Luca De Biase
An Italian journalist writes about what's happening in his funny country:
a laboratory for the study of broken democracy and creative capitalism.
Plus news about media and cultures.



Global Voices

Creative Commons License

Scrivimi


blog italia, directory blog italiani
Top 100 Italia di BlogItalia.it e Technorati

Subscribe to "Luca De Biase" in Radio UserLand.

Click to see the XML version of this web page.

Click here to send an email to the editor of this weblog.

 

 

Sabato, 31 marzo 2007
 

Montezemolo contro Google

Mi piacerebbe sapere se davvero il presidente Luca Cordero di Montezemolo ha detto che i motori di ricerca sono parassiti che si abbarbicano ai muri costruiti nel tempo dalla carta stampata. Il presidente dell'organizzazione che possiede, per ora, il 100 per cento delle azioni del giornale per cui lavoro non si offenderà se rispondo - criticamente, costruttivamente e modestamente - con un contributo di esperienza:

1. Se sostiene che internet porta via tempo e attenzione del pubblico ai giornali di carta, probabilmente ha ragione.
2. Se sostiene che Google porta via traffico ai siti dei giornali, probabilmente ha torto.
3. Se sostiene che Google porta via pubblicità alle aziende editoriali, non so se ha ragione o torto.

L'uso di internet è ormai cresciuto impetuosamente. Il pubblico c'è e questo fa probabilmente una grande differenza rispetto ai tempi della bolla. Anche se i valori di borsa attuali delle aziende internettare mi sembrano comunque esagerati. Ed è chiaro che la carta è un tipo di display che si deve riposizionare rispetto al web. Non c'è dubbio che rispetto a dieci anni fa, ma probabilmente anche rispetto a tre anni fa, il web ha portato via pubblico alla carta. Soprattutto ha attratto i giovani, molti dei quali non sono approdati alla carta.

Ma se si accetta che il web c'è, è importante ed è destinato a restare, e se è vero come è vero che gli editori dei giornali rispondono pubblicando anche sul web, allora bisogna studiare come funziona il traffico in rete. E sicuramente si scopre che da Google - compreso Google News - il traffico esce per andare a molti siti di destinazione, compresi quelli dei giornali. Un'occhiata ai dati, per esempio, della StampaWeb, convincerà anche il presidente del fatto che, da questo punto di vista, il motore di ricerca non è necessariamente un parassita. Anzi, direi che vive in simbiosi con i siti di destinazione.

Sulla pubblicità è tutto da vedere. Google non è una concessionaria. E' una piattaforma dove si vendono parole all'asta per associare inserzioni che si pagano solo se qualcuno è interessato e le clicca. Il modello è tanto diverso da quello delle inserzioni sui giornali che ancora non si può dire se Google sta erodendo il mercato della pubblicità sui giornali. Quello che tutti dicono è che la pubblicità sui giornali è un po' cara. Ma è tanto diversa da quella degli altri mezzi che un valore differente, probabilmente, si può comprendere. In America, Google è diventato un sistema che aggiunge pubblicità ai giornali, anche di carta. In Italia, il mercato non è ancora abbastanza maturo.

Di sicuro, c'è ancora molto da studiare per tutti.

Tag: , ,


11:45:32 PM    comment [];

Mind wars

L'Italia è in guerra in Afghanistan e in molti altri posti. Le regole d'ingaggio sono tali per cui tentiamo di essere pacificatori più che portatori di violenza. Ma, insomma, non è facile dire "pace" con fucile in mano. Del resto, quello che veramente diciamo non è esattamente "pace": il nostro messaggio in realtà è "siamo gli amici buoni degli americani".

Se siamo in guerra dobbiamo sapere come si vince. O come se ne esce.

