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Il reddito universale di cittadinanza non si fa senza un pensiero. Joi Ito da leggere

Chi sia interessato al reddito universale di cittadinanza dovrebbe leggere Joi Ito. Il direttore del Media Lab all’Mit fa una ricognizione razionale del tema e si mostra possibilista sulla sperimentazione, non sull’applicazione diretta e immediata. Probabile che una proposta elettorale sia cambiata in corso d’opera da un governo che nascesse attraverso compromessi con i suoi ex avversari politici. Diventando così un oggetto di polemica ulteriore. Ma supponendo che si potesse discutere in modo sensato che cosa si potrebbe dire di quella policy? Primo. Non è una cosa...

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La gestione della conoscenza. Un corso all’università di Pisa

Il knowledge management è un concetto in piena evoluzione. Ne parliamo al corso 2018 all’università di Pisa. Nell’epoca della conoscenza, l’immateriale intorno al quale si concentra il valore non è più un patrimonio di dati ma un processo creativo. Del resto, in questo contesto, il management non è più la gestione di un insieme di risorse noto e stabile in virtù dell’applicazione di una volontà strategica definita dal livello imprenditoriale dell’azienda: è una cultura che interpreta le risorse e le loro capacità di rispondere alle sfide della contemporaneità. Grazie a Enzo Rullani sappiamo...

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La conoscenza della cooperazione. La quantità di informazione non basta

Un’ipotesi quantitativa dell’informazione suppone che l’aumento dell’informazione disponibile migliori le decisioni delle persone. Più la gente ha accesso a una grande, potenzialmente infinita, quantità di informazioni più giuste saranno le sue scelte. Questa ipotesi giustifica ogni genere di operazione di piattaforma mediatica che generi una moltiplicazione dei messaggi: quelle operazioni che dicono “intanto facciamo accedere a tutta l’informazione che chiunque vuole condividere in qualunque modo; poi la gente troverà il modo di usare quell’informazione e di certo starà meglio”. In realtà...

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Promemoria per un umile ragionamento sul PD

All’indomani delle elezioni politiche del 2013, con moltissima umiltà, ho scritto una lettera aperta a Beppe Grillo per proporgli una mossa spiazzante: proporre un programma politico in dieci punti molto concreti e dichiarare che il suo Movimento avrebbe votato per un governo che si impegnasse a realizzarli. Ovviamente, l’umiltà era ben riposta: infatti la proposta non è stata presa in considerazione. Per questo devo ribadire la mia umiltà nel momento in cui mi viene in mente di scrivere una lettera analoga per il PD. Una umiltà tale da indurmi a prepararla con questi appunti. In cinque anni...

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L’inflazione dei sensi

Tutti si sono accorti che la popolazione soffre perché nella grande trasformazione contemporanea è tanto accelerata da rendere difficile coltivare un senso di prospettiva stabile e confortante. Avere una prospettiva significa sapere in che cosa si può investire il proprio denaro, il proprio tempo, la propria capacità di apprendere. Dove studiare? In che cosa impegnarsi? Che cosa sperare? Sono domande alle quali sappiamo rispondere solo se abbiamo una prospettiva. E poiché questo è un problema evidente, in molti si sono messi a tentare di rispondere al bisogno di prospettiva. Con una...

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Se ti capita di poter contribuire al progetto di una scuola nuova

Se ti capita di poter contribuire al progetto di una scuola nuova, da dove cominci? La domanda non è retorica. Chiedo ai gentili commentatori di questo blog di contribuire. Tra l’altro, i loro commenti, volendo, potrebbero andare anche nelle lettere al Sole 24 Ore del sabato, quelle dedicate all’innovazione. Comunque, da dove si comincia per pensare una scuola nuova? Non è una circostanza che capita spesso. Ma in questo periodo storico può succedere con maggiori probabilità. Perché tutte le conseguenze del grande cambiamento socio-economico in atto sembrano convergere...

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Umanamente aumentati: individui, dividui, plurali

Di solito, non si guarda il cannocchiale. Lo strumento allunga lo sguardo oltre il limite al quale sono confinate le lenti naturalmente contenute nell’occhio. Di solito, si guardano le stelle. Allo stesso modo, non si guarda lo schermo del telefono. Ci si guarda dentro. Lo strumento elettronico allunga lo sguardo in tutte le direzioni, lo curva dietro la porta, lo lancia verso la piazza, lo porta alla presenza di un’altra persona che si trova in un altro continente, lo riporta a casa per controllare che tutto vada bene quando non siamo presenti…: insomma, la vista si infila...

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Errore disumano

Il post-umano è umano, ma dobbiamo ancora capire perché. Intelligenze artificiali che girano su computer quantistici potrebbero prendere il sopravvento sugli umani e creare un cambiamento nella direzione dell’evoluzione? Potrebbero cambiare la geopolitica dando a chi controlla quelle tecnologia il potere assoluto sugli umani? Russia, Cina, Stati Uniti ed Europa stanno correndo in quella direzione e sono destinate al conflitto? I robot si approprieranno di tutto questo e cominceranno a dominare il pianeta? Gli scenari fantascientifici non mancano. In questo post si trova la segnalazione...

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Dipendenze digitali, educazione e libertà

I figli di Steve Jobs non erano autorizzati a usare l’iPad. I figli di Bill Gates avevano accesso al personal computer in tempi contingentati. Evan Williams, fondatore di Blogger, Twitter e Medium, non dà il tablet ai figli. Secondo Adam Alter, quei grandi della tecnologia ne conoscono anche i difetti. I pericoli. Le piattaforme più popolari online sono progettate in modo da attirare l’attenzione delle persone per indurle a usare quegli strumenti il più possibile. Lo smartphone è la tecnologia persuasiva per eccellenza. Ormai la gente guarda lo schermo del telefono anche 150 volte...

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Domani e dopodomani

Roy Amara, un tempo presidente dell’Institute for the Future, ha espresso una grande verità non ovvia (attribuita anche ad altri ma sua): “Tendiamo a sovrastimare gli effetti a breve termine di una tecnologia e a sottostimare i suoi effetti nel lungo termine” (“We tend to overestimate the effect of a technology in the short run and underestimate the effect in the long run”). Gli umani sembrano disegnati meglio per reagire ma sanno anche pianificare. L’osservazione di Daniel Kahneman secondo la quale nella maggior parte dei casi gli umani decidono in base...

Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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