Luca De Biase An Italian journalist writes about what's happening in his funny country:
a laboratory for the study of broken democracy and creative capitalism.
Plus news about media and cultures.
Grazie a Filippo per una sua frase a commento del post precedente."Una rivoluzione culturale necessaria e attuabile dovrebbe partire da uno sforzo collettivo verso un interesse comune". E' possibile? In effetti Wikipedia è "uno sforzo collettivo verso un interesse comune". Quindi è possibile. E' generalizzabile? Vedremo...
Grazie a Gaspar per la segnalazione. La musica è il vero laboratorio dell'ecosistema dei contenuti nell'era di internet. E ora c'è Music Animation Machine. Da vedere/sentire questo esempio.
Il mondo della cultura è stato per lungo tempo una gerarchia guidata da un'élite sofisticata ma particolarmente chiusa. Le brecce fondamentali sono arrivate dall'informazione e dalla televisione: l'accesso al mondo della cultura è diventato meno difficile. Ma le persone divenute così nuovi modelli culturali sono state selezionate non per la qualità del pensiero ma per la notorietà. Perché il modello strutturale era fondato sull'enormità di soldi della pubblicità che si concentravano sull'attenzione generata dalle persone note e dagli eventi che si construivano intorno a loro. Il che ha avuto effetti devastanti.
Oggi l'accesso diventa, in un certo senso, ancora più facile grazie ai blog. Come saranno selezionate le persone che costituiranno i nuovi modelli culturali? Per ora l'eredità dei precedenti sistemi è ancora forte e la televisione influisce ancora sulla definizione dei blogger-modello. Ma già emergono blogger autonomi dall'eredità. E soprattutto emerge una conversazione gestita e animata da persone che non hanno nulla a che fare con la televisione.
Il fenomeno è strategico. Entriamo nell'epoca della conoscenza e il paradigma fondamentale non è più quello dell'economia monetaria: il paradigma è culturale.
Come ipotizza Alain Touraine. "Per un lungo periodo, avevamo descritto e analizzato la realtà sociale in termini politici: il disordine e l'ordine, la pace e la guerra, il potere e lo Stato, il re e la nazione, la repubblica, il popolo e la rivoluzione. Poi la rivoluzione industriale e il ceto capitalistico si sono liberati del potere politico e sono apparsi come la base dell'organizzazione sociale. Abbiamo allora rimpiazzato il paradigma politico con un paradigma economico e sociale: classi sociali e ricchezza, borghesia e proletariato, sindacati e scioperi, stratificazione e mobilità sociale, ineguaglianza e redistribuzione, sono diventate le categorie tipiche di analisi». Ma oggi, dice Touraine, siamo di fronte a un nuovo cambio di paradigma. «Oggi, due secoli dopo il trionfo dell'economia sulla politica, queste categorie sociali sono diventate confuse e lasciano nell'ombra una grande parte della nostra esperienza vissuta. Abbiamo dunque bisogno di un nuovo paradigma: i problemi culturali hanno conquistato un'importanza tale che il pensiero sociale si deve organizzare attorno a essi».
In questo contesto, dobbiamo scoprire come si modifica la mobilità sociale nel paradigma culturale. La generazione di modelli e punti di riferimento non dipende dalla logica dei miliardi della pubblicità. I blogger non sono lì essenzialmente per attirare l'attenzione a favore degli spot. Sono lì per esserci e per connettersi. Questo apre l'accesso alle persone di grande competenza e cultura che credono nell'approfondimento, a coloro che si mettono al servizio degli altri nella ritrasmissione delle cose interessanti che si trovano, a coloro che sono semplicemente in contatto con gli amici, alle persone che si limitano a reagire alle idee vaganti e alle persone che si aggregano per gruppi e bande più o meno votate all'odio e all'integralismo. C'è di tutto.
Questo significa che la generazione di modelli avverrà non in base a una logica lineare, ma seguendo uno schema caotico. Nel quale emergeranno i modelli che per un insieme complesso di motivi vengono accettati: dal tono di voce alla qualità del contenuto, dalla disponibilità alla scelta dell'interfaccia, dalla integrità della loro azione alla velocità della loro reazione... Queste e altre mille variabili saranno in gioco. Con una conseguenza fondamentale: difficilmetne i modelli culturali saranno destinati a durare a lungo. La difesa delle posizioni acquisite sarà sempre più difficile. La conquista del ruolo sarà una questione quotidiana.
Poi si formerà una nuova memoria, un nuovo modo di raccontare le storie, una nuova modalità per giudicarle. E la nuova epoca sarà in asse con il presente. I giornali e i blog, la televisione e i social network non saranno più opposti ma tutti parte della grande rete. E le persone saranno i nodi.
Per arrivarci dovremo imparare molte cose. La valutazione non monetaria della qualità dei messaggi è impegnativa. Le regole del copyright, della libertà di stampa e di espressione, della privacy sono da ridefinire. Le forme di composizione dei conflitti online sono tutte da apprendere. E la relazione tra i grandi e i piccoli player, una relazione non gerarchica ma simbiotica, deve ancora essere ben compresa. Imho.