Luca De Biase
An Italian journalist writes about what's happening in his funny country:
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Sabato, 10 marzo 2007
 

Ai poster l'ardua sentenza

Una passeggiata per Verona. La città è bellissima. Il centro romano, medievale, rinascimentale, ottocentesco. Il ghetto si riconosce dalle case a sette-otto piani, molto alte. La loggia dei mercanti. La casa Mazzanti, dipinta...

verona poster due

Stanno facendo dei lavori. E così hanno trovato il modo di piazzarci sopra un poster pubblicitario.

Un poster sul palazzo Mazzanti. In piazza erbe. Una piazza che occupa lo spazio che ospitava il foro della città romana.

Mi guardo intorno. La piazza è parte di una città il cui centro è stato nominato dall'Unesco "patrimonio dell'umanità". E come tale ha bisogno di manutenzione, certo. Ma è necessario che la manutenzione debba essere finanziata da poster di ogni genere e gusto?

verona poster tre

In fondo, a sinistra, sul palazzo che ospita la filiale di una banca, il poster che pubblicizza la stessa banca è aggiunto a una intera facciata-poster. L'intera facciata è riprodotta su una copertura che nasconde i lavori di manutenzione.

verona poster quattro

E' una prassi. Evidentemente. Facendo altri due passi si arriva in via Cappello e anche il negozio di una marca di orologi è sovrastato da un palazzo a sua volta in manutenzione, sotto la copertura che nasconde i lavori e ospita un poster della stessa marca di orologi.

verona poster cinque

Mi domando quando finiranno dei lavori che producono tanto fatturato pubblicitario... Mah... Io intanto proseguo nella ricerca delle città illuminate.

10:28:56 PM    comment [];


Delusione, ragionevolezza, sogno: Telecom Italia

Manovrare in modo da uscire da una crisi senza rompere il sistema. Non può essere sbagliato in una situazione pericolosissima. E probabilmente è quello che sta succedendo in Telecom Italia. Si rischia da un lato di soffocare l'azienda più strategica d'Italia per quando riguarda le infrastrutture della società dell'informazione. E si rischia di mandare al tappeto un finanziere che comunque tiene in equilibrio una quantità di società e di realtà finanziarie molto significative per il paese. Senza poter contare su ciambelle di salvataggio chiare, come le solite vecchie banche... Mediobanca e Generali? Vedremo. Capitalia? Vedremo. Intesa e Unicredit? Solo se avranno la possibilità di dimostrare di fare un lavoro serio e ben fatto. Il che non è quando si tratta solo di salvare un equilibrio finanziario compromesso da una gestione a dir poco personalistica.

Valutiamo le cose dal punto di vista del sistema e della "cosa pubblica" degli italiani.

Il piano industriale di Telecom Italia ha deluso la borsa? Non ha alcuna importanza. La borsa si è dimostrata negli ultimi dieci anni totalmente incapace di comprendere come si valuta l'innovazione, come si valutano le telecomunicazioni, come si valuta il digitale, internet, la coda lunga e il valore d'uso. Capisce solo le storie che prendono mediaticamente la fantasia della gente: accordi globali, sinergie miliardarie, crescita a due cifre, profitti giganti, parole d'ordine senza sostanza...

Ma il piano industriale è ragionevole? Boh... Vediamo. Gli investimenti ci sono. Per Stefano sono largamente insufficienti. E se Stefano fa i conti c'è da dargli ascolto. Ma sta di fatto che il piano di investimenti per l'ammodernamento della rete c'è e Stefano Pileri, che è un ottimo manager, non ne è insoddisfatto. E' pur vero che ci sono anche investimenti importanti non destinati alla rete (quello che conta di più per il paese se ci sono regole adeguate), ma al servizio: non so quanto sia equilibrata la ripartizione. Lo capiremo.

Se anche ci fosse ragionevolezza in questo piano (che parte dal presupposto che non si può promettere un business in crescita in un settore destinato alla commoditizzazione a meno di grandi idee innovative che per ora non sembrano venir fuori), è anche vero che non ci sono sogni realizzabili. Di quelli che fanno sorridere. Niente sogni: si fa tutto giusto ma con tanta, troppa attenzione agli equilibri. In questo modo si rischia di fare una razionalizzazione dei costi e della governance senza catalizzare le persone che lavorano in azienda e senza proiettarle verso il futuro. Inducendole nella tentazione di lavorare poco, di malavoglia, o peggio (il che è sempre pericoloso in un'azienda dove passano tanti soldi sotto il naso di tante persone che non hanno stipendi tanto soddisfacenti).

Vabbè. Rossi sa che al momento non c'è probabilmente molto di meglio da fare. Ha presentato un piano industriale complesso e diverso da quello precedentemente approvato e ha dato poco tempo per prepararsi ai consiglieri di amministrazione (con la conseguenza che qualcuno di loro non ha approvato, come - sui giornali di oggi - si legge che lo stesso Rossi abbia detto a commento delle tre astensioni al cda).

Improbabile che ci sia un ribaltone alla prossima assemblea. Storia assurdamente non in linea con la realtà quella secondo la quale Tronchetti farebbe un blitz, cambierebbe il cda e proporrebbe un nuovo presidente (devo dire che anche Pons sulla Repubblica lancia pure illazioni in materia). Improbabile. Se lasciano fare a Rossi se la caveranno tutti.

Ma prima o poi dovrà arrivare il momento in cui qualcuno prenderà in mano un'azienda ancora bellissima, importante e la porterà nella prossima epoca.


12:16:20 PM    comment [];


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