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BookBlogging – L’imprenditore di Schumpeter

Immagine di Teoria dello sviluppo economicoJoseph Schumpeter va riletto ogni tanto come si rilegge un classico narratore di miti, o almeno uno scopritore di archetipi fondamentali. 

Il problema di Schumpeter non è la definizione di imprenditore. Anzi, la figura dell’imprenditore, per lui, è il punto di partenza nel suo ragionamento intorno alla riforma della visione dell’economia: per Schumpeter, l’economia non è un sistema circolare costantemente teso ad per arrivare a un equilibrio tra domanda e offerta, ma un sistema dinamico, squassato da continue espansioni e crisi. Delle quali l’azione imprenditoriale è una sorta di acceleratore.
Il mondo di Schumpeter è complesso. Tutto è collegato a tutto. La storia dell’economia è un settore parziale della storia universale «separato per motivi puramente espositivi ma fondamentalmente non indipendente». Ogni fenomeno dunque coinvolge più dimensioni della vita umana. E questo vale anche per l’innovazione. Che viene da una quantità di sorgenti. Ma che ha bisogno di qualcuno che la sintetizzi e la trasformi in un’impresa: quello è l’imprenditore. La persona che ricombina gli elementi – tecnologici, umani, organizzativi… – per creare qualcosa di diverso da ciò che c’era prima e che ha una possibilità di sviluppo. L’imprenditore non è né può essere un conservatore. 
L’imprenditore, come dice Pier Luigi Celli, esce dal solco: etimologicamente, delira. È visionario, non perché veda come un folle quello che gli altri non vedono: ma perché vede ciò che gli altri non vedono e sa come condurli a realizzarlo. L’imprenditore, dunque, dice Schumpeter è leader. Leader di innovazione. Non semplice gestore del processo ma vero e proprio creatore di nuove cornici interpretative. È colui che supera i limiti del possibile. È la forza della distruzione creativa. È rivoluzionario. Non è, per definizione, conformista. È un eroe. Non per nulla, il pensiero di Schumpeter è stato accostato talvolta ai racconti di Ayn Rand (una grandissima scrittrice troppo ammirata e troppo disprezzata alla quale si dovrebbe dedicare una riflessione; recentemente se n’è parlato perché era apprezzata, non per sua colpa, da Greenspan). Il narratore di miti, lo scopritore di archetipi, il profeta Schumpeter: l’impressione è diffusa.
Leggendo Schumpeter ci si accorge che in realtà il suo intendimento non era quello di alimentare un mito ma quello di riformare l’economia e liberarla dal manierismo neoclassico. Per portarla nella vita reale, in mezzo alla gente che fa, inventa, crea, spera e suda. (Per la verità, Schumpeter si interessa meno del sudore che del credito, che considera l’abilitatore fondamentale dell’imprenditore. Sicché,di questi tempi non sarebbe molto ottimista, Schumpeter).
Ma proprio perché non lo discute ma ne fa la pietra angolare della sua grandiosa e innovativa costruzione, Schumpeter genera forse involontariamente il mito dell’imprenditore. Un mito esigente. Chi lo abbraccia e se ne vuole fare incarnazione non può essere compiacente.
L’imprenditore di Schumpeter non è una classe sociale. Non è uno status. L’imprenditore di successo può raggiungere uno status, una ricchezza, un potere rilevanti: ma non per questo resta imprenditore. Ma la sua funzione imprenditoriale è legata alla sua capacità di realizzare innovazione, contro ogni conformismo. E quando si siede sui successi raggiunti, o quando usa i successi raggiunti dai suoi predecessori in azienda, l’imprenditore cessa di essere tale, per trasformarsi in gestore o in rentier.

Alcuni libri che ho comprato              Impressioni mentre leggo
Edoardo Boncinelli
Prima lezione di biologia
Laterza

Erri De Luca
Il giorno prima della felicità
Feltrinelli

Di passaggio in passaggio, dal dna
agli ecosistemi, alla biosfera… Il
sottilissimo spazio della vita
è complesso, fragile, soprendente.

A Napoli. Le avventure di un bambino
che inopinatamente scopre una 
sete inestinguibile di sapere. E trova
libri e racconti memorabili.

