Le reazioni all’EU-US Privacy Shield, pensato per sostituire il Safe Harbour nella definizione delle regole per il transito di dati tra America ed Europa, sono divise tra i favorevoli e i contrari: come poteva essere diversamente? Ma le due posizioni hanno qualcosa in comune: sono basate sulla fiducia o sfiducia, non su fatti precisi. Anche qui non potrebbe essere diversamente, visto che l’accordo rimanda a precisazioni che dovrebbero arrivare nelle prossime settimane, come richiesto dai Garanti europei. Ma c’è qualcosa di più. Questi accordi non possono che basarsi sulla...
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Paper. I limiti della singolarità, i buchi neri dell’evoluzione tecnologica e il rallentamento della crescita esponenziale
Ci vuole un po’ di tempo a leggere questo paper, zeppo di formule e grafici. Il titolo è: On Singularities and Black Holes in Combination-Driven Models of Technological Innovation Networks. Gli autori sono: Ricard Solé, Daniel R. Amor, Sergi Valverde. Si trova su Plos. Parla dell’evoluzione della tecnologia. La domanda di fondo è questa: la tecnologia evolve seguendo uno schema esponenziale? Oppure va in modo lineare? O addirittura rallenta? Gli autori hanno i dati secolari dei brevetti. E una teoria da verificare: la tecnologia evolve con la generazione di innovazioni che...
Usa-Ue: le lobby fanno la differenza sui dossier privacy, net neutrality, tasse
Con il nuovo accordo sulle regole per il trasferimento di dati tra Usa e Ue, l’Europa segna un punto a favore dei suoi principi di protezione dei diritti della persona. Ma la forza che ha portato a questa decisione è quella delle multinazionali digitali americane che hanno di fatto spinto il governo Usa a cedere, promettendo di non fare più sorveglianza di massa contro gli europei. La Microsoft aveva addirittura avviato un piano di costruzione di datacenter in Europa e affermato che quelli siti in Germania sarebbero stati sottoposti all’amministrazione fiduciaria della Deutsche...
Perché ci domandiamo dov’è il centro delle startup in Italia?
Da quando è partita la storia delle startup italiane – cioè da quando si chiamano così – c’è un sottodibattito relativo al modello da perseguire: 1. Il discorso mainstream è stato dominato da una visione molto influenzata dall’esempio di Silicon Valley; 2. Molti osservatori hanno invece criticato la centralità della California e sottolineato la moltiplicazione dei modelli, indicando Israele, Londra, Berlino e altri esempi come dimostrazione; 3. Altri hanno detto che l’Italia è diversa da tutti gli altri luoghi. Tutto interessante. Ma nessuna sintesi banalizzante...
I robot al lavoro. E il 47% degli umani? Una nuova ricerca di Frey e Osborne
Carl Benedikt Frey e Michael A. Osborne, ricercatori a Oxford, nel 2013 avevano scritto un paper supercitato che tra l’altro segnalava come il 47% dei lavoratori americani rischiassero di essere sostituiti da robot e altre macchine (The future of employment: how susceptible are jobs to computerisation?) Based on these estimates, we examine ex- pected impacts of future computerisation on US labour market outcomes, with the primary objective of analysing the number of jobs at risk and the relationship between an occupation’s probability of computerisation, wages and educational attainment...
Il braccio di ferro fiscale. Stati e multinazionali (digitali e non)
Dopo aver raggiunto un accordo con Apple per sanare il passato delle controversie fiscali con la multinazionale americana (qui), lo stato italiano comincia ad affrontare il tema Google (Reuters). Google è accusata, si dice, di aver evitato tasse per 227 milioni di euro tra il 2009 e il 2013. Al di là della valutazione, la vicenda segue un’altro accordo, raggiunto in Regno Unito, tra lo stato e Google. Senza entrare nel merito, il fenomeno si può vedere dall’alto come una sorta di bizzarro aggiustamento, in attesa di meglio. Si direbbe, in effetti, che ci sia un braccio di ferro...
Chi crede all’innocenza dello smartphone? I metadati dicono tutto
Quanto registriamo ogni giorno di noi, senza saperlo? Vale la pena di ricordarcelo. Perché lo smartphone è una macchina della registrazione continua e anche senza ascoltare le telefonate o leggere i contenuti delle conversazioni chi conosce i metadati riesce a scoprire praticamente tutto. Vale la pena di ricordarlo perché l’infosfera è fatta da un sacco di cose, comprese le tracce che lascia ciascun individuo dotato di una protesi come lo smartphone. Una vecchia ricerca riassunta da Dimitri Tokmetzis per De Correspondent lo ricordava qualche tempo fa. In una sola settimana di...
Appunti sulle previsioni riguardanti l’intelligenza artificiale
Nel giorno in cui abbiamo perso Marvin Minsky vale la pena di leggere criticamente le previsioni sui tempi di sviluppo dell’intelligenza artificiale. Minsky era talmente entusiasta della disciplina che aveva contribuito a fondare che negli anni Sessanta pensava che i computer sarebbero diventati più intelligenti degli umani in un decennio o due. Già dagli anni Ottanta si era fatto più cauto. E l’anno scorso aveva detto che nei prossimi quarant’anni ci saranno grandi progressi, ma suggeriva di andarci piano con le previsioni (FT, Mit). Oggi, per esempio, Narrative Scienze...
Diverso potere
Juan Carlos de Martin ha scritto un grande pezzo sul potere all’epoca di internet: Sarà la forza delle democrazie a plasmare il futuro di Internet (Stampa). Consente di vedere come la democrazia coevolva con la struttura della rete. Non si interpreta il mondo attuale affidandosi all’oggettività dei fenomeni tecnologici o delle logiche finanziarie o delle dinamiche delle “guerre” al terrorismo. C’è anche lo spazio del dibattito civico. Anche se appare schiacciato. E per tornare a vederlo crescere occorre una consapevolezza civica che è contrastata proprio dai...
Digital Humanities, Bocconi e Bruxelles
Una disciplina emergente. Le Digital Humanities sono partite come una sorta di applicazione delle tecnologie digitali alla ricerca degli umanisti, con attività di digitalizzazione degli archivi e altro. Ma oggi sono evolute, in parallelo con la pervasività dell’infosfera e l’evoluzione delle problematiche sulla concezione dell’umano. Insomma, non si tratta di più di digitalizzazione dell’abituale ma di esplorazione dello sconosciuto. Vorrei segnalare due programmi di lavoro avviati. Il primo è alla Bocconi. Il secondo all’Istituto italiano di cultura a Bruxelles...
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