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Cory Doctorow. Reputazione, meritocrazia e diseguaglianza

440px-Cory_Doctorow_portrait_by_Jonathan_Worth_2Cory Doctorow (nella foto accanto di Jonathan Worth pubblicata su Wikipedia) ha scritto un pezzo super interessante sulla relazione tra reputazione e diseguaglianza, segnalando tra l’altro che la meritocrazia non esiste (LocusOnline).

Certo, leggere Doctorow da un punto di vista italiano è ancor più interessante. Cory si preoccupa delle motivazioni per cui il merito è spiegato non solo dall’impegno e dalle qualità personali ma anche dalle condizioni di partenza e dunque dalla fortuna. Per questo segnala i limiti dell’ideologia del merito. E poi in fondo non tutto è misurabile. Agli italiani può apparire molto sofisticato e iper sensibile, visto che in Italia molto spesso le qualità personali e l’impegno sono sottovalutati rispetto proprio alle condizioni di partenza e la misurabilità dei risultati è spesso contestata. Ma comunque va sottolineato il pensiero che sta facendo Cory. Perché alla fine anche in Italia si può costruire un’ideologia del merito che non tiene conto dell’insieme delle questioni.

Che per esempio non tiene conto del fatto che la logica del merito nel breve termine aumenta le distanze e le diseguaglianze. Nel medio termine, probabilmente, alza anche la qualità della media della società (sia creando incentivi a meritare di più, sia cinicamente eliminando chi demerita troppo). Ma è anche chiaro che nel lungo termine, il sistema viene molto influenzato dalle logiche con le quali si valuta il merito. Se queste generano vantaggi che si accumulano (mettiamo che siano sintetizzati nel denaro e nella cultura) allora la diseguaglianza non diminuisce e forse aumenta, a meno che la velocità di riconfigurazione delle gerarchie sociali sia molto elevata (i vantaggi accumulati in passato sono meno importanti dei vantaggi che si stanno guadagnando nel presente).

Insomma, la meritocrazia è certamente una buona idea, soprattutto nei paesi che privilegiano la rendita all’innovazione. Ma la meritocrazia non è tutto, se si ha una mentalità sensibile, solidaristica, se si ha come obiettivo lo sviluppo umano e non soltanto il benessere individuale.

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Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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