Con l’approvazione del direttore, Angelo Agostini, questo blog può offrire l’accesso al nuovo numero di “ProInfo_3-2009.pdf“. C’è tra l’altro un pezzo di Claudio Giua sul giornalismo e l’innovazione digitale, a confronto con un contributo meno concentrato sul punto di vista dell’editore e più orientato al punto di vista del giornalismo innovatore.
Il tema è chiaro: gli editori sono gli imprenditori che devono trovare e gestire il modello di business dei giornali. I giornalisti sono coloro che fanno l’informazione. Entrambi i ruoli devono migliorare molto. E per migliorare, i giornalisti si devono concentrare sulle notizie, il modo di raccontarle, il modo di usare i nuovi mezzi al servizio del pubblico; mentre gli editori devono sperimentare nuove strade per rendere redditizio e dunque indipendente il lavoro dei giornali. Ogni commistione dei due ruoli è fondamentalmente una distrazione dal ruolo centrale cui sono preposti: e lo sanno tutti. Ma le commistioni avvengono, specialmente quanto l’urgenza e il panico di una congiuntura negativa spingono tutti a pensare soltanto al breve termine.
L’argomento è di attualità stringente. Anche se è forse più importante che interessante…
Intanto, intorno a questi temi, si fa leggere con grande interesse il pezzo di Robin Hamman sull’attività di chi cura un aggregatore di informazioni. Un argomento molto importante per chi sia interessato ai contenuti generati dal pubblico attivo e voglia nello stesso tempo comprendere come questi evolvono in termini di qualità. (via Paolo Valdemarin)
Jay Rosen, docente di giornalismo a New York, parla a Sidney di come riconfigurare il sistema dei media nell’epoca digitale.
Frenemy: più amico che nemico. Così si pensa Google rispetto al sistema pubblicitario tradizionale. Dice il New York Times. Non è detto che sia un bene.
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