Le puntate precedenti di questa specie di “rubrica”…
Il regime dei media (15 febbraio 2009)
Paul Veyne e costantino (9 febbraio 2009)
Sinapsi sociali (25 gennaio 2009)
Le storie contro la storia (18 gennaio 2009)
Io non sono il mio cervello (11 gennaio 2009)
Luminosa oscurità (4 gennaio 2009)
Il nuovo paradigma della finanza (21 dicembre 2008)
Il pericolo e l’intelligenza (14 dicembre 2008)
Beato chi si scandalizza (30 novembre 2008)
Viaggio per la felicità (2 novembre 2008)
Mercato o capitalismo (19 ottobre 2008)
Hacker (12 ottobre 2008)
Odio (27 settembre 2008)
Querdenker (24 agosto 2008)
L’indicibile segreto del segreto (14 agosto 2008)
Il filo dei libri (15 luglio 2008)
Felicità in azienda (28 maggio 2008)
Siamo le nostre azioni pubbliche (11 maggio 2008)
Senza povertà (4 maggio 2008)
Nothing ends (27 aprile 2008)
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L’arte nella storia (9 marzo 2008)
La logica della decrescita (2 marzo 2008)
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La fortuna della filosofia (17 febbraio 2008)
Pensieri astratti su realtà concrete (3 febbraio 2008)
Memoria. Felicità (27 gennaio 2008)
Libertà della conoscenza (20 gennaio 2008)
Libertà della scienza (16 gennaio 2008)
Leggere nella complessità (13 gennaio 2008)
Leggere una storica scomparsa – 2 (6 gennaio 2008)
Leggere una storia scomparsa (31 dicembre 2007)
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Il comune senso del capitalismo (4 novembre 2007)
Il gioco della matematica (28 ottobre 2007)
Numeri da leggere (7 ottobre 2007)
Fantadesign da leggere (30 settembre 2007)
Vivere una lettura filosofica della politica / 2 (23 settembre 2007)
Vivere una lettura filosofica della politica (16 settembre 2007)
Leggere il video partecipativo (5 agosto 2007)
L’identità delle vittime (29 luglio 2007)
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gere l’incomprensione
 (15 luglio 2007)
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Lettura bella e popolare (17 giugno 2007)
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Leggere nel futuro della città (20 maggio 2007)
Leggere il segreto di un inventore (13 maggio 2007)
L’organizzazione da leggere (6 maggio 2007)
La felicità di leggere (29 aprile 2007)
La scommessa di leggere (22 aprile 2007)
Leggere nel pensiero (15 aprile 2007)
Leggere nella mente digitale (8 aprile 2007)
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  • Attenzione a non confondere imprenditore con innovatore.
    Può capitare che le figure coincidano, ma spesso così non è, e in certi casi non è nemmeno possibile dove, (esempio Italia), non c’è una struttura di Venture Capital per supportare belle idee che necessitano di ingenti capitali.
    In moltissimi casi l’idea non basta perchè poi occorre commercializzarla e questo costa, tantissimo, e basti guardare le tariffe dei giornali e delle TV.
    Purtroppo i comunicatori di mestiere, o perchè ignorano o perchè sono pregati di non farlo dal loro inserzionista, non raccontano quali siano stati i colpi di fortuna, le furberie ed anche le illegalità grandi e piccole cui si sono dovuti adattare grandi innovatori per trovare il capitale di rischio.
    Purtroppo questa pericolosa associazione innovatore=imprenditore sta bloccando quel poco di Venture Capital che c’è in Italia perchè si pretende che chi ha una bella idea poi sia anche un bravo imprenditore con il bel risultato che siamo praticamente fermi, o meglio, scivoliamo lentamente all’indietro.

  • beh è schumpeter che fa quella che chiami confusione: in realtà, lui ha tutto il diritto di pensare in effetti all’imprenditore come innovatore (e di ritenere che sarà finanziato dal credito); inoltre, schumpeter esplicitamente afferma che quando non è più innovatore non è più nemmeno imprenditore… se ha avuto successo diventa rentier o altro…

  • Di Schumpter è fondamentale la lezione dell’innovazione distruttiva, che era anche di Mao (innovare è distruggere); però è un pensatore da relazionare al suo tempo dove era possibile innovare con poco e poteva esserci l’equazione imprenditore=innovatore.
    Oggi non è più possibile, ed infatti i maggiori innovatori sono le grandi aziende multinazionali
    http://www.theinquirer.it/2009/01/16/ibm-ancora-una-volta-leader-nei-brevetti.html
    uniche che possono investire in ricerca, sia interna sia finanziando quella universitaria, e sopratutto con i mezzi per commercializzarle le invenzioni.
    Per i geniacci solitari con una bella idea non è possibile fare impresa oggi, a meno che non possiedano capitali propri per avviarsi.
    In questo senso non bisogna creare false illusioni.
    Per far nascere qualcosa occorre:
    – un folle con un’idea innovativa,
    – un assatanato che la realizzi,
    – un visionario che ci metta i soldi.
    Scusa se mi cito.
    http://cannedcat.blogspot.com/2009/01/fantascienza-e-realt.html

Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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