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Media Civici, una costellazione di iniziative emergenti. Il codice è insieme software e regola di comportamento

Da circa sette anni, specie nel mondo anglosassone, si lavora intorno all’intersezione del concetto di media con quello di cittadinanza. L’idea dei media civici sta evolvendo rapidamente e si candida a diventare importante almeno tanto quanto lo è stata l’idea di social network negli anni scorsi.

Nel 2007, nel corso di uno storico forum alcuni importanti pensatori e innovatori hanno discusso intorno al tema dei media civici all’Mit. Henry Jenkins, che dall’Mit si è spostato ad Annenberg, i media civici possono essere definiti come «media usati per promuovere e amplificare l’impegno civico». Nel tempo la riflessione sulla differenza tra l’impegno civico e l’impegno politico si è andata chiarendo, anche se il confine resta mobile. Sui media civici si producono e scambiano documenti e informazioni, si raccolgono istanze e si prendono decisioni rilevanti per la comunità civile. Potenzialmente, i media civici consentono di ridefinire il rapporto tra cittadinanza e pubblica amministrazione. Con la crescita del tema degli open data e della partecipazione democratica online, la soluzione dei media civici diventa sempre più importante.

Dalle prime riflessioni pionieristiche si sono evolute riflessioni mediologiche, alimentate dall’urgenza di comprendere la prospettiva attivata dalla digitalizzazione delle piattaforme dell’informazione. In Italia, la Fondazione Ahref ne ha fatto il centro della sua attività. L’intuizione fondamentale è la connessione tra il codice – inteso come software – del quale sono costituite le piattaforme, e il codice di comportamento che regola la convivenza, sulla scorta della ricerca portata avanti da Lawrence Lessig negli Stati Uniti e in Italia dal Centro Nexa del Politecnico di Torino. Applicando l’intuizione al mondo dei media, gli algoritmi del civismo si incarnano negli algoritmi delle piattaforme. «I cittadini sono tali se possono partecipare alla cosa di tutti. La repubblica delle idee – la repubblica, con le sue regole a salvaguardia delle minoranze e a favore dei beni comuni – è l’unico spazio di tutti dove la convivenza civile si può sviluppare in pace» si diceva in Cambiare pagina, suggerendo che l’informazione che circola sui media «nasce dalla ricerca, dunque dal metodo» e ha tanto più valore civico quanto più il metodo con il quale è ricercata è a sua volta un algoritmo incarnato nelle piattaforme che richiami gli utilizzatori al codice di comportamento necessario a fare dell’informazione uno strumento di cittadinanza. I principi fondamentali del metodo con il quale l’informazione può essere considerata di qualità – accuratezza, indipendenza, completezza, legalità – diventano metodo e algoritmo nel momento in cui la loro responsabile applicazione è richiesta per poter utilizzare le piattaforme che a quel punto sono a pieno titolo «media civici».

Inchieste partecipate. Cittadini e professionisti dell’informazione si accordano su un metodo per la produzione e condivisione di informazioni su temi rilevanti per la comunità – ispirato ai principi di accuratezza, completezza, indipendenza, legalità – per poi raccogliere notizie e proporle online con buona qualità espositiva. Naturalmente, quando queste iniziative vengono riprese dai media tradizionali e raggiungono una buona notorietà è un successo. Ma il loro scopo è costruire ambiti di attività civica per le persone sensibili della comunità e di alimentare un’educazione alla qualità dell’informazione sui media. (Vedi Cittadini reattivi).

