Lo si è spesso detto: il contenuto è re, ma siamo in una repubblica. Nella quale il re conta come gli altri. Forse di meno. Forse per nulla. Jonathan Knee pensa che l’economia del contenuto sia nettamente sfavorita rispetto all’economia della tecnologia di distribuzione. E lo scrive sull’Atlantic in un pezzo controverso ma interessante da leggere.
Il caso che prende in esame è quello di Netflix, azienda sopravvalutata in borsa a detta di tutti gli osservatori disincantati, che si occupa solo di distribuzione non di generazione di contenuto.
Gli editori tradizionali avevano il controllo della loro tecnologia e firmavano contratti che li mettevano in controllo dell’opera degli autori. Ora non hanno più alcuna influenza sulla tecnologia e molti autori sfuggono ai loro contratti. Il problema è che contemporaneamente le aziende che si occupano di tecnologia di distribuzione e valorizzazione dei contenuti e che cavalcano l’innovazione sono in vantaggio, possono puntare a scalare e se raggiungono le giuste dimensioni fanno utili stratosferici. La produzione di contenuti, invece, è difficile da scalare. Non è macchina. È persone. Non è digitale. È analogica. Gli editori devono imparare la tecnologia: non possono certo controllarla ma se non riescono neppure a capirla sono tagliati fuori. Stanno reagendo. Ma i tecnologici sono molto avanti. Non è detta l’ultima parola solo se si considera che gli autori per adesso preferiscono un editore che ha ancora qualcosa di illuminato a una piattaforma. Ma per quanto tempo?
Ciao Luca.
Se ti può interessare, ho scritto qualcosa in merito.
http://www.contino.com/blog/2011/6/8/you-are-the-king-content-is-queen.html
Se guardiamo l’audience allora i contenuti rimangono Re. Il punto è che ciò da solo non basta più per garantire revenue. Servono piattaforme per cui “il mezzo è meccanismo di ricavo” parafrasando McLuhan.
Poi c’è il fatto che i contenuti sono un Re che è cambiato molto ed ormai non ha più porpora e corona. Sono diversi i produttori di contenuti ed in parallelo, sono cambiati i parametri di valutazione di un buon contenuto. Il tutto, con un decremento sensibile del loro valore commerciale.
Per gli editori tradizionali non penso solo si tratti di “imparare la tecnologia. Se i cappelli o gli orologi li comprano la metà delle persone rispetto a 10 anni fa, serve a poco provare a farli in modo diverso.