Nell’ecosistema dell’informazione, il rapporto tra l’intelligenza emergente nella rete e le singole piattaforme editoriali è messo continuaemente in discussione dalla difficoltà di organizzarsi culturalmente per la prima e di tenere i conti a posto per le seconde. Il fatto è che i vecchi sistemi per risolvere il problema dell’informazione sono nettamente in crisi mentre i nuovi faticano a mantenere le promesse relativamente alla sostenibilità e qualità.
Assistiamo di fatto a un’appassionante ricerca collettiva, nella quale gli esperimenti si moltiplicano, le teorie si dibattono, ma una chiara prospettiva fatica a emergere. Possiamo scommettere solo su alcune convinzioni basate sull’esperienza:
1. La società avrà bisogno di sapere bene come stanno le cose anche in futuro
2. Ci sono tante persone che, nel loro ambiente, sanno come stanno le cose meglio dei professionisti dell’informazione più o meno generalisti. Ma quasi tutte quelle persone sanno poco di come stanno le cose al di fuori del loro ambiente.
3. L’equilibrio tra i professionisti dell’informazione e le persone che conoscono bene il loro ambiente e male il resto sarà ritrovato (se sarà ritrovato) attraverso un lungo processo di sperimentazione e ridefinizione delle funzioni e dei servizi.
Il problema è che le funzioni nell’ecosistema dell’informazione sono molte e non c’è più motivo perché vengano tutte svolte da soggetti professionali. La tecnologia e i comportamenti emergenti sono sufficienti a dichiarare finito il periodo in cui i professionisti potevano avere una centralità nel settore.
La questione della costruzione di un terreno di conoscenze comuni a tutte le persone, però, rimane. Si può declinare come selezione e aggregazione delle informazioni, come metodo comune in base al quale si conosce, come definizione dell’agenda comune. Che ci vogliano anche dei professionisti in tutto questo è solo ragionevole. Ma le funzioni che questi professionisti riusciranno a svolgere, il servizio da loro fornito e che la società sarà disposta ad adottare e finanziare, emergerà da una serie di tentativi, errori, nuove consapevolezze.
La società è diventata più complessa, le minoranze si sono moltiplicate, le tribù si sono separate, le solitudini e gli individualismi si sono accresciuti. Non è detto che il terreno comune sia ricostruito da professionisti. Soprattutto non è detto che quei professionisti saranno tutti pagati da editori orientati al profitto. Ma quasi certamente quei professionisti avranno senso soprattutto se riusciranno ad aiutare la società nel coltivare un terreno culturale comune per la convivenza civile.
Questi commenti veloci sono un seguito al post precedente.
E’ molto interessante ritrovare nelle sue riflessioni tanti concetti alla base del nostro progetto. Crediamo sia importante sostenere l’informazione di qualità remunerando gli autori e tutti coloro che hanno apportato un valore al processo editoriale. Ci auguriamo nel 2012 di poter offrire un contributo all’ecosistema dell’informazione, strumento di democrazia sempre più necessario per la vita delle persone. Etalia è attualmente in fase di test e sarà presto online. Buon lavoro a tutti.