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Il pubblico attivo e i media tradizionali
Bello, divertente e provocatorio il pezzo di James Poniewozik su Time. Ricorda che per la rivista americana la persona dell'anno 2006 era stata "You", il pubblico attivo. E ammette che, per Time, definire Vladimir Vladimirovich Putin persona dell'anno 2007 è stato un ritorno all'antica tradizione di leggere il mondo un po' top-down.
Dice Poniewozik, però, che questo ha secondo lui una qualche giustificazione. E' come se nel web 2.0 il pubblico attivo avesse scoperto un mondo, ma lo avesse lasciato a disposizione dei professionisti:
But who made the big noise in the Web 2.0 world this year? It was Them.
The professionals, the old-media people, the moneymen--all of Them,
conscious that there was profit in Your little labor-of-love socialist
paradise. Story of Your life, right? You make the discoveries, They
make the Benjamins.
Il pubblico attivo continua a piacere a Time, dice Poniewozik, ma una rivista come quella sembra costretta a seguire le mode. E non ha visto nascere qualche nuova moda nel pubblico attivo, mentre sono stati i professionisti a lanciarsi nell'uso innovativo delle tecnologie mediatiche del web 2.0. Anzi, casomai, il pubblico attivo ha dimostrato di apprezzare quando i grossi media tradizionali scoprono personaggi nuovi emergenti dai blog e li assorbono nel loro mondo.
Ma per il pubblico attivo tutto questo ha un'importanza secondaria. Secondo me, quello che conta non è tanto la moda quanto la struttura, la lunga durata, la trasformazione profonda.
Il pubblico attivo dei blog, dei social network, del grande medium orizzontale che si va formando intorno a queste modalità di espressione e connessione delle persone, non è un fenemeno che si possa leggere secondo i parametri della moda. Qualche singolo individuo ne può emergere e diventare di moda. Ma in realtà, il pubblico attivo ha conseguenze ben più importanti. Perché, solo per il fatto di esistere, relativizza il potere dei vecchi media. Questo non è un fatto di moda, ma di struttura. Può non interessare a Time, ma per il sistema - e per le persone - è un cambiamento di lunga durata.
2:25:08 PM
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Benazir
I signori della morte non vogliono dare nessuna possibilità alla pace. Uccidere Benazir è servito a garantire che il Pakistan resti nelle mani dei militari e dei terroristi. Ora il governo spara sulla folla a Hyderabad. Il bottone che può sparare la bomba atomica pakistana fa gola agli artigli dei maligni. Gli americani non sembrano capire che cosa fare. Non possiamo che guardare con sgomento. E soffrire da lontano con le persone che come noi in Pakistan vorrebbero vedere la luce.
Un'importante copertura su GlobalVoices (in aggiornamento continuo con diversi articoli).
Molti commenti, via BlogBabel. Phonkmeister, Yeah! Please flush..., Coraxil compresse, Svevapress, Georgiamada, Chez asa, L'isola dei lotofagi, Condor, Il blog di Antonio Vergara, Step by step, Unpercento, freelabs @ sbarrax, Ma se Lucia fosse andata a letto con don Rodrigo?, Appunti italiani, Panktalk, L'isola che non c'è, Zadrima, La pupa c'ha sonno, Entropy isn[base ']t what it used to be., Articolo11.it, Damiel - teorie e tecniche di una jyhad quotidiana, 365 albe 364 tramonti.
E poi un'esperienza in Pakistan di Leonardo Sakamoto.
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