Luca De Biase
An Italian journalist writes about what's happening in his funny country:
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Sabato, 5 gennaio 2008
 

Di chi è la tua identità?

Stefano aggiunge un pensiero decisivo sulla questione aperta da Scoble in relazione a Facebook. E sostiene che l'innovazione auto-organizzativa della rete arriverà a regolare l'argomento dell'identità online prima dei legislatori. Concordo.

Mi intriga peraltro la domanda: "di chi è la tua identità?"

Devo dire che ho l'impressione che l'identità sia una di quelle qualità che non hanno prezzo, né proprietà, né definizione esatta. Non è un software che gestisce l'identità online. E non è un insieme di informazioni che collegano univocamente un corpo a un server in rete. E' un gomitolo di relazioni di una persona con se stessa e con gli altri. Ed è una parola ambigua, quindi ricca di possibilità narrative. Può rispondere alla domanda: "chi sono?"; ma anche alla domanda "chi mi credo di essere?", oppure "chi faccio credere di essere?", "chi credono che io sia?"...

Di solito si stabilisce un'identità personale definendo se stessi. Mentre si arriva a dichiarare l'identità di un gruppo definendo le sue differenze dagli altri gruppi. L'identità personale è di solito pacifica. L'identità di gruppo può essere anche molto violenta.

Ma tutto si può dire dell'identità salvo che sia qualcosa di cui si possa avere una forma di proprietà, scambiabile a un certo prezzo. E anzi penso che sia necessariamente un dono che si offre agli altri per contribuire alla ricchezza della relazione. Nessuno se ne può quindi appropriare. Né Google, né Facebook.            


5:35:40 PM    comment [];

Informazione e fiducia

Tito Boeri ha chiesto ai lettori della Voce.info di contribuire con notizie di prima mano alla trasparenza dell'informazione sulla competenza e onorabilità delle persone che detengono il potere nei mercati finanziari italiani. Per porre rimedio all'opacità che sembra coprire le azioni meno cristalline di quei potenti. Le questioni vanno dalle forme delle obbligazioni strutturate imposte ai risparmiatori - che non ne comprendono le implicazioni - alle operazioni verticistiche che molti capi azienda e molti leader di banche svolgono sottraendosi al controllo delle assemblee dei soci. Meno informazione, per Boeri, equivale a meno fiducia nei mercati finanziari.

Luigi Spaventa, ex capo della Consob, pur apprezzando, sottolinea in un commento al testo di Boeri che in Italia sarebbe necessaria accanto a una migliore informazione finanziaria anche una migliore normativa, sulla base della quale i leader delle aziende siano obiettivamente obbligati a tenere comportamenti più trasparenti. E indubbiamente in ogni caso di crisi finanziaria altri paesi come gli Stati Uniti rispondono con un'innovazione normativa che invece emerge molto faticosamente, se emerge, in Italia.

I casi delle nomine alla Telecom Italia di qualche tempo fa, sulle cui nebbie si era espressa sempre la Voce.info, e quello delle Generali in questi giorni, sono esempi importantanti. Sono mancate le informazioni? O è mancata una normativa adeguata? Probabilmente entrambe le risposte dovrebbero essere, con maggiore o minore forza, affermative.

L'informazione finanziaria tipicamente vive dello stesso circo mediatico di quella che riguarda per esempio la politica. Ma le voci autonome, in effetti, non sono mai mancate. Anche se appaiono spesso isolate dal conformismo della normalità. Non solo - bisogna ammetterlo - per una sorta di cattiva volontà degli informatori, ma anche per le scarse conseguenze che di solito hanno le informazioni sull'effettivo svolgimento delle operazioni finanziarie.

Il circo si potrebbe forse aggirare con l'informazione che viene dal pubblico attivo, come suggerisce Boeri. Ne sono convinto anch'io: un'alternativa che venga dal pubblico attivo costituisce una forma concorrenziale all'informazione conformista e con ogni probabilità la migliorerebbe. Ma anche per questo andrebbe accompagnato da un'innovazione normativa. Per esempio sulla diffamazione. Se i giornali possono in qualche modo difendersi in modo solido dalle cause per diffamazione, le singole persone che fanno informazione online rischiano di più e hanno meno difese. Con la conseguenza che devono tenere comportamenti piuttosto prudenti.

Insomma, il nodo dell'informazione finanziaria è importante. Il suo miglioramento avviene attraverso non una ma diverse azioni coordinate: l'iniziativa del pubblico attivo, la valorizzazione delle inchieste dei giornalisti che si danno da fare (e ce ne sono molti più di quanto sembri), il sostegno ai giornali che lavorano per la trasparenza, l'innovazione normativa che favorisca l'emergere delle verità anche scomode. E si potrebbe immaginare un'idea in più: si potrebbe per esempio pensare ad assicurazioni collettive per i blogger che danno informazioni verificate sulla finanza per sostenersi nelle cause che eventualmente li dovessero interessare.


9:11:43 AM    comment [];


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