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Sottili conseguenze dell’ideologia anti-vaccini

Un pezzo di Melinda Wenner Moyer sul New York Times – Anti-Vaccine Activists Have Taken Vaccine Science Hostage – mostra come la trasformazione di una questione scientifica in una questione ideologica abbia conseguenze sottili, pericolose, vagamente labirintiche.

Da una parte, in effetti, l’emergere di una ideologia anti-vaccini ha conseguenze dirette molto precise. Per esempio ha favorito l’epidemia di morbillo che ha colpito 125 persone a Disneyland nel 2015.

Dall’altra parte, ha anche conseguenze indirette. Secondo Wenner Moyer i no-vax hanno trasformato tutto in ideologia e polemica rovente, il che induce gli scienziati a scegliere comportamenti auto-censori quando si tratta di pubblicare articoli che possono mostrare delle debolezze o dei rischi in certi vaccini. Il timore che precisi e specifici difetti di qualche vaccino, provati scientificamente e pubblicati, possano diventare altrettante armi per gli anti-vax è più che fondato: ma induce molti scienziati a scegliere un’estrema prudenza nel pubblicare in materia, il che rischia di peggiorare le conoscenze necessarie per superare quei difetti.

I vaccini sono una grande risorsa per combattere le epidemie. Lo sono in modo provato. Come tutte le tecnologie possono e devono essere migliorati. E per migliorarli, gli scienziati e i tecnologi devono essere a conoscenza di tutto ciò che si sa intorno alle problematiche che possono generare. Per questo la scienza deve pubblicare, correttamente e senza timori, quello che scopre.

La scienza viaggia nel suo metodo. Appena si confronta con approcci ideologici rischia di perdere il filo del suo discorso. Non deve cambiare atteggiamento anche nel mezzo della peggiore tempesta mediatica. Ma non è facile: gli scienziati sono persone. E il loro metodo non è esente dall’evoluzione storica più generale.

C’è qualcosa da fare. Occorre pazienza e senso della prospettiva. Occorre onestà intellettuale. E senso di responsabilità. Probabilmente i singoli scienziati devono impegnarsi di più nel dibattito, i media devono smettere di assecondare i pregiudizi e dare conto in modo proporzionato delle ricerche degli scienziati, i politici devono pensare al bene comune e non ad assecondare le paranoie di qualunque gruppo pur di aggiungerlo al loro carniere elettorale.

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Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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