Luca De Biase
An Italian journalist writes about what's happening in his funny country:
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Sabato, 8 dicembre 2007
 

Discussione sulla tv

Dopo Annozero (idee nella nebbia, secondo Dario) ho visto una bella discussione sul futuro della tv (a partire dai commenti al precedente post). Con un assunto di fondo: la struttura del sistema televisivo va riformata perché la struttura del sistema televisivo è la causa della forma che prendono i programmi. E della possibilità di farne strumenti di una particolare cordata politica o economica. Credo che sia un assunto corretto. Anche se gli interpreti dei programmi televisivi hanno la possibilità di giocare il loro ruolo in modo diverso, è pur vero che i limiti entro i quali sono costretti e i sistemi incentivanti che li spingono in una direzione o in un'altra sono fondati sulla struttura del sistema.

Ringrazio Giulia e Darmix per le loro opinioni. Che in fondo pongono la questione: come cambieranno le cose? Secondo Massimo e, direi, anche Aldo, la struttura della tv cambierà a causa della concorrenza strutturale di internet e dei media orizzontali che stanno nascendo sulla rete. Discorso simile quello di Mauro, che lavora in una tv locale e che aggiunge un argomento: i pilastri sui quali si regge il sistema televisivo tradizionale si stanno sgretolando. E che la vecchia tv resterà dominante soprattutto sugli strati meno attrezzati della popolazione. A questi argomenti si aggiungono quelli più politici. Chiaramente si deve parlare di conflitto di interessi e di riordino delle norme sull'assegnazione delle frequenze nel passaggio al digitale terrestre, di riforma dell'Auditel, di nuove regole sul mercato della pubblicità. Antonio, in proposito, propone la privatizzazione della Rai. Ma al di là di questo riassunto, naturalmente, vale la pena di dare un'occhiata ai commenti originali, molto ricchi e argomentati, al precedente post.

Ho l'impressione che il sistema televisivo stia cambiando strutturalmente per via, appunto, di internet e dei media digitali. Il palinsesto è sempre meno capace di decidere dell'agenda del pubblico. Il tempo degli spettatori è più libero (con i dvd, i bouquet à la Sky, la moltitudine di progreammi in arrivo sulle iptv, i nuovi set-top-box e le varie interpretazioni delle web-tv che agganciano in modi diversi la grande rete al linguaggio video e al televisore). L'erosione dell'attenzione che il pubblico riserva alle emittenti tradizionali è evidente.

Insomma: c'è una concorrenza di piattaforme e una concorrenza di linee editoriali, con l'emergere di una nuova centralità dei programmi: perché la fine del palinsesto significa che si accende la tv con lo scopo di vedere qualcosa in particolare e non che si accende la tv per vedere quello la tv decide di far vedere. Un minor potere delle emittenti significa un maggior potere del pubblico e degli autori.

Le regole potranno accelerare o frenare il processo. E' chiaro che più lo rallentano, più i vecchi poteri riusciranno a saltare sui nuovi carri.

Ma la realtà è che il pubblico sta andando velocemente altrove. E questa è una grande opportunità per gli autori e i produttori di informazione indipendente. Quelli che sono nati alla scuola delle buone tv locali, quelli che stanno studiando all'università e quelli che si mettono insieme - come una volta si faceva per fondare un nuovo gruppo musicale - allo scopo di produrre documentari e satire di ogni genere, possono cogliere significative opportunità per arricchire il panorama dell'informazione e del divertimento. E questo accelererà l'erosione di cui sopra. La tendenza sembra già evidente in rete. In due post precedenti proponevo due esempi (uno e due). Ma non è finita: che faranno i professionisti liberi della vecchia tv di fronte a queste tendenze? che faranno i politici liberi? che faranno gli imprenditori liberi? secondo me arriverà un momento in cui la tendenza avrà una massa critica tale da convincere in molti a lanciarsi in questa impresa. E di fronte a questa prospettiva ho un insieme di speranze e auguri: che non si faccia tutto in vista di un fatturato immediato; che qualcuno investa sulla qualità non solo sull'idea di occupare uno spazio; che la finanza non si metta troppo in mezzo; che i costi bassi consentiti dall'open source e dalla disponibilità di professionalità possa essere sostenuta da qualche produttore intelligente per fare nascere nuove leve di professionisti fino a farli diventare autori veri... Anche in Italia. Non ci concentriamo sui finanziamenti alle opere, ma sui finanziamenti alle strutture (di produzione, di diffusione, di marketing). E lasciamo che le opere trovino il loro mercato... Ma qui si apre tutta un'altra storia.


5:05:36 PM    comment [];


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