Luca De Biase
An Italian journalist writes about what's happening in his funny country:
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Giovedì, 3 gennaio 2008
 

La critica ai giornali

Mi pare sanissimo un paese nel quale la critica sia fiorente e vivissima. Mi pare insano un paese nel quale l'arrabbiatura sia un atteggiamento maggioritario. Un paese sano nasce da un'informazione sana e si sviluppa anche in base a una narrazione pubblica critica e visionaria.

Come negare che tutto questo scarseggi o peggio in Italia? Al di là degli eccessi ad effetto comico necessari al suo stile, Grillo osserva che tutto questo manca anche per responsabilità dei media. E non vorrei lasciar passare sotto silenzio il fatto che secondo altri la stessa blogosfera italiana non è esente da critiche. Ne dovremmo parlare entrando nel merito. E lo faremo (lo stiamo facendo da un pezzo, per la verità).

Penso che la critica arrabbiata senza un lato costruttivo sia un'arma a doppio taglio. Porta alla ribellione, talvolta. Ma non porta innovazione concreta. Le proposte di Grillo (taglio dei finanziamenti pubblici ai media tradizionali e incentivo alla nascita di un sistema dell'informazione fatto da "cittadini informati che sappiano le cose, che si occupino del loro quartiere e delle loro città"...) sono un punto di partenza. In particolare, la crescita di un'informazione iperlocale, in fondo volontaristica, strutturalmente orizzontale, di servizio e di qualità, corrisponde a un'esigenza e a un'opportunità straordinaria. Un po' ne stiamo facendo online, ma non si può certo dire che basti.

Un fatto è certo. Da un lato, i media tradizionali non possono e non devono evitare di tener conto di questi fermenti. L'arrabbiatura universale non è sana, ma se c'è non va né cavalcata né negata: chiede risposte. Altrimenti genera fratture, pensieri negativi, autodistruzione. E dall'altro lato, la blogosfera può e deve sviluppare forme di autoorganizzazione più efficaci per fare emergere l'informazione bottom-up che la può rendere ancora più efficace.

I blogger non sono piccoli protagonisti di uno spettacolo fondamentalmente simile a quello che ci hanno offerto i media tradizionali finora. Sono persone che si esprimono e si connettono per spirito di servizio, per bisogno di partecipare, per condividere le loro capacità e per divertirsi. Ma l'atteggiamento culturale che ne emerge va pensato. Anche per questo, la continua riflessione dei blogger su sé stessi non è soltanto autoreferenzialità: ma vero bisogno, critico e potenzialmente costruttivo. Accanto al quale va sviluppata e valorizzata la capacità di generare informazione in modo autonomo e indipendente. L'equazione è semplice: più visione più progettualità, più notizie e critiche, meno rabbia.


2:01:09 PM    comment [];

Bizzarrie dei dati

Ieri la Repubblica ha dato notizia di un sondaggio (di Politecnico di Milano e Nielsen) secondo il quale una maggioranza di italiani preferisce internet alla tv. Ne abbiamo parlato. E abbiamo anche discusso i dati. Dei quali non c'era traccia sui siti di Politecnico e Nielsen. Federico se ne stupiva, giustamente. Da parte mia, ho cercato dappertutto online, anche se non ho avuto il tempo di chiamare qualcuno al telefono. E ho trovato questo: uno studio della Nielsen del giugno scorso che dava gli italiani molto indietro nell'uso di internet e prevedeva che sarebbero restati arretrati per un bel pezzo.
Milano, 5 giugno 2007 - Nell'era delle tecnologie il 52% degli italiani non usa ancora Internet. E parliamo di qualcosa come 26.6 milioni di italiani. Se poi si analizza quel 31% che rappresenta la reale "avanguardia tecnologica" si assiste ad un'ulteriore suddivisione: a fronte di un 14% della popolazione (qualcosa come 7.4 milioni di italiani) che abbina un uso consapevole, interattivo ed evoluto delle tecnologie con un'elevata propensione al consumo di contenuti culturali (sono i cosiddetti Eclettici), troviamo un 17%, pari a 8.9 milioni di italiani (i cosiddetti Technofan) che utilizzano le tecnologie per lo più in modo passivo, come svago o per comunicare. Dai dati che emergono dall'indagine probabilmente questo gap rischia nel futuro di aumentare.
Vabbè. Dati diversi. Significati diversi. Il fatto che l'uso di internet cresca e quello della tv cali mi pare comunque incontrovertibile. Ecco quello che ne deduco in sintesi:

