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Domenica, 18 marzo 2007
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Bookblogging Leggere memi Rubrica settimanale casuale ma non troppo sui libri che prendo in mano
Settimana conclusa il 18 marzo 2007
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Libri comprati:
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| Massimo Armeni (a cura di) Comunicare la fisica Zadigroma
Gianfranco Dioguardi Le imprese rete Bollati Boringhieri
| Danel Dennett Il credente e la formica Micromega 2/2007 Almanacco di scienze direttore Paolo Flores d'Arcais consulenza Telmo Pievani |
Era un concetto svilupato dall'antropologia strutturale. Richard Dawkins ne ha fatto una metafora popolare nel pensiero scientifico. Ora è una parola tipica del mondo dei blog.
I memi sono idee che sembrano capaci di vivere una propria vita. La metafora è basata sul funzionamento dei virus. "Un virus non è propriamente vivo, è una stringa di acido nucleico con la fantastica proprietà di essere capace, quando arriva nel posto giusto, nella cellula giusta, di indurla a fare più copie di se stessa e con essa anche del virus stesso", scrive Daniel Dennett, in un articolo pubblicato dall'ultimo numero di Micromega, dedicato alla cultura scientifica.
Dennett è un filosofo della mente e della biologia. Un suo libro di prossima pubblicazione per Cortina Editore si intitola Breaking the Spell: Religion as a Natural Phenomenon. Applica tra l'altro la teoria dei memi e delle sue conseguenze all'analisi della formazione delle religioni (nel quadro del mega dibattito sul rapporto tra evoluzionismo e disegno intelligente).
I memi sono come virus della mente. "Le idee... non solo viaggiano da una mente in un'altra, ma viaggiano anche all'interno della singola mente perché le rivedete e le risentite, e ogni volta che questo accade se ne fa un'altra copia".
La cultura umana è un'insieme di idee. Da un punto di vista evoluzionistico sembra una caratteristica sviluppata dalla specie umana per compiere il proprio destino. "Esistono molte ipotesi sull'origine della cultura umana. Steven Pinker, ad esempio, ha sostenuto che essa è nata sotto la spinta di tre forze: il linguaggio, la socialità e la tecnologia. Ovviamente la cultura ha inizio senza che gli individui che ne sono coinvolti ne capiscano l'importanza futura. Così come ciascuno di noi in questo momento non si rende conto che ospita qualcosa come 90 trilioni di simbionti, le nostre stesse cellule sono un esempio di simbiosi. Per fortuna stanno nel nostro corpo solo per farsi trasportare e senza alcuni di loro, come alcuni batteri che abitano il nostro intestino, non potremmo nemmeno vivere".
Alcune idee, però, sono fatte in modo da prendere possesso dell'individuo e condurlo all'obbedienza.
Dennett racconta, sempre per raffinare la metafora, di un comportamento tipico di alcune formiche che cercano di arrampicarsi sul filo d'erba fino a raggiungerne la cima. Sprecano nel tentativo molte energie e non trovano alcunché di interessante per la loro sopravvivenza. Perché lo fanno? Perché nel loro cervello è entrato un parassita, il dicrocoelium dendriticum che deve entrare nello stomaco di una pecora per riprodursi: entrando nel cervello della formica la spinge ad arrampicarsi su un filo d'erba in modo da aumenttare le probabilità di entrare appunto, nello stomaco di una pecora.
Quel parassita è come un'idea che prende il controllo di un individuo umano e lo spinge a comportamenti precisi e, da un certo punto di vista, vagamente assurdi. Naturalmente si può pensare che la religione sia fatta di idee di quel tipo. E il numero di Micromega che ospita questo intervento di Dennett è densamente popolato di argomenti che inducono a pensarlo. Ma di idee di questo tipo ce ne sono un mucchio. Le ideologie, le passioni incontrollabili, l'avidità... Si potrebbe addirittura dire che un gruppo di idee di questo tipo, come quelle religiose, si pongano in competizione con altri gruppi di idee di questo tipo: per cui, per esempio, alcune religioni si pongono in contrasto con il comunismo o con il consumismo.
Non credo che ne venga fuori un quadro molto chiaro, in questo modo. Ma il contributo dell'analisi delle idee in quanto memi che si moltiplicano, facendosi duplicare ogni volta che sono pensate e comunicate, ha delle potenzialità esplicative piuttosto importanti. Non c'è dubbio che, in fondo, ogni comunicazione e ogni creazione di consenso ha caratteristiche simili a quelle delle idee raccontate da Dennett in chiave di critica del pensiero religioso. Perché ogni volta che si convince qualcuno di una propria idea si replica quell'idea creando nello stesso tempo nell'altro un comportamento che non avrebbe avuto in mancanza di quell'idea.
Nel mondo dei blog questo fenomeno si sta sviluppando in modo particolarmente interessante. Perché il meme qui non è tanto un'idea in se che si replica da un blog all'altro, quanto una domanda che si passa da un blog all'altro creando un'interminabile serie di risposte e interpretazioni diverse e confrontabili. Il meme nei blog è un generatore di nuove idee più che un virus che modifica le idee degli altri secondo uno schema precodificato. A me pare che questo genere di evoluzione sia un fenomeno fecondo.
Le puntate precedenti di questa specie di "rubrica"... Leggere l'identità del reporter (11 marzo 2007) Leggere gli scenari (4 marzo 2007) Leggere di quelli che lavorano (25 febbraio 2007) Leggere dentro e fuori (18 febbraio 2007) Leggere parole chiave (11 febbraio 2007) Leggere appunti su ciò che non può essere scritto (4 febbraio 2007) Rileggere quello che va riletto (28 gennaio 2007) Leggere quello che gli amici hanno scritto (21 gennaio 2007) Leggere quello che gli altri leggono (14 gennaio 2007) Leggere per viaggiare (7 gennaio 2007) Leggere per meditare (31 dicembre 2006) Leggere per citare (24 dicembre 2006) Gli occhiali per leggere (17 dicembre 2006) Leggere, leggerezza, legge (10 dicembre 2006) Leggere o non leggere (3 dicembre 2006) Leggere per lavorare o lavorare per leggere? (26 novembre 2006)
Tag: letture, libri, Daniel Dennett
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