dibattito positivo. Anche perché - partiti o non partiti - sono certamente utili dei luoghi di servizio per il confronto dell'informazione e della discussione pubblica online, organizzati per temi specifici. Spontaneamente stanno già nascendo. Diventeranno ancora più incisivi, nella definizione dell'agenda pubblica, se si confronteranno con analoghi luoghi pubblici online per la discussione nei partiti.
3:22:47 PM
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La fiducia come bene pubblico
La dispersione di fiducia attestata in Italia dai dati raccolti dall'Eurispes è un fenomeno grave. La fiducia è un bene pubblico che si consuma come l'ambiente e la qualità della vita. Disperderlo è un disastro per i cittadini e per le persone.
La risposta non è nel pragmatismo chiuso nel breve termine delle scaramucce mediatiche. E non è un fatto che riguardi solo i politici. La Chiesa ha perso addirittura il 10 per cento di fiducia rispetto all'anno precedente. Regge un po' meglio invece la fiducia nel Presidente della Repubblica, a consolidare una sorta di desiderio di laicizzazione in Italia. Alla quale però le forze politiche non sembrano adeguarsi consapevolmente.
Meno fiducia genera, non come unica causa ovviamente, meno investimenti, meno educazione, meno visione di lungo termine, meno legalità, meno futuro. Meno fiducia aumenta solo il ricorso agli avvocati.
Il valore pubblico della fiducia si intende ovviamente considerando la dimensione "pubblica" come una cosa diversa dalla dimensione "statale". "Pubblico" non è uguale a "statale", come "privato" non è uguale a "non statale". Pubblico è un concetto che ha a che fare con "di tutti noi". E la Repubblica da questo punto di vista è la sintesi di ciò che è "di tutti noi". Ma questo argomento si allarga a molte dimensioni: è pubblico il servizio di fare informazione, è pubblico il contegno dei magistrati, è pubblico il comportamento dei politici nelle discussioni... Se si privatizza una di queste dimensioni, facendo giornalismo di parte, personalizzando il proprio ruolo di magistrati, trasformando ogni argomento politico in un trucco per conquistare attenzione, si privatizza ciò che è pubblico e si disperde fiducia.
Abbiamo disperso fiducia per trent'anni ormai. Se una società non ha fiducia non ha futuro. E dunque? Ecco alcune considerazioni personali (ma non troppo :-): 1. Cercare una fiducia di breve termine martellando con la pubblicità e la presenza in televisione non è una strategia ma una tattica. Abusarne genera feedback negativi. (E per di più porta la stessa televisione a perdere credibilità come medium). 2. Una fiducia solida, di lungo termine, si costruisce nel tempo attraverso una storia di azioni ben pensate e ben raccontate. E quando si perde è difficile ricostruirla. 3. Demolire la fiducia nell'avversario in una competizione istituzionale solo per svantaggiarlo nel breve termine può alla lunga demolire la fiducia in quell'istituzione in generale. Perché conducendo in quel modo la campagna, ogni azione dell'eventuale vincitore appare guidata dall'interesse privato e non da quello pubblico.
(Questo vale per chi punta a demolire la magistratura quando viene accusato da un magistrato come per il politico ricco che suggerisce che non pagare le tasse è legittimo... Disperdere fiducia è un errore grave per chi pensa alla dimensione pubblica: è una tattica comprensibile per chi guarda solo ai suoi fatti privati. Ma non fa bene alla convivenza civile. Ironia della sorte è in arrivo in parlamento un voto di fiducia al ministro dell'Ambiente. Che arriva proprio in un momento in cui, dalla Campania a Piazza Affari a Milano, la fiducia non è di moda. E' un modo istituzionale per criticare e valutare l'impatto della critica verso un ministro, dunque va bene: una volta votato però si dovrebbe poter proseguire in un senso o nell'altro con una certa speditezza. Il che non è proprio quello che uno si aspetta ormai).
2:07:24 PM
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1-02-2008; 11:06:14.
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