Intanto, la realtà va avanti. E la stagione sta cambiando. Si aprono
scenari possibili anche per il modello di business dei giornali a
pagamento, su tablet o altro, purché si tratti di nuovi prodotti
davvero bellissimi (come sembrerebbe il prototipo di Sports Illustrated per tablet e Mag+).
Alcune riflessioni:
1. L’informazione di qualità ha valore e costa tempo o denaro. Il modo
in cui viene pagata contribuisce a qualificarla: può pagarla il
pubblico che compra un prodotto editoriale, la pubblicità che compra
l’attenzione del pubblico, una comunità di sottoscrittori o uno stato
che la finanzia. Oppure può essere regalata da brave persone molto
informate che trovano la loro dimensione nel pubblico attivo. La soluzione del pubblico che paga il prodotto non è l’unica, ma è ottima – per
l’informazione è comunque migliore di un modello basato solo sulla pubblicità
che paga tutto – ma si realizza se il prodotto è davvero bellissimo;
2. L’ambiente che crea le condizioni per generare un prodotto editoriale
davvero bellissimo è essenzialmente costruito da: a) editori che investono
in ricerca, che amano la tecnologia e la capiscono, che corrono alla
velocità della tecnologia, che inventano i modelli di business giusti;
b) da giornalisti, autori, designer, grafici, che colgono le possibilità
offerte dalla tecnologia e le interpretano bene;
3. La tecnologia è contemporaneamente una continua corsa al rialzo e
alla popolarizzazione: non ci sono barriere all’entrata che durano per
sempre; e la qualità, come la partecipazione del pubblico (anche
attraverso il pagamento), si mantiene soltanto investendo continuamente
nella qualità dei contenuti e nella tecnologia che li supporta.
Gli editori del futuro devono fare ricerca e sviluppo. Imho.
Ciao Luca, ho provato a ragionare sui tuoi punti qui http://blinkenmedia.it/2010/01/09/postille-a-nuove-prospettive-sul-futuro-dellinformazione-di-luca-de-biase/
Oggi scrivevi che per quanto riguarda gli autori di contenuti, dovranno inventare nuove soluzioni “narrative”. Non si può esser che d’accordo, anche senza entrare nel merito. Quello che da qualche tempo vedo affievolirsi, riferendomi al Sole e non a Nòva, sono il trattamento dei contenuti. L’articolo sulla lean production di ieri secondo me sconfina decisamente nell’iperbolico. E’ vero che stiamo venti anni indietro in modelli manageriali, come anche parlare di miracoli con la produzione snella in piccole imprese ha una buona dose di coraggio.
Il cambio di stile del nuovo direttore si avverte.
Giusto per dare la colpa a qualcuno.
Ciao Luca, qui trovi un compendio di innovatori nel campo: http://www.conversationagent.com/2010/01/5-sources-of-thinking-on-new-journalism.html
Ciao Luca:) Ho provato a dire cosa penso qui http://blinkenmedia.it/2010/01/11/a-favore-di-uninformazione-ecosostenible-alla-ricerca-di-nuovi-equilibri/
Servono nuovi modelli di organizzazzione dell’informazione on-line. Più democratici, più trasparenti, più equi e soprattutto remunerativi! Per questo nasce http://www.net1news.org
Ciao Luca
Servono nuovi modelli di organizzazzione dell’informazione on-line. Più democratici, più trasparenti, più equi e soprattutto remunerativi! Per questo nasce http://www.net1news.org
Ciao Luca
Non male questo net1news Giuseppe! A mio avviso è un ottimo modello! Complimenti se ne fai parte !! Seguirò gli sviluppi! Ho visto che stanno già invitando i siti a partecipare e secondo me il successo sarà assicurato!