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Dalla post-verità alla post-scienza… Germania, Elsevier, open access, “predatory publishing”

La Germania rifiuta di pagare Elsevier per gli abbonamenti alle riviste scientifiche delle università. L’editore di tante riviste scientifiche fa oltre il 40% di margine di profitto sul suo fatturato. Continua ad alzare il prezzo degli abbonamenti. Non paga coloro che fanno la peer review, si fa pagare molto per concedere l’accesso alla lettura degli articoli scientifici. Per converso i contribuenti pagano la ricerca pubblica, gli stipendi dei professori che fanno la peer review degli articoli, gli abbonamenti delle università pubbliche. La cosa non può funzionare più così, dice la Germania...

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Se le bufale fossero trattate come lo spam. Iniziativa di Facebook per non essere Fakebook

Molti servizi di mail hanno avuto un momento di crisi all’epoca in cui lo spam sembrava dilagante e si sono ripresi quando si è trovato il modo di contenerne la quantità e la pericolosità. Nei social network e nei media partecipati, probabilmente, siamo di fronte alla stessa fase del ciclo innovativo: le bufale sono dilaganti e si deve trovare il modo di ridurne la quantità e la pericolosità. Facebook ha cominciato finalmente a occuparsene (New York Times). In modo vagamente burocratico. Ma con attenzione. Ecco i loro punti di azione: “Easier Reporting, Flagging Stories as...

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Programma pro-verità per ecologisti dei media

Nel mondo della post-verità, si diffondono molte notizie false. E parallelamente perdono credibilità le notizie vere. Semplicemente entrano nel grande minestrone. Il punto è che questo rende meno rilevante il lavoro di chi cerca notizie vere e di chi promuove valori autentici. Stiamo parlando di un problema che comincia ad essere risolto solo quando la società se ne accorge. La vittoria disinformata di Brexit, il blitz bugiardo di Trump, la confusione semantica del RefeRenzi con il no come somma maggioritaria di visioni minoritarie e di punti di vista particolari, sono tutti episodi della...

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Proporzionali dentro

L’equilibrio dei poteri teorizzato da Montesquieu nel Settecento e divenuto il fondamento delle costituzioni dei paesi occidentali che hanno seguito le orme degli Stati Uniti non è mai arrivato appieno in Italia. Un po’ sì. Ma non fino in fondo. Perché l’Italia non è forte per le sue istituzioni, ma per la sua società. Mi spiego. L’equilibrio dei poteri americano è istituzionale. I poteri amministrativo, legislativo e giudiziario sono separati e si fronteggiano impedendo che uno di essi prenda il sopravvento, in modo tale che la Repubblica (il bene di tutti) non possa...

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For a better curated media environment

A republic is its rational institutions. A democracy is its informed citizens. Institutions are platforms enabling citizens to decide by following a non-violent process of deliberation and voting. Citizens who know and accept their institutions in their rationality have something fundamental in common: they then can divide on opinions, but they live in the same reality. If citizens think at reality as it is defined by their passions and not by information about their republican, common, rational institutions, than they are not living a fulfilling democracy. Post-truth democracy and all the...

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I costruttori di tecnologia che conoscono le proprie responsabilità

Se qualcuno pensa che i programmatori siano semplici esecutori dei progetti dei loro committenti farebbe meglio a leggere la storia raccontata da Bill Sourour: The code I’m still ashamed of (segnalato da JC De Martin). Justine Cassell, della School of Computer Science alla Carnegie Mellon University, ne fa una questione decisiva: chi fa tecnologia dovrebbe avvertire la responsabilità delle conseguenze delle sue opere (web page di Cassell). Il 5 dicembre ci sarà un convegno importante su Etica e responsabilità sociale dell’informatica a Milano. Il fatto è che i progetti tecnologici sono...

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Post-truth democracy, politically correctness and other lies

We are debating like creazy about post-truth democracy. But we should put it in perspective. Before post-truth politics there wasn’t any “politics of truth”: lies have been the raw material of the political fabric for a lot of time (see a really great survey by the Economist). And yet there is an impression of a sort of accelerating pace for the lying side of politics. Some are trying to explain it by looking into the dynamics of social networks. Others are more convinced that the origin must be in the changing structure of Western societies. But these analytical directions are not helping...

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Qualità dell’informazione come progetto

Con la vicenda Trump il dibattito sulla disinformazione in rete è diventato imponente. In alcuni post precedenti si sono citati diversi autori che se ne occupano. Le osservazioni più frequenti degli analisti più attenti si concentrano sulla tendenza dei social network a dividere il pubblico in gruppi di persone che si assomigliano rendendo più probabile la diffusione di notizie gradite in quei gruppi, indipendentemente dal fatto che siano vere o false. Molti commentatori meno attenti si limitano a lamentare la disinformazione e a prendersela con internet, il web, la dipendenza dal cellulare...

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Preconcetti, strategie, pratiche: conseguenze di Trump sulla sinistra, la tecnologia, l’Europa

Trump è il più furbo o il più intelligente? Sicuramente la vittoria del posto di lavoro politico più importante del pianeta legittima ogni tipo di conclusione: ma sarà bene che chi ritiene di avere idee migliori di quelle di Trump faccia un’analisi veloce, realistica e senza pregiudizi. Nell’intento di riprendere la leadership dell’intelligenza, avendo evidentemente perso sul piano della furbizia. Ma innanzitutto. Chi è stato più intelligente negli ultimi trent’anni? Cioè chi nell’evoluzione del potere ha avuto una più forte e precisa visione strategica che ha...

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L’intelligenza imbecille e il pensiero automatico nella scatola nera

«Usiamo il cervello tutto il tempo e non sappiamo bene come funziona», dice Pierre Baldi, ricercatore nel campo del machine-learning all’università di California, Irvine. Allo stesso modo useremo le macchine che imparano anche se non sappiamo bene come. Il problema della “scatola nera” algoritmica è accettabile per chi ragiona in modo pragmatico e sostiene “basta che funzioni” mentre è inaccettabile per chi ha bisogno di comprendere le responsabilità delle decisioni che si prendono in base al ragionamento automatico. Ma l’analogia tra scatole nere...

Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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