Penso che mai come in questa guerra si vinca con la mente. In questo momento, stiamo perdendo. Perché la cultura dominante è quella che viene dall'Afghanistan. O dall'Iraq. Il pensiero su ciò che è giusto e su come ci si confronta, infatti, è più vicino alla cultura del posto che abbiamo attaccato che al nostro. Mi spiego con un esempio. Leggo sull'Espresso un'intervista di Barbara Schiavulli al mullah Abdul Salam Zaeef. E nonostante sia tutta interessante ne estraggo un brano. Chiede l'intervistatrice: "Le truppe italiane fanno molte cose per lo sviluppo e la ricostruzione nella zona di Herat affidata al loro controllo. E non uccidono nessuno". Ed ecco la risposta: "Voi stranieri cercate di rendere tutto sempre molto semplice. Non dico che gli italiani abbiano mai fatto nulla di male. Ma mettetevi nei nostri panni: gli americani, vostri alleati, ci uccidono in continuazione. Immaginate di avere un fratello morto e una casa appena costruita dagli stranieri: secondo voi cos'è più importante? Direi mio fratello ucciso. Dobbiamo forse dimenticare i nostri morti e gioire per le nuove scuole? Possiamo anche studiare tra le rovine". Come dire: l'economia della felicità è più importante dell'economia della moneta.

Secondo me questo pensiero è vincente. Ci fa sentire in colpa per cose che non abbiamo commesso in quanto alleati di chi uccide. E rende insignificante ogni opera costruttiva che ci proponiamo di fare. L'unica via d'uscita da questo vicolo cieco sarebbe quella di andarsene dall'Afghanistan.

Del resto, questo genere di pensiero si fa strada anche tra i soldati americani se è vero che uno di loro, sulla via di Samarra ha detto: "Siamo in una guerra per bande e noi siamo la banda più grossa".

Se pensiamo di essere una banda tra le altre abbiamo perso.

Possiamo rovesciare le sorti di questa guerra solo pensando in modo diverso. Dobbiamo pensare davvero a quello che di buono stiamo portando in quella parte del mondo. E crederci sul serio. E dare la vita per quello che di buono pensiamo di portare. Se non pensassimo di portare qualcosa di buono, allora dovremmo andarcene da lì. Che cosa portiamo dunque? Un'idea di convivenza nella quale, appunto non vincono le bande più forti e aggressive, ma vince una legge che tutti rispettano per rispetto a tutti. Facciamoci un esame di coscienza: siamo lì per prenderci una fetta di commesse per oleodotti o per lucrare su una fetta di mercato dell'oppio? o siamo lì per garantire al mondo che le persone democratiche e pacifiche possano vivere al sicuro dai mafiosi? oppure siamo lì perché davvero pensiamo che in questo modo difendiamo il nostro modo di vivere dall'aggressività dei terroristi? o tutte e tre le cose?

Dobbiamo darci delle risposte e crederci: ma per crederci dobbiamo darci le risposte giuste.


Tag:  , ,

9:50:40 AM    comment [];


Click here to visit the Radio UserLand website. © Copyright 2007 Luca De Biase.
Last update: 1-04-2007; 11:00:23.
This theme is based on the SoundWaves (blue) Manila theme.
ECONOMIA FELICITA'





(Nòva24Ora!)

Politica/ blog
Politica/ scienza
Retorica catastrofica
Economia nuova
Scienza/ paura
Informazione/ comunicazione
Regole/ telecomunicazioni
Urgenze/ giovani
Chi ha ucciso i giornali?

fuji and lake
Ho visto, in Giappone...

sanfrancisco5
Due passi a San Francisco

verona poster due
Ai poster l'ardua sentenza


blog.debiase.com
www.debiase.com
Web


Google


Planisfero personale
First Monday
Reporters sans Frontières
EquiLiber
Doors of perception
Newseum
Jornalismo & internet
Top100 Qix
Top100 Qix/LucaDeBiase
Future Exploration
www.flickr.com
LucaDeBiase's photos More of LucaDeBiase's photos

Marzo 2007
Dom Lun Mar Mer Gio Ven Sab
        1 2 3
4 5 6 7 8 9 10
11 12 13 14 15 16 17
18 19 20 21 22 23 24
25 26 27 28 29 30 31
Feb   Apr