Luca De Biase

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Mercoledì, 7 marzo 2007

Brandelli d'Italia

Leggevo il pezzo di Tito Boeri e Massimo Bordignon sulla legge elettorale e le sue relazioni con la qualità della politica. E ripensavo agli insegnamenti del mio prof di politica, Sandro Roventi. La scarsa qualità della politica e la frammentazione delle forze politiche non dipendono dalla legge elettorale. Casomai una legge elettorale che aiuta a frammentare le forze politiche è il frutto di un carattere profondo della politica di un paese.

Ho l'impressione che sia così. Da secoli l'Italia è frammentata e non si avvicina a un sistema in grado di gestirsi in modo sintetico. Le mille forze in campo sono da secoli in grado di fermare la crescita di soluzioni politiche unificanti.

Le leggi elettoriali sembrano frutto di questa stessa logica. Ogni volta che c'è una tendenza unificante, forze di ogni genere si coalizzano per fermarla. E quando è stata fermata si fa fatica a riavviarla.

L'unificazione italiana e il fascismo sono forse stati momenti di controtendenza. Ma l'unità d'Italia è stata agli occhi di molti un "cambiare tutto per non cambiare nulla". E gli orrori del fascismo hanno portato il paese a rigettare - fortunatamente - quel genere di unità politica.

La frammentazione ha pro e contro. Di certo fa dell'Italia un paese diverso da molti altri. E' la società e non la politica a generare qualche forma di unitarietà, in momenti particolari della storia. Occorrerebbe probabilmente uno sforzo a livello di media per trovare una forma culturale di unitarietà, in modo da surrogare la mancanza di unitarietà politica... Ma si tratta probabilmente di un'utopia, vagamente bloggeristica... E comunque ciò non toglie che una riforma dell'attuale legge elettorale è doverosa.

Il pezzo di Boeri e Bordignon è una lettura consigliata.

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