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Venerdì, 7 dicembre 2007
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La tv dei conflitti
Non ho capito. Ad Annozero hanno parlato tutta la sera di tv. Hanno anche tirato fuori un sacco di temi (conflitto di interessi, qualità dei programmi, rai, outsourcing dei programmi, giovani che lasciano la tv per internet...) e qualche notizia (lucia annunziata per esempio ha fatto vedere i fax delle nomine del mega-spoils-system dell'ultimo periodo del precedente governo. In più molta satira. Hanno letto i sunti-dei-sunti delle intercettazioni recentemente pubblicate da Repubblica. Ma hanno mescolato tutto in un pastone senza molto senso. (cfr. Silenzi).
Il tema centrale della questione delle intercettazioni per esempio (al di là delle inutili cortine fumogene sulla professionalità dei singoli e sulla normalità delle chiacchiere tra concorrenti) è stato individuato dal ministro Paolo Gentiloni nella inequivocabile questione dell'eccessiva concentrazione di potere che si era venuta a creare nel corso del precedente governo, con un'unico centro di influenza politica che governava tutte le sei principali reti del paese. Si può dire che la politica ha sempre influenzato la tv di stato. Si può dire che i concorrenti si parlano sempre tra loro. Si può dire che tutti sono un po' affetti da conflitti di interessi. Ed è vero. Ma quella concentrazione di potere era davvero speciale. Come negarlo? Ma ad Annozero questa semplice constatazione è scivolata in un caos gigantesco, tra l'altro volutamente alimentato dallo stesso conduttore che non cessava di segnalare il suo scetticismo sull'ipotesi che Gentiloni riesca effettivamente a riformare la Rai e la televisione.
Tutta la prima parte è stata dedicata a un lunghissimo intervento di Raffaella Carrà. Che francamente parlava di sé e dintorni. A che pro? Incomprensibile. A meno che non si volesse creare un'impressione precisa, tipo: "noi siamo la tv popolare; l'estrema sinistra è l'unico interprete del sentimento popolare; lo scetticismo nei confronti del governo è generalizzato; la Rai sapeva fare programmi migliori dei format acquistati all'esterno...". Se questa era l'intenzione del programma sono riusciti a dare l'idea che non succederà niente di importante al sistema televisivo.
Ma il piano era quasi perfetto. Hanno parlato anche di internet come un medium dove i giovani cercano e trovano cose molto più interessanti di quelle che offre la tv. Hanno ammesso che se continua così la tv resta il medium delle persone meno informate, meno colte, più sole, più povere... Hanno dichiarato insomma che la tv è in crisi strutturale. E hanno chiaramente dimostrato di non avere la più pallida idea di che cosa fare in merito.
Ora, la questione è proprio questa. La riforma tv non è una faccenda solo di potere. E' una questione fondamentalmente mediatica, sociale, economica e culturale. Se la tv non cambia strutturalmente perde importanza. Se non decide la politica, deciderà la storia.
12:25:42 PM
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Luca De Biase.
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2-01-2008; 9:17:13.
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