Luca De Biase
An Italian journalist writes about what's happening in his funny country:
a laboratory for the study of broken democracy and creative capitalism.
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Martedì, 8 gennaio 2008
 

Emozione a Torino

Già, emozione... Domani una presentazione di "Economia della Felicità" a Torino... Speriamo bene.

(A proposito. Tutti gli appuntamenti pubblici ai quali mi capita di contribuire sono su EffettoMemo).


9:22:22 PM    comment [];

Incredibile salasso degli squali
La crisi finanziaria più assurda della storia

La Goldman Sachs stima che la crisi dei mutui porterà a perdite finanziarie per 2mila miliardi di dollari. Duemilamiliardididollari...

Secondo molti osservatori, l'economia mondiale la pagherà cara. Tutto perché un tizio americano si è inventato quel trucco per cui la sua grande banca d'affari comprava il rischio dei mutui dalle banche al dettaglio e lo rivendeva in pacchetti incomprensibili ai risparmiatori finali. Così le banche al dettaglio si sono fatte prendere la mano e hanno concesso mutui rischiosissimi. Che si sono trasformate in sofferenze. Di fronte al guaio che hanno combinato, i bravi banchieri non si sono persi d'animo e sono riusciti a diluire le loro perdite nelle enormi pieghe dei loro bilanci. Che peseranno in aumento dei tassi per un bel pezzo.

La finanza è una cosa seria. E difficile. Ogni volta che coinvolge i risparmiatori, le famiglie, i consumatori, dovrebbe essere semplificata e garantita in modo particolare. Le informazioni alle persone che non sono ingegneri finanziari dovrebbero essere super-chiare. E comunque non si dovrebbero mettere in mano alle famiglie degli oggetti ad alto rischio nascosto. L'informatica per arrivare a una condizione come questa non manca...

In mancanza di questa barriera all'avidità connaturata con i mercati dei capitali, si rischiano gigantesche crisi come questa. Con conseguenze sull'economia reale. In questo caso, da duemilamiliardidollari...


1:42:39 PM    comment [];

Di chi è la tua voce?
Consulta Ft. Vedi alla voce Google.

Leggo sul Financial Times, in un angolo di un articolo dedicato al "voice blogging" (si usa software per il riconoscimento vocale e si dettano i post a voce; tipo Nuance e SpinVox), un passaggio che fa riflettere:
By donating their voice samples, those who call up the Google information service help the company create a system that could be used for a number of internet applications in the future.
Si tratta di un altro brano della serie "di chi è la tua identità?". Intendiamoci. Niente di allarmante. Secondo il Financial Times, quando si chiama Google per telefono, l'azienda entra in possesso dei brani di voce e li usa per costruire una base di dati sulla quale realizzare un sistema per migliorare il software di riconoscimento vocale. Ripeto: niente di allarmante. Che importa se mi registrano la voce per sapere come pronuncio le parole? Anzi: se un giorno si potrà interrogare Google a voce sarà una comodità in più. (Roba che ha una storia abbastanza lunga, peraltro).

Il problema è il modo di dire: "donating their voice samples". Donating?

Ho cercato nel sito di Google se questa pratica è spiegata. Non ho trovato molto. Solo questo passaggio nella pagina dedicata alla privacy:
"When you send email or other communication to Google, we may retain those communications in order to process your inquiries, respond to your requests and improve our services".
Può essere una sorta di conferma ("improve our services").

Il punto è che la cultura economicista sta penetrando in territori culturali molto bizzarri. L'idea di donare la propria voce (l'intonazione, il modo di pronunciare, le onde sonore...) a un'azienda è bizzarra. Ma dipende dall'idea a monte che un'azienda possa sviluppare brevetti e proprietà intellettuale sfruttando cose che sono di sua proprietà. E se queste cose sono brandelli di patrimonio genetico, voce, immagini, allora si deve dichiarare che l'azienda può avere la proprietà di quelle cose.

Vale la pena di riflettere su questa questione perché è culturalmente determinante. Secondo me, si può aiutare la ricerca conferendo cose (come un esempio della mia voce) che hanno una qualità quanto meno pubblica o non privatizzabile: ma per avere indietro conoscenza che sia altrettanto pubblica e non privatizzabile. (Forse sogno. Ma credo che la proprietà privata della conoscenza vada limitata almeno alla conoscenza che è strutturalmente privatizzabile).


11:28:04 AM    comment [];


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Economia della Felicità
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