Open data. L’esplosione della disponibilità di dati rilevanti per la convivenza civile e la vita quotidiana delle comunità consente di accedere a fonti straordinarie per conoscere come stanno le cose a livello strutturale e profondo. Le iniziative che servono a gestire queste grandi quantità di dati, con software adatti a darne conto e a elaborarle in modo facile e corretto, vanno dal data journalism all’infografica. La disponibilità dei dati, peraltro, non è sempre garantita dalle pubbliche amministrazioni e per questo molte attività in questo settore diventano forme di collaborazione tra i cittadini per ottenere l’accesso ai dati. (Vedi Diritto di sapere)

FactChecking. I fatti vanno verificati e questo è di solito fatto dalle redazioni giornalistiche. Ma la quantità di notizie che circolano in rete rende questo lavoro ancora più importante e certamente più intenso. Per questo una piattaforma per il factchecking civico, che coinvolga la cittadinanza, sulla base di un metodo condiviso può essere molto utile e potenzialmente strategica, al servizio di molte iniziative di cittadini che vogliaono monitorare la documentazione sottostante alle informazioni che circolano per temi fondamentali per la politica, l’economia, la ricerca scientifica, e così via. (Vedi Factchecking).

Decisioni. I cittadini possono essere chiamati a prendere posizione su decisioni che riguardino la destinazione di risorse tra forme alternative di utilizzo, nel quadro delle compatibilità organizzative e di bilancio che costituiscono il quadro all’interno del quale trovare il compromesso giusto. I bilanci partecipati che si sono sviluppati in diversi paesi vanno proprio in questa direzione. (Vedi Capannori e Marco Boschini).

Movimenti. Le attività di movimenti, gruppi politici, candidati, ong, associazioni, fondazioni e altre istituzioni che hanno un’agenda, vogliono raccogliere fondi e usarli in modo trasparente, vogliono organizzare iniziative con la partecipazione dei sostenitori, usando la rete come base di lavoro, possono oggi adottare piattaforme costruite proprio per questo scopo. Anche i programmi di questi movimenti possono essere costruiti coinvolgendo i cittadini. (Vedi NationBuilder e NgpVan; e loro concorrenza, LiquidFeedback)

Consultazioni. Le istituzioni conservano in ogni democrazia rappresentativa la loro responsabilità di decidere sugli indirizzi fondamentali della vita civile in base ai poteri che sono loro assegnati dalla costituzione. Ma possono voler coinvolgere i cittadini nella raccolta di istanze e punti di vista, aprendo la fase preliminare dei processi decisionali alla partecipazione dei cittadini in consultazioni regolate e mirate al tema in discussione. Il problema è rendere queste consultazioni efficaci e gratificare i cittadini non solo con la possibilità di inviare idee ma anche di vedere che sono effettivamente state prese in considerazione. (Vedi le consultazioni aperte in Europa).

Mutuo soccorso. Indipendentemente dalle istituzioni, i cittadini prendono molte decisioni e iniziative che riguardano la comunità. Se documentano in modo sistematico gli obiettivi e i risultati delle loro iniziative civiche facilitano gli altri cittadini che fronteggiano problemi analoghi, evitano loro di commettere gli stessi errori e possono contare sull’esperienza altrui per migliorare a loro volta le loro attività. (Vedi alcuni temi dell’informazione di mutuo soccorso).

Vedi anche:
What is civic media?
Mit Center for Civic Media
Blog di Herny Jenkins
Blog di Ethan Zuckerman
Pietro Speroni di Fenizio
Principi e pratica dell’informazione
Spazi giornalistici di nuova generazione
Rodotà. Diritti degli utenti delle piattaforme
Kourilsky. Il tempo dell’altruismo
Innovazione nell’ecosistema dell’informazione
Lloyd e Giugliano sull’obiettività

Al tema dei media civici è dedicata una ricerca di prossima pubblicazione del servizio informatico del Senato italiano con la Fondazione Ahref. È in bozza un libro scritto dall’autore di questo blog che si occupa di media civici e informazione di mutuo soccorso.

Non è stato fatto per questo post un esame esaustivo di tutte le risorse disponibili e delle iniziative intraprese su questi temi. Se i commentatori volessero essere così gentili da aggiungere i loro suggerimenti ne tireremo insieme fuori una pagina da alimentare nel tempo in modo collaborativo. Grazie in ogni caso a tutti.

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Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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