Una sorta di equivoco si sta diffondendo nel dibattito sulle tecnologie. Che possano fare male agli umani: sostituendo i lavoratori con robot, sostituendo pezzi di DNA con rimpiazzi artificiali, sostituendo la classe dirigente con i meccanismi automatici della finanza. Certo, queste macchine, tecnologie, logiche funzionano a modo loro e hanno conseguenze inerziali dovute all’interfaccia, al programma che le anima, allo scopo per il quale sono state costruite. Ma questo non significa che possano diventare esseri alieni che agiscono indipendentemente dagli umani: sono gli umani ad averle...
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Correlazioni e cause: social media, giornali, populismo
Walter Quattrociocchi esce lunedì 6 marzo con un nuovo articolo su Pnas. Analizza le echo-chamber che si formano sui social network studiando le interazioni di 376 milioni di utenti Facebook con più di 900 giornali e sistemi di produzione di notizie. Quattrociocchi dimostra che la teoria della “selective exposure” domina il consumo di notizie e crea diversi ambienti segregati e non comunicanti basati su diversi pregiudizi e diversi conformismi: in queste echo-chamber le notizie che contraddicono le opinioni dominanti vengono respinte o ignorate. Le false notizie che aderiscono...
Le diverse durate del cambiamento nel lavoro
Questa idea secondo la quale le macchine stanno per sostituire molti lavori umani va chiarita. Anche nelle pubblicazioni più pessimiste da questo punto di vista (Frey-Osborne), si dà un orizzonte di dieci-venti anni per osservare una distruzione massiccia di posti di lavoro. I meno radicali, come l’Ocse, vedono una condizione più complessa: nel medio-lungo termine ci sarà effettivamente circa un 10% di posti di lavoro che rischiano seriamente di essere distrutti dalle macchine (intelligenza artificiale e robot), mentre ci potrebbe essere un 30% di lavori che cambiano ma non spariscono...
Trump-l’œil… La politica americana contro la scienza
L’Environmental Protection Agency dovrà chiedere il permesso all’amministrazione Trump prima di rilasciare dati sull’andamento del clima. Una specie di commissario politico di metterà in mezzo tra l’informazione su come stanno le cose e l’impressione che il governo americano vuole dare sul tema del climate change. Gli scienziati non potranno lavorare sui dati ma su un mix di dati e volontà politica. La distorsione della conoscenza e delle scelte conseguenti è destinata ad aggravarsi (phys.org). Coral Davenport, sul New York Times, riporta che questo fenomeno non...
Per la bonifica dell’ecosistema dei media. Un passo alla volta
Abbiamo capito che la diffusione di false informazioni è un problema che si può affrontare soltanto progettando qualcosa di nuovo. Nel senso che non si torna indietro, si può solo andare avanti: in una società nella quale la classe dirigente tradizionale e le autorità culturali tradizionali hanno perso credibilità, ma in una società nella quale le nuove piattaforme sono troppo “algoritmiche” e generano relazioni e informazioni indistinte e indistinguibili. Occorre un progetto per il discernimento che serva a valorizzare la qualità. Occorre una teoria, una narrazione, una forma di...
Lavoro, questione numero uno. E la priorità è l’educazione
In sostanza, il lavoro è probabilmente la questione numero uno per gli italiani. Lo ipotizzano i sociologi, ma lo intuiscono anche tutti coloro che ascoltano le preoccupazioni più diffuse dei concittadini. E lo è per molti motivi: 1. Perché è difficile trovare lavoro: una quota enorme, inaccettabile, di una generazione – sotto i 35 anni – fatica a trovarlo e i numeri sono assurdamente vicini al 40%; mentre una parte importante di un’altra generazione – sopra i 55 anni – ha paura di cambiarlo perché se lo perde non lo ritrova; tutto questo blocca il paese, perché...
Democrazia e repubblica, scienza e giornalismo, verità e realtà: sono paroloni ma non per questo meno importanti. Per pensare umilmente e agire pragmaticamente
Oggi Juan Carlos De Martin ha scritto un grande pezzo sulla Repubblica, intitolato Democrazia e verità: i giornali e la Rete; come migliorare il sistema delle notizie (il pezzo è accessibile a pagamento sul sito della Repubblica). È un pezzo che si inserisce nel dibattito sulla cosiddetta – ironicamente – post-truth democracy. Ed è un pezzo che amplia la portata del dibattito ben oltre le schermaglie polemiche tra chi vuole mettere sotto controllo la Rete per contenere le bufale che vi circolano e chi sostiene che le bufale sono il prodotto di un potere al quale sono piuttosto...
Aperto, connesso, confuso e migliorabile
Il sistema delle notizie al momento è molto confuso, dice il 64% gli americani che hanno risposto al sondaggio Pew uscito qualche giorno fa. Il 24% dice che c’è un po’ di confusione. Solo l’11% degli americani dice che non c’è nessun problema: e possono essere i supercompetenti o i superdisinformati. Quindi lo pensano sia gli elettori di Trump che quelli di Clinton. Molti di loro pensano di essere capaci di identificare le notizie false: il problema riguarda gli altri. Un quarto di loro dice di avere comunque creduto a notizie false e di averle condivise online. La...
Dalla post-verità alla post-scienza… Germania, Elsevier, open access, “predatory publishing”
La Germania rifiuta di pagare Elsevier per gli abbonamenti alle riviste scientifiche delle università. L’editore di tante riviste scientifiche fa oltre il 40% di margine di profitto sul suo fatturato. Continua ad alzare il prezzo degli abbonamenti. Non paga coloro che fanno la peer review, si fa pagare molto per concedere l’accesso alla lettura degli articoli scientifici. Per converso i contribuenti pagano la ricerca pubblica, gli stipendi dei professori che fanno la peer review degli articoli, gli abbonamenti delle università pubbliche. La cosa non può funzionare più così, dice la Germania...
Se le bufale fossero trattate come lo spam. Iniziativa di Facebook per non essere Fakebook
Molti servizi di mail hanno avuto un momento di crisi all’epoca in cui lo spam sembrava dilagante e si sono ripresi quando si è trovato il modo di contenerne la quantità e la pericolosità. Nei social network e nei media partecipati, probabilmente, siamo di fronte alla stessa fase del ciclo innovativo: le bufale sono dilaganti e si deve trovare il modo di ridurne la quantità e la pericolosità. Facebook ha cominciato finalmente a occuparsene (New York Times). In modo vagamente burocratico. Ma con attenzione. Ecco i loro punti di azione: “Easier Reporting, Flagging Stories as...
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