Sulla Columbia Journalism Review, un pezzo di Ann Friedman dedicato a discutere le differenze e a favorire una collaborazione tra curatori e giornalisti (via @gg). E tende a fare vedere una forma di sinergia tra queste due figure.
In effetti, non si vede perché non dovrebbe esserci una simile sinergia. I giornalisti, si spera, sono in parte curatori di informazioni che prendono da varie fonti: alcune sono online, alcune sono invece originali e non si trovano online fino a che i giornalisti stessi non le pubblicano. I curatori specializzati nell’aggregazione di fonti che si trovano online, o solo su Twitter, fanno un lavoro ovviamente diverso. Inoltre i giornalisti sono aggregati spesso in redazioni organizzate da editori, mentre i curatori possono essere da soli o a loro volta possono essere parte di iniziative editoriali.
Come tutti coloro che competono per le stesse risorse pubblicitarie, gli editori che gestiscono giornalisti e quelli che lavorano con i curatori, sono in concorrenza. Ma il punto è che per il pubblico fanno parte dello stesso ecosistema. E quindi una sinergia è realizzata nei fatti se c’è un metodo comune che il pubblico riconosce e al quale riconosce autorevolezza o almeno affidabilità. E avviene contemporaneamente alla competizione per le risorse economiche.
La novità casomai è che con l’avvento dei curatori online, il tempo che passa tra il momento in cui una notizia originale arriva in rete e il momento in cui è diffusa attraverso media diversi da quello nel quale è apparsa per la prima volta tende a scendere molto. E questo aumenta le difficoltà di valorizzare appieno la ricerca delle notizie originali. Il tema è dunque quello di riuscire a sostenere la credibilità di chi fa quest’ultimo mestiere. Con un raddoppiato sforzo di affidabilità e trasparenza metodologica. Imho.
Salve,
Sono Stefano Passatordi e sono il co-fondatore di una startup tutta italiana che si chiama NextMags e che si occupa proprio di content curation. In breve, permettiamo ai nostri utenti di poter facilmente creare e gestire un proprio magazine tematico online. Sfruttiamo i concetti e le tecniche di base della content curation affinchè un nostro utente (un curator) possa affermarsi come punto di riferimento circa l’argomento trattato nel magazine gestito.
Ritengo che giornalisti e content curator siano due facce della stessa medaglia, in molti casi sono figure che si sovrappongono. Infatti, la nostra piattaforma mischia un pò le due figure, permettendo sia di creare da zero un nuovo articolo (giornalista) e sia di “catturare” dal web contenuti già esistenti che vengono inseriti come articoli di un magazine (curator). Quindi un giornalista può essere un curator e viceversa, ma non solo, essendo una piattaforma collaborativa, è possibile che le due figure collaborino allo stesso magazine.Il nostro obiettivo è diventare il punto di incontro tra giornalisti, curator e tutti coloro (privati, aziende e gruppi) che cercano informazione di valore.
Abbiamo deciso di seguire questa strada perchè è evidente, ormai, che il curator ha bisogno del giornalista, ma è vero anche il contrario e insieme chiudono un cerchio importante che può portare un immenso valore al lettore. Un curator non potrebbe esistere senza un giornalista che crea contenuti di valore e che meritano di essere proposti al lettore. Spesso, però, un giornalista, pur scrivendo articoli di valore, non riesce a raggiungere il giusto bacino di lettori interessati. Entra allora in gioco il curator che ripropone l’articolo ai suoi lettori permettendo al giornalista di arrivare dove altrimenti non potrebbe. Il lettore, dal suo punto di vista, ottiene in poco tempo e senza perdere altro tempo in ricerche, contenuti di interesse e di valore. Ecco come, secondo me, giornalista, curator e lettore chiudono un cerchio perfetto.
E’ ovvio che tutto funziona e gira senza problemi, se e solo se, ognuno svolge il proprio ruolo prendendo i meriti per il lavoro svolto e capendo la funzione importante svolta dalle altre parti in gioco. In concreto, il curator deve sempre riportare la fonte originale dando il giusto credito, il giornalista non deve “arrabbiarsi” se vede un paragrafo del suo articolo riproposto da un curator, ma deve capire che gli stanno facendo un favore. Il lettore deve capire che il curator non è il giornalista, ma funge da filtro intelligente rispetto all’enorme rumore presente in rete.
Non dimentichiamoci che tutto nasce proprio dal comune problema dell’enorme quantità di contenuti presenti oggi in rete. Per il giornalista non è facile emergere e raggiungere il target di lettori e per i lettori non è facile trovare facilmente e velocemente contenuti di interesse e di valore. Il curator cerca di risolvere questo problema, rendendo la vita più facile a tutti 🙂
Questo è ciò che penso in merito ed è quello che cerchiamo di fare con nextmags.
Grazie,
Stefano Passatordi
PS: sono venuto a conoscenza di questo articolo, proprio grazie ad un curator 🙂