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Trump. L’apparente autenticità della scorrettezza

Secondo il pezzo pubblicato da David Weinberger su Nòva ieri, Donald Trump ha successo sui social network perché usa un linguaggio diretto senza tener conto delle regole della buona educazione e della correttezza politica. Insomma sembra dire quello che pensa. Sicché la sua voce appare autentica a coloro che sono sempre più insofferenti del linguaggio preciso e controllato di chi crede nel rispetto della diversità delle condizioni sociali e culturali. Cioè alle persone di destra che sono sempre più insofferenti delle conquiste civili delle minoranze, delle donne, delle opinioni ed esperienze umane diverse: credono che Trump sia coraggioso a dichiararsi del tutto indifferente a questi valori.

«Con questo non voglio dire che Trump sia autentico. Il termine autentico si applica a lui come come il concetto di affidabile vale per un merluzzo: semplicemente non è rilevante. Per essere autentica una persona deve essere vera con se stessa, ma la personalità di Trump è il riflesso autoreferenziale di un narcisista perfetto» scrive Weinberger.

«L’esaltante speranza del web era che il dialogo autentico avrebbe permesso di valorizzare le differenze come mai prima, ma l’unico discorso che Trump e i suoi supporter riconoscono come autentico è lo strombazzamento del potere e il mettere tutto in ridicolo. Al posto del rispetto, della dignità e della compassione, segni della vera autenticità, nel linguaggio di Trump la xenofobia, il sessismo, l’omofobia, l’islamofobia, il razzismo e la lotta all’intellettualismo sono le dure verità che solo i sostenitori di Trump hanno il coraggio sufficiente per riconoscere».

La rete non è stata usata molto da Trump: ha preferito la televisione. Ma la rete ha ripreso molto quello che ha detto Trump. Soprattutto nella cerchia dei suoi sostenitori, di quelli che hanno formato gruppi relativamente chiusi di seguaci dei valori citati da Weinberger. Si parla da tempo di una tendenza alla “filter bubble”. Molti osservano polarizzazioni e altre amenità nel dibattito in rete. Ma del resto la domanda paradossale non è insensata: se il valore della tolleranza non accoglie il proprio opposto si smentisce o si conferma?

Può essere che i valori dell’inclusione e della libertà di espressione, della tolleranza e del rispetto, che sono impliciti nell’architettura della rete debbano trovare il modo di essere compatibili anche con il loro stesso contrario: ma forse, alla lunga, potrebbero riuscire a portare a innovazioni civiche che favoriscano la diffusione di forme di convivenza più decente.

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  • In un mondo di narcisisti vuoi che il miglior narcisista non abbia un trionfo? Io credo che abbia proprio scelto la strada giusta perchè alla fine chi entra nelle case di tutti è la tv mentre internet ci sono persone che non ce l’hanno a casa.

Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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