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La liberazione per via tecnologica e il suo contrario. La paura non viene dall’innovazione

La scoperta del fuoco per una società primitiva diventa un mito primordiale, prometeico. La potenza che la tecnologia che controlla il fuoco regala agli umani, per la preparazione del cibo e la fusione del metallo, è pari alla potenza del fuoco che esce dal controllo umano, brucia foreste, case, persone. Osservando il fuoco si può sentire insieme il potere e il pericolo.

libro-vivekQuesta emozione dicotomica si sente osservando un’auto che si guida da sola. E giustamente Vivek Wadhva dedica al guidatore dell’auto senza pilota il titolo del libro che propone per riflettere sulle grandi scelte che sono di fronte all’umanità. Questa figura potrebbe essere mitica per la nuova accelerazione tecnologica che abbiamo di fronte: il guidatore è pur sempre umano, anche se non è più il singolo pilota alla guida della singola auto, ma diventa un insieme di progettisti, di sistemisti per la gestione dell’informazione, di lavoratori del monitoraggio e della cybersecurity che a distanza sviluppano e aiutano a funzionare sistemi di trasporto sempre più autonomi.

L’emozione di perdere il controllo si accompagna all’emozione di vedere una macchina che fa il nostro lavoro. Qualcuno forse ricorda la prima stampante. Si passa dalla macchina per scrivere, nella quale la battitura della lettera e la stampa sul foglio avvengono simultaneamente: se si sbaglia si cambia il foglio e si butta tutto il lavoro fatto fino a quel momento, ma l’accuratezza è sotto controllo e il foglio non si inceppa senza che qualcuno non sia sempre lì pronto a intervenire. La stampante funziona in un tempo separato da quello della battitura delle lettere. Emozione. Quel tempo può essere usato per correggere gli errori senza spreco di carta. L’atto della stampa invece può consentire di svolgere altre attività nel frattempo lasciando però che la stampante possa andare fuori controllo, incepparsi, terminare la carta senza avvertire… Certo, mettere sotto controllo le stampanti è stato relativamente facile per la società. Il fuoco e le macchine che si guidano da sole (ma anche le macchine guidate da umani) presentano maggiori complicazioni.

La macchina che lavora da sola è una liberazione. Nel caso di Joshua Brown morto mentre non era al volante della sua Tesla che non stava guidando è stata il contrario della liberazione (“La colpa di Joshua Brown, morto mentre non guidava la sua Tesla“; “FATAL ERROR. Il primo incidente mortale di una Tesla mentre era senza pilota“).

In questa dicotomia ci sono anche tempi culturali diversi. Che possono essere armonizzati. Quando il fuoco è una scoperta empirica e non se ne è ancora conosciuto tutto il potenziale, la possibilità che vada fuori controllo è maggiore. Nel tempo la società si attrezza per guidare lo sviluppo della tecnologia per fare il fuoco in modo che resti sotto controllo e che se esce di controllo si possa rispondere in fretta. Non si arriva mai alla sicurezza, ma si può migliorare. La macchina che si guida da sola ha lo stesso destino di fronte a sé: anche se ci vorrà forse più tempo del previsto perché le minacce alla cybersicurezza in questo caso saranno talmente immediate da rendere necessario prendere forti precauzioni preventive (“Charlie Miller lascia Uber. Ma non per il solito motivo per cui si lascia Uber“).

Una tecnologia allo stato nascente non avverte delle sue conseguenze meno che immediate. Può essere frutto di una scoperta scientifica o di una ricombinazione di tecnologie esistenti, ma se è davvero innovativa apre scenari imprevisti, conseguenze ignote, che a loro volta vanno studiati come se fossero fenomeni sconosciuti. Una scienza delle conseguenze dell’innovazione sarebbe un’ottima idea.

Fenomenologicamente, si può immaginare che l’idea che una tecnologia possa andare fuori controllo è tipica di quando essa è parte del sistema dell’innovazione (la società non si è adattata); mentre quando si pensa che sia facile controllarla può essere considerata matura (la società si è adattata). Fino a quando qualcuno non la re-interpreta in modo nuovamente innovativo.

Teoricamente, invece, si deve capire meglio quali sono le caratteristiche che mantengono una tecnologia al di fuori del controllo, cioè in grado di ispirare applicazioni e conseguenze impreviste dai suoi progettisti. Probabilmente, queste caratteristiche ci sono anche i segreti del successo di molte tecnologie.

Quali sono queste caratteristiche?

1. L’interfaccia deve garantire che la tecnologia sia facile da usare. Ma deve anche ispirare a immaginare usi non previsti all’atto della progettazione.
2. Ci deve essere una sorta di feedback-loop tra l’evoluzione delle relazioni socio-economiche e la rielaborazione dell’uso di quella tecnologia
3. L’evoluzione culturale – spesso accelerata dall’avvento di una tecnologia – deve poter condurre a scoprire aspetti nascosti di quella stessa tecnologia…

Sicuramente c’è molto di più da dire a questo proposito.

Ma il tema di questo post era: la paura della tecnologia è la paura di un’umanità che non conosce le conseguenze delle tecnologie che ha generato e non si occupa di comprenderle. L’innovazione non è il generatore di quella paura. È l’esplorazione delle possibili conseguenze. La conservazione, piuttosto, è la causa della paura: l’atteggiamento di chi rifiuta di esplorare le possibilità alternative di una tecnologia corrisponde al blocco della conoscenza e dunque apre alla possibilità che le conseguenze inattese trovino la società impreparata. I conservatori rifiutano di cercare di superare i limiti del possibile e si condannano a lasciarsene dominare, fino a quando non saranno superati dalla rottura di quei limiti operata dagli innovatori.

Vedi:
Self-driving cars should leave us all unsettled. Here’s why.
Guest post. “Come saremo” recensito da Elena Lamberti. Grazie!
IoT Developer Trends 2017 Edition
Are you ignoring the most important digital playing field?
Think digital is a big deal? You ain’t seen nothing yet

Libri:
Vivek Wadhwa: The Driver in the Driverless Car: How Our Technology Choices Will Create the Future.

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Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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