Si diceva – chiosando Quintarelli – che l’economia delle news è in piena evoluzione, anche se per gli editori questo significa cambiare parecchie cose. Nella consapevolezza che il web riesce ancora poco a compensare le difficoltà dell’analogico.
Anche il Giornalaio sta lavorando su questo argomento con una serie di ricchi articoli.
Quello che è interessante è comprendere il posizionamento del “giornale”. Semplificando, le categorie principali sono: basso valore aggiunto e tanto volume, oppure alto valore aggiunto e basso volume? E’ vero che in basso valore aggiunto e basso volume si chiude, mentre ci vogliono dei veri maghi per fare alto valore aggiunto e alto volume.
La carta consente di difendere il valore aggiunto, ma i volumi stanno scendendo. Mentre il web fa alti volumi, ma è difficile che siano abbastanza alti in una condizione di valore aggiunto tanto basso come quella tipica del web attuale. La soluzione, suggeriscono le fonti del Giornalaio e si intuisce dalla storia dello strumento, potrebbe essere nell’evoluzione del tablet…
Certo, che occorre interpretare lo strumento.
tu dici “La carta consente di difendere il valore aggiunto”:
io domando: perché?
cioè: lo stesso articolo stampato sul giornale di carta e pubblicato sul web ha un valore diverso?
o piuttosto intendi che c’è un’abitudine a pagare il primo (il che è diverso dal riconoscergli un valore…) e ad avere gratis il secondo?
comunque trovo le tue riflessioni davvero stimolanti, e l’argomento è cruciale sia per chi ci lavora sia per chi “sta dall’altra parte” (e sia per chi come me si occupa di acquisto di campagne pubblicitarie…)
Ho raccolto l’invito ad interpretare lo strumento approfondendo come misurare gli attributi. Mi è sembrato doveroso farlo, spero sia utile.
Un abbraccio
Pier Luca