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Pisa. Knowledge management 2020

Questo post è dedicato agli iscritti al corso di knowledge management 2020, università di Pisa. Ma ovviamente è aperto a tutti. Anche nei commenti.

La conoscenza è al centro di ogni argomento che riguardi il futuro dell’economia. E il management è una cultura che supera la gestione per diventare interpretazione.

Nella sua etimologia c’è il maneggio nel quale il re di Francia imparava a cavalcare, dal maestro che conosceva il cavallo e il modo per guidarlo. Ed era una metafora nel quadro della simbologia del governo. L’insegnante di equitazione interpretava le relazioni tra il re, il cavallo e il sapere necessario a decidere che fare in quel contesto. Il manager era un interprete della relazione tra il re e il popolo perché conosceva il re e il popolo.

Oggi il management della conoscenza è l’interpretazione della relazione generativa di valore tra l’esperienza di un’impresa o di una persona nel suo svolgimento e il compito di elaborarla, ricordarla, comunicarla, e così via.

Oggi, siamo sottoposti a una sfida epocale che forse non immaginavamo di dover affrontare.

Che cosa porteremo dall’altra parte? L’essenziale. Ciò che è leggero e che ha valore. Ciò che dura e ci aiuta a camminare oltre la difficoltà. La conoscenza. E tutti i modi che abbiamo per riconoscerne il senso.

Nel nuovo mondo che troveremo dopo il presente di clausura, dovremo imparare sempre. Non ci sarà più solo efficienza, ma sarò necessaria la resilienza. Non ci sarà una tecnologia separata dall’umanità che la progetta e la usa. Non ci sarà scampo per chi non penserà una società sostenibile. Dovremo difenderci dall’autoritarismo e dalla miopia culturale. Dovremo interpretare la conoscenza come una via di libertà.

E dovremo imparare sempre. Il corso sarà un insieme di discussioni intorno a queste questioni. E si concentrerà intorno alla progettazione di un nuovo modo per interpretare il life long learning.

.Aggiungo le dispense che serviranno da punto di confronto per le lezioni: qui la prima.

4 Commenti

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  • Durante la lezione si è parlato di economia della conoscenza, il che mi ha fatto ripensare ad un saggio che lessi un paio di anni fa, Postcapitalismo di Paul Mason.
    Da grande fan della condivisione della conoscenza, questo libro aveva riacceso le mie speranze utopistiche di un mondo migliore. 
E oggi, in piena pandemia, è interessante rifletterci su.

    Riassumendo molto: Mason immagina un superamento dell’attuale sistema capitalista, fortemente incentrato sul liberismo, grazie all’ “economia di rete”, tutte le iniziative e i movimenti dal basso che spingono verso la libera condivisione di informazioni. Doveroso ricordare che quando parliamo di “informazioni”, parliamo anche di ricerca accademica, progetti industriali, etc: tutti dati che oggi esistono quasi esclusivamente in digitale.
    
La possibilità di replicare documenti senza alcun costo potrebbe mettere in crisi i principi fondamentali del capitalismo, basati su domanda e offerta, e potenzialmente concedere a tutti l’accesso a tutto lo scibile umano.
    
La maggiore diffusione della conoscenza potrebbe quindi portare a ridurre le enormi differenze economiche.
    Se questo non è ancora avvenuto, è anche per via di alcune logiche di mercato che impediscono e criminalizzano la condivisione (DRM, diritti digitali, diritti intellettuali).

    D’altra parte, volendo guardare ad un aspetto positivo di questa pandemia che stiamo vivendo, sono rimasto piacevolmente sorpreso delle numerosissime iniziative di solidarietà: editori ed autori che regalano libri e fumetti, film disponibili gratis su YouTube, ma soprattutto corsi – normalmente a pagamento – disponibili gratuitamente online e professionisti che si incontrano in videochat per seminari disponibili a tutti (rigorosamente gratisi).
    
Il tutto nonostante ci si trovi probabilmente all’alba di una crisi economica.

    Credo che tutto ciò sia in assoluto la cosa migliore che sia emersa da questa reclusione, un sincero spirito di solidarietà e condivisione: come fare a farlo sopravvivere anche dopo la fine della reclusione?

  • Durante la lezione si è parlato di economia della conoscenza, il che mi ha fatto ripensare ad un saggio che lessi un paio di anni fa, Postcapitalismo di Paul Mason.
    Da grande fan della condivisione della conoscenza, questo libro aveva riacceso le mie speranze utopistiche di un mondo migliore. 
E oggi, in piena pandemia, è interessante rifletterci su.

    Riassumendo molto: Mason immagina un superamento dell’attuale sistema capitalista, fortemente incentrato sul liberismo, grazie all’ “economia di rete”, tutte le iniziative e i movimenti dal basso che spingono verso la libera condivisione di informazioni. Doveroso ricordare che quando parliamo di “informazioni”, parliamo anche di ricerca accademica, progetti industriali, etc: tutti dati che oggi esistono quasi esclusivamente in digitale.
    
La possibilità di replicare documenti senza alcun costo potrebbe mettere in crisi i principi fondamentali del capitalismo, basati su domanda e offerta, e potenzialmente concedere a tutti l’accesso a tutto lo scibile umano. 
La maggiore diffusione della conoscenza potrebbe quindi portare a ridurre le enormi differenze economiche.
    Se questo non è ancora avvenuto, è anche per via di alcune logiche di mercato che impediscono e criminalizzano la condivisione (DRM, diritti digitali, diritti intellettuali).

    D’altra parte, volendo guardare ad un aspetto positivo di questa pandemia che stiamo vivendo, sono rimasto piacevolmente sorpreso delle numerosissime iniziative di solidarietà: editori ed autori che regalano libri e fumetti, film disponibili gratis su YouTube, ma soprattutto corsi – normalmente a pagamento – disponibili gratuitamente online e professionisti che si incontrano in videochat per seminari disponibili a tutti (rigorosamente gratisi).
    
Il tutto nonostante ci si trovi probabilmente all’alba di una crisi economica.

    Credo che tutto ciò sia in assoluto la cosa migliore che sia emersa da questa reclusione, un sincero spirito di solidarietà e condivisione: come fare a farlo sopravvivere anche dopo la fine della reclusione?

Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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