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Media civici. Ci si può lavorare

Per Ethan Zuckerman, fondatore del centro per i media civici al Media Lab dell’Mit, ha spiegato a Milano Partecipa che non esiste ancora una valutazione scientifica dell’impatto della disinformazione in rete ha avuto sulle elezioni americane del 2016. Ha rilanciato l’idea che i social network siano una sorta di “porta posteriore” (linguaggio hacker che definisce i punti di accesso ai computer che si vogliono esplorare senza il permesso del proprietario) che si può usare per entrare nei media tradizionali e modificarne l’agenda. E mostrando la differenza dei fenomeni occorsi in America, in Francia e in altri paesi, ha suggerito l’idea che la tenuta culturale dei media tradizionali sia fondamentale per impedire a chi fa disinformazione con i social media di modificare il sistema. Ma ha anche detto che comunque non si può restare con le mani in mano di fronte al degrado che colpisce l’informazione in rete. La sua impostazione è chiara: solo la fioritura di una molteplicità di piattaforme potrà garantire la sanità culturale della vita in rete. E questa fioritura si può alimentare tassando le grandi piattaforme attuali e investendo il ricavato nel sostegno alle nuove piattaforme.

L’infodivesità è fondamentale per l’ecosistema dell’informazione. Se tutto passa su una piattaforma o due, si genera un effetto “monocoltura”: la vita diventa fragile.

La modifica delle dinamiche finanziarie è una delle grandi strade maestre desiderate dai riformatori. Ma è anche molto difficile. Un vero e proprio effetto-rete sembra aver catturato un’enorme quota del sistema finanziario e delle attività che dipendono da questo. Comprese molti aspetti essenziali del sistema delle speranze: compresa una larga fetta dell’innovazione a base di startup, compresa la vita dei sistemi pubblici indebitati dai quali dipendono importanti quote della ricerca, dell’educazione e della domanda di innovazione nel mondo. Difficile scalzare la finanza. Anche se prima o poi dovrà accadere. Nel frattempo si osserva che alcuni protagonisti della finanza si stanno dando da fare per riformare la cultura della finanza e renderla più compatibile con un pianeta che ha bisogno di strategie per la sostenibilità.

Ovviamente che la riforma sia difficile non significa che non si debba fare tutto per ottenerla. La ricerca va avanti. Ecco alcune segnalazioni da Syllabus:
The Politics of Democratizing Finance: A Radical View
The Southern origins of sustainable development goals: Ideas, actors, aspirations
The rationality of irrationality in times of financial crises
Trading for Good

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Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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