1. Il confronto tra i diversi media dovrebbe avvenire in base a un'unità di misura comune. Il tempo di esposizione ai diversi media potrebbe essere un punto di partenza. Ne parlava Marco. E se ne parlava qui in passato. E ne fa cenno anche Dario.
2. Internet è tra i diversi media quello che potenzialmente offre la migliore base di dati per interpretare il comportamento degli utenti. Anche salvaguardando la privacy, naturalmente. Il che ne può fare una sorta di laboratorio per studiare il comportamento mediatico anche sugli altri media. Il problema è trovare forme di consenso e condivisione dei dati: i dati non dovrebbero essere considerati come asset privati ma come informazioni pubbliche e a partire da questo princio se ne dovrebbe organizzare la memorizzazione e l'accessibilità (il che, me ne rendo conto, non è per niente facile ma è una strada proprio per garantire, insieme, la privacy e per il bene pubblico della conoscenza).
3. Nel confronto qualitativo tra tv e internet, la rete vince o perde a seconda dei punti di vista. La sua varietà è tale da poter consentire ai più esigenti di trovare le cose migliori e ai più passivi di lasciarsi andare alle più basse curiosità. Perché internet porti un contributo stabile e fondamentale di qualità, occorre che chi la usa con spirito di servizio per esprimersi, connettersi e creare una dimensione mediatica innovativa, sia consapevole della responsabilità che si assume. E' il momento per gli internettari di dare il meglio di se per portare il massimo possibile di qualità in quello che fanno. Vedi Sonounprecario, Stefano, Luca.
4. Internet, come dice Luca, ha anche la capacità di frantumare, disgregare il dibattito. La coltivazione della qualità implica l'adesione ad alcune regole di condivisione della conoscenza - tipo la citazione delle fonti - che serve a rendere più solido e "obiettivo" il sapere generato. Saranno importanti anche i luoghi di sviluppo di progetti culturali e informativi comuni.
5. Nel medio periodo, la generazione di informazioni su internet tenderà a svilupparsi in simbiosi con quanto avviene sugli altri media. Non è la contrapposizione frontale ma la collaborazione tra il pubblico attivo e le forme migliori di professionismo che può portare a un'innovazione stabile e soddisfacente. Imho.

Il dominio assoluto della vecchia tv è finito. Ne è convinto Stefano. E molti sono d'accordo con il fatto che ciò sia dovuto anche alla scarsa qualità della tv (per esempio Antonio e Dario). Tutto questo naturalmente ha a che fare anche con gli investimenti pubblicitari. Ma qui la logica è complessa. Come sottolinea Marco Dal Pozzo. Pierluca ha ragione a sottolineare che per navigare in questo mare ci vogliono dei visionari.

Perché da come stanno le cose adesso, gli investitori pubblicitari si sentono ancora più protetti dal sistema tradizionale. Tanto è vero che i diritti di negoziazione per gli investimenti su internet sono di un ordine di grandezza superiori a quelli che servono per la tv (il che significa che per attirare investimenti i siti devono pagare ai centri media molto di più di quanto non faccia la tv; il sistema è questo, piaccia o non piaccia, ma se ne può discutere in un altro post). La cosa si corregge se i dati per internet diventano più sicuri, se la qualità dell'ecosistema che gira intorno a internet riesce a farsi percepire come più affidabile, se il pubblico conferma la tendenza a lasciare progressivamente la tv in un angolo a favore di un insieme complesso di media, se almeno una parte dei contenuti online si concentra sulla qualità. Tutto questo dovrebbe servire a convincere anche i più prudenti investitori pubblicitari a riconsiderare con maggiore attenzione la rete come strumento.

Tutto va nella direzione di dire che c'è un cambiamento profondo in atto. Io penso che internet potrà però contare su un vantaggio in più. Non tutto quello che si trova online è e sarà fatto solo per la raccolta pubblicitaria. Il disinteresse di coloro che con i blog e le altre forme di partecipazione attiva al sistema dell'informazione donano il proprio tempo e la propria intelligenza alla rete è la vera caratteristica differenziante di questo nuovo grande medium. E va valorizzato.

ps. Ha ragione Floria1405 a sottolineare il fatto che mentre Repubblica usciva con un pezzo i blogger commentavano e discutevano, criticavano e contribuivano con altre notizie... Questo è indubbiamente il forte della blogosfera e del medium orizzontale delle persone. Un assaggio di ottimismo che vale la pena di sottolineare, con Bruno, Maurizio, Computermente, Counselingweb, Ciwati...



10:25:18 AM    comment [];


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