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Attenzione media

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Survey del giornalismo su se stesso

La NewYorkBookReview ripercorre il dibattito sulla crisi e il futuro del giornalismo. Un taglio sintetico per navigare nella quantità enorme di informazioni e idee che emergono su questo tema:– il giornalismo deve fare ricerca, per migliorare il metodo di lavoro che lo distingue nella raccolta, selezione, valutazione, interpretazione, dei fatti (il giornalista non è definito dalla tessera ma dal metodo, artigiano ma epistemologicamente attento, con il quale produce le notizie)– il giornalismo deve fare sperimentazione, per migliorare l’uso delle piattaforme e fare emergere...

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Gian Arturo Ferrari contro l'”ideologia di internet”

In Italia ci sono 3,2 milioni di persone che leggono almeno un libro al mese. Ci sono 2901 case editrici. E in un anno si pubblicano circa 61mila titoli. Il 60% dei titoli stampati non vende neppure una copia. I piccoli editori hanno un invenduto del 95%. I 5 grandi editori (Mondadori, Rcs, Messaggerie, DeAgostini, Feltrinelli) vendono quasi il 90% dei primi 500 libri più venduti. L’Italia è il settimo mercato del mondo di libri. Evidentemente si tratta di un business ad altissimo rischio, con una concentrazione enorme, con un pubblico piuttosto ridotto. Internet è una soluzione o una...

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Laboratorio musica per tutta l’editoria

La musica è più avanti di tutti i vari comparti dell’editoria nell’adattamento alla rete digitale sociale. E le considerazioni di Rafat Ali vanno lette anche in questo senso. C’è da imparare per tutti, compresi i giornali.

1. Comunità strette intorno agli artisti, non ai loro editori
2. Piattaforme sulle quali può succedere di tuttto, non un solo modello di business
3. Nuovi servizi, da scoprire e sperimentare.

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Giornali da discutere

E dunque. I giornali sono in crisi e cercano una soluzione per uscirne. Qualche editore pensa di poter vendere l’accesso ai giornali online. Altri pensano a provvidenze statali. Molti lamentano l’indebita interferenza degli aggregatori che vendono pubblicità usando le notizie pubblicate dai giornali. La discussione sul giornalismo che si è sviluppata grazie ai commenti su questo blog ha evidenziato alcuni temi che mi sembrano da riordinare e approfondire. Riassumo qui. E in fondo al post riporto i commenti originali. 1. Gli editori non hanno mai venduto le notizie; hanno sempre...

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Organizzazione giornalistica 2.0

Gli editori si domandano come dare ai loro giornali un modello di business che stia in piedi. E pensano di vendere le notizie online. I commenti a un post su questo argomento – che parlava di come gli editori non abbiano mai venduto le notizie in precedenza, ma abbiano venduto altro – sono molto stimolanti. Federico Bo sottolinea le conseguenze della rete sull’organizzazione giornalistica. A questo proposito, va detto che la rete ha cambiato la produzione di notizie in modo profondo. La ricerca online è diventata, specialmente in alcuni settori più...

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Basta lamenti. Modelli di business per i giornali

Le proposte si moltiplicano. Dopo i 12 consigli di Mashable, arriva Jeff Jarvis con la federazione di aggregatori locali (TechCrunch). E un’iniziativa di J-lab con cinque editori. Intanto Spot.us avanza. Le notizie locali sembrano al centro della questione.

Intanto, la Huffington commenta la situazione (the future of news will be social). E lo fa sul blog di Facebook.

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Editori, giornalisti, persone

Si sa. Se ne parla fin troppo. I giornali sono in crisi. Una spirale perversa sembra aver preso di mira questo strumento dell’informazione. Meno lettori, meno pubblicità, meno soldi per gli editori, meno soldi per i giornalisti. Dov’è, se c’è, il bandolo dalla matassa? gli editori sono al centro del problema, se il problema è essenzialmente quello del modello di business. E a quanto pare, in questi giorni sono concentrati sull’idea di vendere le notizie online per rispondere alla crisi dei lettori della carta e degli inserzionisti della pubblicità. Ma è una soluzione...

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Scrivendo per Problemi dell’informazione

Scrivere in questi giorni per Problemi dell’informazione è straordinario. Ogni giorno, ogni minuto, arrivano stimoli e suggerimenti. Il tema sembra sempre più urgente: come fare per sviluppare forme di giornalismo sostenibili economicamente. E arriva anche il pezzo di Mashable.

Bisogna fare ordine. In particolare bisogna individuare quali sono le responsabilità e le opportunità dei giornalisti. E quali sono le responsabilità e le opportunità degli editori. Forse arriveranno a convergenza. Forse no. Il pubblico, intanto, sviluppa le sue soluzioni. E non perde tempo.

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Non profit e giornalismo sostenibile

La rete crea spazio per diverse dimensioni organizzative in molti settori economici. Compresa la produzione di informazione e il giornalismo. Accanto alle imprese orientate al profitto, piccole e grandi, locali e internazionali, ci sono le microiniziative individuali dei blog, con pubblicità e senza, con molti lettori o con pochi, con una specializzazione settoriale o generalisti. E in questo contesto si è formato, abbastanza naturalmente, lo spazio per il giornalismo non profit, organizzato e collettivo, dotato di risorse economiche ma non votato alla generazione di utili per gli editori...

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Dialogo sull’informazione senza paura

Ok. I giornali non sono l’informazione. I cittadini e il pubblico attivo possono cogliere le opportunità offerte dalla rete per partecipare all’ecosistema dell’informazione. Lo abbiamo visto. E qualcuno l’ha capito. Ma non è la fine della storia. I problemi sono vari: 1. Come si mette ordine nella complessità di informazioni che arrivano da ogni parte, con una quantità di link e di rimandi a notizie nuove, meno nuove, vere, meno vere, emozionate e razionali, ideologiche ed empiriche… ?2. Come si possono garantire le identità di coloro che pubblicano notizie?3...

Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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