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Quando il dinosauro si svegliò. Rileggendo l’interpretazione e la traduzione con Umberto Eco

Se subisci il fascino della traduzione, prima o poi ti imbatti nel libro di Umberto Eco intitolato: “Dire quasi la stessa cosa” (Bompiani 2003). Ma ci ho trovato un passaggio vagamente misterioso. E scrivo questo post per chiedere aiuto ai lettori che ne sanno più di me.

La traduzione è un collegamento tra mondi di senso e produce una dimensione della comunicazione straordinariamente importante in un pianeta connesso. L’intelligenza artificiale sta cambiando il contesto del lavoro dei traduttori in modo profondo. Ma mentre automatizza alcune funzioni, non può mettere in discussione il valore generato dagli umani e dalla loro conoscenza generale delle culture di partenza e di arrivo, della loro capacità di leggere i diversi livelli di senso dei testi, le loro caratteristiche estetiche, le loro conseguenze epistemologiche. L’interpretazione e la traduzione convergono in un’attività che dimostra la capacità umana di generare valore nella complessità, parallela alla dinamica opposta dell’automazione, che genera valore nella codificazione, nella banalizzazione di aspetti parcellizzabili e ripetitivi di certe attività cognitive.

Il libro di Eco è divertente. Le traduzioni sono una fucina di passaggi intelligenti sul testo e il suo significato. La sapienza narrativa di Eco è un vero godimento.

Ma spero che qualche lettore potrà aiutarmi a interpretare un passaggio del libro che appare oscuro. Umberto Eco commenta il più breve racconto della storia, scritto dall’autore guatemalteco Augusto Monterroso. Il racconto è questo:

Cuando despertò, el dinosaurio todavìa estaba allì.
(Quando si svegliò, il dinosauro era ancora lì.)

La traduzione tra parentesi è di Umberto Eco. Questi immagina un regista che voglia farne un film. E propone due interpretazioni del brevissimo racconto: «(i) il tizio è sveglio accanto a un dinosauro, per non vederlo più si addormenta, e quando si sveglia il dinosauro è ancora lì; (ii) il tizio è sveglio senza dinosauri nei paraggi, si addormenta, sogna un dinosauro, e quando si sveglia il dinosauro del sogno è ancora lì. Tutti ammetteranno che la seconda interpretazione è surrealisticamente e kafkianamente più saporosa della prima, ma neppure la prima era esclusa dal racconto, che potrebbe essere un racconto realistico sulla preistoria. Il regista non ha scampo, deve scegliere una delle interpretazioni».

C’è un passaggio sorprendente nel testo di Eco. Quando dice “racconto realistico sulla preistoria”, Eco sembra pensare che nella preistoria potesse essere realistico un incontro di una persona con un dinosauro. Ma sappiamo che i dinosauri si estinsero molto prima dell’apparizione dei primi ominidi.

La prima interpretazione può esistere, ma non nel mondo della preistoria. Può esistere nel mondo di Peppa Pig: il fratello George gioca sempre con il dinosauro giocattolo che chiama Signor Dinosauro. Se lo porta a letto. E quando si sveglia lo trova ancora lì. L’interpretazione è irrealistica a causa del fatto che Monterroso è morto nel 2003 (l’anno del libro di Eco) mentre la serie di Peppa Pig è cominciata nel 2004. Ma forse altre storie precedenti potevano contenere un giocattolo di dinosauro e un personaggio che poteva svegliarsi accanto ad esso.

In realtà esisterebbe anche un’altra interpretazione, non considerata da Eco. Chi si svegliò era un dinosauro. Se il racconto segnala che nello svegliarsi il dinosauro era ancora lì, vuol dire che il fatto era notevole. Per esempio potrebbe essere che mentre dormiva, gli ultimi dinosauri sopravvissuti soccombevano alle conseguenze del grande cataclisma che aveva portato all’estinzione: e proprio il dinosauro del racconto, l’ultimo ancora vivo, si svegliò solo, ancora lì, sofferente per esserlo.

L’epopea dell’ultimo dinosauro avrebbe anche meritato un racconto, in effetti. Ma non viene in mente a Eco. E non viene in mente a molti. Per esempio non viene in mente al traduttore del racconto per la voce che su Wikipedia ne parla: “When he awoke, the dinosaur was still there.” La parola “he” di questa traduzione dimostra che nella mente del traduttore chi si sveglia è una persona, in particolare un maschio. Non un animale. Almeno Eco lasciava aperta la porta anche alla possibilità che chi si sveglia sia una donna. È una dimostrazione che la traduzione è interpretazione e che l’interpretazione è una scelta successiva all’esplorazione delle possibilità alternative.

Perché questo post? In effetti mi sto occupando di traduzioni. All’incrocio di temi come la media ecology e il lavoro del futuro. E trovo l’argomento affascinante.

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Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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